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Le prospettive di un Toro così

Editoriale / La squadra di Mazzarri ha davanti a sè una strada ancora lunga per ritrovare credibilità

Gianluca Sartori

La panchina di Mazzarri resiste, la squadra assapora una boccata d'ossigeno, la difesa torna a non prendere gol, la lotta salvezza non dovrebbe essere affare del Toro. La banda di Mazzarri non convince ma vince e questo porta sicuramente dei risvolti positivi. Le mosse del tecnico, iniziali e a gara in corso, hanno lasciato perplessi ma alla fine si sono rivelate sensate. Con la squadra in crisi di fiducia e senza l'attaccante principale, Mazzarri ha scelto di giocare con undici corridori in modo da puntare sul pressing a tutto campo, plasmando un Toro operaio che puntasse a vincere tramite episodi favorevoli. Gli è andata bene.

C'è però da chiedersi quante partite possano essere vinte in questo modo. Ben poche, è chiaro: non sempre ci sarà di fronte un Genoa dimesso come quello visto a Marassi stavolta, non sempre ci saranno i pali a salvare la baracca. Pare fuori discussione che i tre punti siano stati un premio esagerato per la squadra di Mazzarri. Per rientrare in corsa per la lotta Europa serve un filotto importante di risultati, ma al momento non paiono esserci i presupposti: la squadra fa troppa fatica a tirare in porta, e non da ieri. La stagione è ancora lunga e il calcio è strano; magari tra qualche settimana ci guarderemo indietro e diremo che la "sfangata" di Marassi è stato il primo tassello della risalita granata. Al momento, però, è arduo pensarlo: come la vittoria di Brescia, anche quella di Genova non basta, da sola, a ridare credibilità al Torino attuale. E ad oggi le prospettive paiono quelle di un campionato che può concludersi con una tranquilla salvezza, ma nulla più. Sarebbe un bel passo indietro.