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Perché il Torino veste granata

Nel Segno del Toro / Torna su ToroNews la rubrica firmata da Stefano Budicin

Stefano Budicin

“Nel Segno del Toro”. La nuova rubrica a cura di Stefano Budicin sarà un viaggio nei luoghi, nella storia, nella filosofia e nei simboli della Torino granata. Un‘avventura che si pone l’obiettivo di sviscerare i segreti della simbologia granata, tra realtà e leggenda. Buona lettura.

Vedere scendere in campo il colore granata evoca subito in ognuno di noi un tripudio di pulsioni emotive gioiose impossibili da contenere. Ma perché la maglia del Torino è granata? Da cosa origina la scelta, da parte della dirigenza, di adottare un simile colore?

Partiamo subito dal fatto che la maglia della squadra torinese non è sempre stata di colore granata. La prima divisa di gioco era a righe nere e arancioni. Siccome venne fatto notare che i colori selezionati per la maglia erano troppo vicini a quelli degli Asburgo, casata storicamente invisa ai Savoia, si scelse di modificarli con una nuance più vicina a quella che fu la storia recente del capoluogo piemontese. E agli onori della cronaca balzò il colore granata. Un tono legato alla “Brigata Savoia”, che nel 1700 aveva liberato la città di Torino difendendola dall'attacco dell'esercito franco-ispanico. Arriviamoci con calma.

Era il maggio del 1706 e la guerra di successione spagnola imperversava in tutta Europa. Il conflitto originò nel 1701 da una crisi delle consultazioni diplomatiche tra le varie monarchie europee su chi avesse il diritto di prendere il posto occupato da Carlo II d'Asburgo, re di Spagna. Costui versava in uno stato di salute precario, ma siccome non aveva eredi, e sapendo di doverne garantire uno ai suoi domini, chiese consiglio al Papa. Il Papa, memore del potere immenso concentrato due secoli prima nelle mani di Carlo V con l'unione di Austria e Spagna in un'unica corona, spinse perché Carlo II scegliesse un pretendente francese. Così facendo avrebbe potuto scongiurare un'eventuale ricaduta spagnola nel gorgo dell'onnipotenza a scapito delle altre monarchie. La scelta finale ricadde su Filippo d'Angiò, nipote del Re Sole. Atterriti dall'eventualità di un'alleanza Spagna-Francia, l'Inghilterra, l'Impero Asburgico, e insieme a loro gli Stati tedeschi, l'Olanda, il Portogallo e la Danimarca, si dissero contrari a riconoscere in Filippo il nuovo re di Spagna.

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Il Ducato di Savoia, sollecitato da Luigi XIV ad allearsi con i franco-ispanici per questioni strategiche, intuì che il conflitto si sarebbe giocato in Italia e maturò la decisione di allearsi con gli Asburgo, che in caso di vittoria avrebbero garantito allo Stato sabaudo la piena indipendenza. Se viceversa Vittorio Amedeo II si fosse alleato con i Francesi, la sudditanza dei Savoia rispetto allo Stato francese sarebbe proseguita per altri decenni.

La decisione fu rischiosa e persuase Luigi XIV ad avviare operazioni belliche tese a punire la "volpe savoiarda" traditrice per annettere i suoi territori alla Francia. Prese d'assalto Susa, Chivasso, Ivrea, Nizza e Vercelli, fu inevitabile che lo scontro si spostasse verso la celebre Augusta Taurinorum. Il 14 maggio 1706 Francesi e spagnoli asserragliarono il capoluogo piemontese con un esercito costituito da 44 mila unità. La città era protetta da appena 10 mila soldati, ma poteva contare su uno dei complessi fortificati più solidi e temuti d'Europa.

Il 17 giugno il duca Vittorio Amedeo II si diresse con la sua cavalleria verso le retrovie borboniche, attaccando i reparti e le linee di rifornimento. L'azione fu provvidenziale perché aiutò i piemontesi a guadagnare tempo prezioso in attesa dell'arrivo dell'armata di soccorso imperiale, capitanata dal Principe Eugenio di Savoia-Soissons. Il 1 settembre Eugenio e il duca Vittorio Amedeo ricongiunsero i due eserciti e salirono sulla collina di Superga, per studiare il piano di battaglia. Lo scontro finale avvenne il 7 settembre e durò un paio d'ore. Le truppe sabaude sconfissero l'avanzata dell'esercito franco-ispanico e convinsero Luigi XIV a ritirare le sue truppe dai territori piemontesi conquistati in precedenza.

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Luigi Amedeo di Savoia aveva scelto il colore granata come tono ufficiale per la Brigata Savoia. In seguito alla liberazione di Torino ciascuno dei militi della Brigata portava intorno al collo un fazzoletto color sangue. Alcune fonti riferiscono che ciò fu dovuto al desiderio di onorare un messaggero incaricato di portare la notizia della vittoria, perito durante il tragitto.

Certamente, la maglia granata non è una prerogativa solo del Torino. Anche il Trapani, Noto, Acireale, San Giorgio 1926, Ercolanese, Reggiana, Cittadella e molte altre indossano la caratteristica coloritura rossastra. Alcune di queste, come il Bitetto, L'union Clodia Sottomarina e il San Felice Aversa Normanna adottarono il colore per rispetto e vicinanza al Grande Torino in seguito agli avvenimenti nefasti di Superga; omaggio che fu imitato anche all'estero, ad esempio dalla squadra argentina River Plate. Il River Plate fu la prima squadra, inoltre, ad aiutare il Torino con donazioni e partite amichevoli il cui ricavato fu destinato interamente al team piemontese.

Si dice che vi sia anche un'altra versione relativa alla scelta di usare il granata come colore ufficiale. La più popolare vuole che a ispirare il fondatore della società granata Alfred Dick fosse stato il club svizzero del Servette. Essendo un tifoso della squadra Dick avrebbe deciso di omaggiarla selezionando anche per il Torino lo stesso tipo di colore. Quale che sia la vera ragione della scelta, non ci piove che tra vincere un assedio liberando la Cittadella ed essere un fan di una squadra elvetica chiunque preferirà sempre la prima versione.

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.