Loquor

Così parlò John Elkann

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Torna un nuovo appuntamento con la rubrica "Loquor", a cura di Carmelo Pennisi

Carmelo Pennisi

“In tristezza dobbiamo lasciarci,

ma non nella disperazione”.

J.R.R Tolkien

“L’ingiustizia di questa sentenza è evidente… spero che insieme alle altre squadre e al governo possiamo cambiare il calcio nel nostro Paese”. Sono parole dal sapore surreale queste di John Elkann, rilasciate al giornale capofila del mainstream italiano incurante dal farsi scrupolo di mettere in scena un’intervista in cui appare evidente, nell’incidere drammaturgico soft delle domande, come si stia intervistando il padrone. Non c’è un passaggio del colloquio condotto da Ezio Mauro e Massimo Giannini in cui realmente si cerchi di mettere in difficoltà le contraddizioni assai evidenti in cui cade l’erede di Gianni Agnelli.

Mai il giornalismo italiano è stato così in ginocchio verso i propri referenti come in questa fase storica, a confermare il leggendario aforisma di Ennio Flaiano che “l’Italia è una repubblica fondata sul tengo famiglia”. Ed è nel dramma dai tratti tra l’osceno e il grottesco in cui è caduta la nostra stampa che il padrone delle ferriere John Elkann si candida ad essere salvatore di quel calcio messo in serio imbarazzo dalla sua Juve e sull’orlo di un precipizio di cui non si scorge il fondo. Cadono le braccia di fronte a dichiarazioni in cui non si ammette nemmeno di sfuggita lo spregio delle regole e della lealtà sportiva portato avanti come mezzo di affermazione nelle vicende del gioco più seguito al mondo.

Non c’è un istante di rammarico e di far sapere che sì, un po’ di vergogna la si sta provando nelle stanze ovattate della Exor. C’è la protervia di voler essere la soluzione dopo essere stati l’incipit del disastro, analogamente ad un partito incapace di sentire il dovere di convocare uno straccio di conferenza stampa per chiedere scusa di numerosi suoi iscritti sorpresi con valigie di denaro ricevute per parlare bene di un regime che non finisce mai di sorprendere quando si parla di tattiche corruttive. L’Italia è soffocata dalla oscenità della sua elite, che in tutta evidenza ha abbandonato il suo ruolo sociale di guida nel processo dialettico continuo della storia, non chiarendo alle generazioni future dove si voglia andare per il semplice fatto di non considerarlo necessario alle sue ormai misere rendite di posizione. In tale contesto da modello sudamericano i due autorevoli giornalisti del “Gruppo Gedi” nemmeno si sognano di chiedere al nipote dell’Avvocato un qualsiasi commento, anche piccolo, anche irrilevante, sulla questione “SuperLega”; meglio evitare il pericolo di qualche possibile balbettio cognitivo del loro editore.

Allora si va avanti con domande simili a parabole mosce per facili schiacciate, prive di una sola parola su Sergio Marchionne senza il quale la Fiat sarebbe da almeno dieci anni consultabile solo sui libri di storia. “E’ la gratitudine la cosa ad invecchiare prima”, direbbe il saggio Aristotele. “FCA” confluita in “Stellantis” regalando il controllo ai francesi di tutto ciò che il manager italo/canadese aveva difeso con le unghie e con i denti (e con molto, molto ingegno), è esattamente il paradigma in cui si sta muovendo tutta la “razza padrona” del Bel Paese, abbandonando al loro destino tutto ciò da sempre destinato a dare significato ad una collettività. Il calcio è tra questi. Non sembra smuovere nessun muscolo del cuore e dell’intelletto della elite genovese la triste fine che corrono di fare Sampdoria e Genoa, quest’ultimo ghermito da un fondo americano di dubbia consistenza e dagli obiettivi inquietanti. John Elkann si riferisce anche al fondo Partners” quando chiama alla “conta” i club della Seria A per salvare il calcio italiano? Avrà dato appuntamento alla famiglia Rifkin, che voci sempre più insistenti raccontano di un loro pentimento di essersi impegnati nell’acquisto della Roma?

O magari si sarà sentito con Aurelio De Laurentiis a cui ancora non è sufficientemente chiaro come le proprietà di due club non solo siede su un confine del regolamento molto labile, ma addirittura da la sensazione di avere deciso di non far andare il suo Bari oltre la Serie B. Si riferisce a questo caos anarchico, fatto di interessi tra il chiaro e lo scuro, quando parla di una progressiva marginalizzazione in atto del calcio italiano? E quando ricorda come la “Juve sia la squadra con più giocatori che hanno conquistato un campionato del mondo”, sta indirettamente riconoscendo dei meriti al cugino Andrea, e quindi anche i mezzi usati per acquisirli? Il custode della Exor, in mezzo a tutte le sue contraddizioni, pare non rendersi proprio conto (e figurarsi se i due intervistatori provano a farglielo notare) il “cadere dal pero” di tutti i presidenti della nostra massima serie di fronte alle spericolate manovre amministrative del CdA juventino.

“Finché non ti beccano fa finta di non sapere”, è il mantra consolidato da “Tangentopoli” in poi, facendo assurgere “Alice nel Paese delle Meraviglie” a “opera-pensatoio” ben più importante, e soprattutto calibrata ai tempi, di cose come “La Bibbia” o “Il Capitale”. Questi ultimi due hanno cessato la loro funzione, lo “scontro” è stato sostituito dall’ “incontro” di interessi a cui le platee devono essere addomesticate in nome della sicurezza o dello spettacolo che deve andare avanti. Il Ministro Andrea Abodi percepisce “la sfiducia dell’opinione pubblica e la sua esigenza di comprendere le decisioni”, e questa sarebbe una buona notizia se non vivessimo in un Paese dove alla Juventus è stato consentito di esporre all’Allianz Stadium anche gli “Scudetti” revocati per le vicende di “Calciopoli”. In realtà caro Ministro (e te lo dico ribadendoti il mio affetto e la mia stima) ormai riesce difficile comprendere qualcosa in un contesto dove le parole hanno sostituito i fatti da circa trentacinque anni. Le parole di Elkann consegnate a “Repubblica” fanno sembrare Torino assai fortunata e privilegiata dalla scelta della FIAT di abbandonarla a se stessa, consegnata ad un futuro, leggendo attentamente i virgolettati del patron di Exor, di turismo, sport, cibo e bellezza, andando così, molto “fattualmente”, verso quella marginalizzazione deprecata dal figlio di Margherita a proposito del calcio.

Sorprende il non saper connettere la crisi del calcio con la complicata realtà economica di un territorio, l’ostentato ignorare come questo sport sia un indicatore di salute esattamente alla stessa stregua dell’andamento demografico (anche questo in profonda crisi in Piemonte). Nel turbinio di ombre cinesi dettate da parole dette a raffica solo per legittimare azioni sconsiderate, John Elkann non spiega ai suoi due volenterosi giornalisti (che neanche questo chiedono) come sia stato possibile avere uno stadio di proprietà(unanimemente riconosciuto come la panacea di ogni bilancio in crisi del mondo del calcio) e nello stesso tempo una voragine di debiti rintuzzati da una ricapitalizzazione da 700 milioni di euro. Eppure, segnalo a Mauro e Giannini, l’occasione il “principale” l’aveva data, puntualizzando con vanto la costruzione del nuovo stadio di proprietà, spacciato per un investimento degli azionisti, e quindi soprattutto di Exor (su questa vicenda prima o poi qualcuno dovrebbe fare una inchiesta giornalistica seria. Giusto per chiarire cosa siano le ingiustizie evidenti). Rifuggendo dalla deprecabile cultura dedita al manicheismo, occorre chiarire come non sia solo la Juventus ad aver fatto ricorso a “cosmesi contabili” per giustificare l’ingiustificabile e salvare così la pelle assicurandosi orizzonti di gloria e di soldi: affari come quelli di Victor Osimhen al Napoli sono cosa nota, e vanno contro ogni tipo di lealtà sportiva e di correttezza finanziaria.

Fino a quando, caro Ministro Abodi, si tollererà come legale una iper valutazione soggettiva farlocca di tre giocatori della primavera? Cosa ne pensa il Presidente del Consiglio? “I prossimi anni li voglio vivere respirando il futuro” ha chiosato la sua intervista John Elkann, e subito la mente va alle innumerevoli dichiarazioni del cugino capace di parlare di dischi volanti mentre ancora non è riuscito a comprendere il funzionamento del triciclo. Gli elementi universali della storia del calcio non hanno un futuro e non hanno un passato, sono un presente continuo tenace nel resistere alle epoche, a diverse mentalità e costumi, refrattario alla moda. E mentre si scrive, capita che giunga la notizia di una perquisizione della Guardia di Finanza della sede del Milan, ordinata dalla Procura meneghina in relazioni a sospetti sulla vendita del club rossonero. Sconfortato, non resta che aggrapparsi ad una riflessione acuta di Antonio Cassano da Bari Vecchia: “la cosa fondamentale da dire è che il calcio italiano è una merda”. Amen.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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