La gara di San Siro ha inoltre ribadito ancora una volta gli errori commessi in estate in fase di costruzione della squadra. Cambiano i moduli ma la corsia di sinistra si conferma il punto debole di una squadra che fatica a rendersi pericolosa se non si accende l’asse Bellanova-Zapata. E i numeri dell’attacco sono impietosi: solo 31 gol segnati in 34 partite, i granata sono rimasti a secco addirittura 15 volte.
Con la sconfitta di Milano anche Juric ha esplicitamente alzato bandiera bianca per l’Europa, indicando nel mantenimento della parte sinistra della classifica l’obiettivo da inseguire nelle ultime quattro giornate di campionato. Un risultato minimo che consentirebbe al croato di chiudere un campionato in linea con gli altri due della sua gestione, evitando la beffa di congedarsi con un passo indietro proprio nella stagione in cui si aspettava un ulteriore step in avanti. Ma sarebbe difficile non parlare di fallimento in caso di decimo posto con meno punti di un anno fa, quando i granata chiusero a 53 (ora sono 46).
Il ciclo di Juric sembra ormai ai titoli di coda, a meno di un ribaltone sempre più difficile da immaginare. Il tecnico lascerebbe un Toro migliore di come lo aveva trovato, preso da una salvezza risicata e portato ad una manciata di punti dall’Europa. Un possibile sostituto troverebbe insomma una buona base da cui ripartire, ma in questo finale di stagione è il rammarico a prevalere: per il secondo anno di fila sarebbe bastato l’ottavo posto per giocarsi le coppe…
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