Il titolo è in parte provocatorio, perchè è vero che nelle analisi occorre sempre mantenere un equilibrio. Il Toro non era assolutamente autorizzato a sognare un campionato stile Bologna 2023/2024 quando era primo in classifica dopo poche partite (era chiaro che dietro quella posizione c’era una forte componente casuale), e non diventa un candidato alla retrocessione oggi. Però le circostanze non possono che essere preoccupanti e in questo momento, con compattezza e serietà, occorre badare al sodo e pensare prima di tutto a mettere in sicurezza l’annata, prima che le cose peggiorino. Perché i problemi sono tanti. Anzitutto, è evidente che gli errori societari sul mercato estivo assumono sempre più peso relativamente alla composizione del pacchetto arretrato. La fase difensiva è la vera croce di Vanoli e troppi gol vengono presi per disattenzioni dei singoli che ai tempi di Buongiorno e Rodriguez non esistevano proprio. Inoltre, la sfortuna – che, quando c’è di mezzo il Toro, ci vede bene – ha tolto di mezzo il giocatore migliore e l’assenza di Zapata costringe a ripensare anche la fase offensiva. Aggiungiamo diversi altri infortuni che complicano ulteriormente la situazione. Chiudiamo il mix con i torti arbitrali che poi non mancano mai all’appello. Non bisogna cadere nell’errore di vedere tutto nero, perché la squadra dimostra comunque di esserci a livello caratteriale, e perché le potenzialità per fare almeno un campionato tranquillo ci sono. Ma guai a far scappare i buoi dalla stalla: Vanoli e i suoi sono chiamati a reagire subito e con grande forza, considerando anche il calendario difficile nelle prossime partite.
l'editORIALE
Prima i quaranta punti
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