Mi spiace per Vanoli. Mi spiace perché un mister nuovo alla prima esperienza da capo allenatore in serie A, un mister che ha idee, voglia e ambizione meriterebbe un ambiente carico di entusiasmo. Mi spiace per Vanoli perché un mister che ha dimostrato di sapersi adattare a differenti realtà (Nazionali giovanili, campionato russo, Serie B) meriterebbe credito o quantomeno una sospensione nel giudizio da parte di un ambiente che invece è avvelenato da troppi anni di discussioni tra mister, direttori sportivi e società. Mi spiace per Vanoli perché un mister che arriva dopo un triennio controverso, ma inconfutabilmente caratterizzato da una certa crescita e da un piuttosto riuscito percorso di consolidamento nella parte sinistra (bassa, purtroppo) della classifica, non abbia trovato un atteggiamento da parte della società voglioso di metterlo nelle condizioni di proseguire nel solco della crescita intrapreso da Juric.
IL GRANATA DELLA PORTA ACCANTO
Mi dispiace per Vanoli
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Nei giorni passati si è parlato un singolo bambino che si è presentato al raduno del Torino, raduno avvenuto in sordina e a porte chiuse e quindi già di per sé foriero di cupi pensieri: un'eminente firma di fede granata del giornalismo italiano ha raccontato che quel bambino rappresenta lo stato dell'arte dell'oggi e del probabile domani della tifoseria granata, ma i 3000 tifosi presenti al Fila sabato pomeriggio ci dicono che se si fa scattare la scintilla e si dà una possibilità l'entusiasmo può riaccendersi in qualunque momento. Eppure a fronte di una cessione eccellente (Buongiorno) e una probabile (Ilic), a fronte di una sessantina di milioni di euro già virtualmente a bilancio, a fronte di una rosa ampiamente incompleta, non si muove foglia nel mercato in entrata. Penso a Vanoli e mi spiace per lui perché magari non pretende che gli si prenda Toni Kroos o Mbappe', ma un Tessman o un Welington potevano essere due acquisti che incontravano il suo modo di intendere il calcio e che lo avrebbero aiutato a portare freschezza in una rosa che è la stessa dell'anno scorso meno alcuni titolarissimi. Sinceramente mi spiace, in generale, perché il Torino è ancora visto dall'esterno come una società "speciale" in senso buono, visto il suo glorioso passato e il suo intramontabile fascino romantico, ma purtroppo vent'anni di Cairo hanno quasi cancellato del tutto l'aurea di questo meraviglioso retaggio storico.
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Per un professionista che approda al Torino la certezza di ricevere puntualmente il bonifico a fine mese, cosa che non è così scontata nel panorama delle società professioniste italiane, è l'unico plus su cui può basare la sua scelta, altrimenti cosa spingerebbe un giocatore in rampa di lancio a scegliere i granata piuttosto che la maggior parte delle altre squadre della nostra serie A? Quale progetto sportivo si intravede nelle strategie di Cairo e Vagnati? Quali mosse concrete hanno fatto per dimostrare che un progetto ci sia e sia anche appetibile? Su cosa dovrebbe basarsi un giocatore per scegliere il Toro oggi? Gli altri campioni che già vi giocano? Le strutture? Il fascino dello stadio?
Mi spiace per Vanoli perché le novità come il suo arrivo dovrebbero essere un volano positivo di emozione e di entusiasmo ed invece anche il suo inizio con il Torino è stato zavorrato dall'infinita trattativa per ottenere uno sconto sulla clausola imposta dal suo contratto con il Venezia. Mi spiace per Vanoli perché ogni ventata di cambiamento di solito porta stimoli nuovi se la società si muove in sintonia con tale scossa di vitalità che il cambiamento spesso produce. Mi spiace per Vanoli come quando ci si dispiace per il nuovo collega di lavoro che si presenta bello carico e tu intanto dentro di te pensi: "auguri, perché non hai idea di dove sei capitato..."
Mi spiace per Vanoli perché in realtà mi spiace per ognuno di noi tifosi che non riusciamo a goderci nulla perché nulla è mai fatto nel modo giusto e nei tempi giusti: vorremmo qualcosa "da Toro" e secondo me Vanoli lo può anche essere, ma dietro di lui non ci sono le condizioni perché davvero anche il suo arrivo sia una cosa "da Toro". Quando il terreno è troppo arido i semi, per quanto lanciati in abbondanza, non attecchiscono. E quindi o si torna ad innaffiare il terreno di vero granatismo o si cambia il contadino che non lascia che questo venga fatto: tertium non datur.
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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