prima che sia troppo tardy

Col Venezia, con il Var, con Giua, ciao ciao…

tardy

Torna la rubrica di Enrico Tardy: "Mi permetto di sottolineare che anche sabato allo stadio c'erano solo 6000 anime: piano piano stiamo diventando una squadra modello Sassuolo o Chievo"

Enrico Tardy

La gara contro i lagunari ci ha lasciato - con annessa sconfitta - amareggiati e delusi. Il Toro è stanco mentalmente, sembra non aver risorse nervose utili a reagire alle difficoltà, i calciatori palesano in maniera marcata i loro limiti che durante la stagione erano stati sovente ben celati dai miglioramenti corali ed individuali. Non so quanto abbia senso soffermarsi sui singoli o sui limiti di reparto, quello di attacco è il quattordicesimo della Serie A, invece di capire come mai in questa fase stiano venendo meno proprio le prestazioni ed il filo logico del gioco.

Il Venezia ha fatto capire, anche attraverso una tattica ostruzionistica intollerabile, di volere il risultato a tutti i costi.

Quei tre punti, una volta capovolto il risultato, dovevano essere loro e, detto con enfasi, erano disposti a tutto per ottenerli.

Per carità, le interpretazioni dell'arbitro o del Var hanno agevolato chiaramente la missione, ma il Toro non ha mai dato la

sensazione di puntare con "garra" alla conquista della posta piena. Non un Toro demotivato, ma vuoto a livello nervoso, in riserva. Vero è che tanti calciatori erano assenti, che gli avversari conoscono il nostro gioco, che abbiamo un unico terminale offensivo ed in più con scarsa confidenza con il gol, ma le ultime due gare preoccupano per l'atteggiamento e l'assenza di determinazione.

Col Venezia, con il Var, con Giua, ciao ciao…- immagine 2

Mancano ancora tante gare alla conclusione del torneo, il non puntare ad un obiettivo specifico potrà essere un problema. Il rischio che i calciatori spostino i loro interessi dal piano collettivo a quello individuale esiste. Spero che società e tifosi non precipitino in una sorta di apatia e stanchezza accontentandosi dei punti che mancano al raggiungimento della salvezza e arrivederci all'anno prossimo. La squadra ed il tecnico debbono andare oltre le buone cose fatte in questi mesi smettendo di celebrarle e puntare verso obiettivi ambiziosi anche se difficilmente raggiungibili, può essere un aiuto per ritrovare concentrazione e compattezza.

Ad oggi abbiamo subito dieci sconfitte, obiettivamente non un numero esiguo, occorre una sterzata per ritornare in carreggiata. Mi permetto di sottolineare che anche sabato allo stadio c'erano solo 6000 anime: piano piano stiamo diventando una squadra modello Sassuolo o Chievo, di fatto composta di un pubblico di amici e parenti dei calciatori.

Chi per protesta, chi non può, chi non vuole, chi sono "affari miei", chi tifa sulla tastiera del computer, allora chi è oggi "un" o "il" tifoso del Toro?

Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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