Risorgimentoro

Grandi coppie, grandi coppe!

Massimiliano Romiti
Torna l’appuntamento con RisorgimenToro, la rubrica a cura di Massimiliano Romiti

In verità avevo il presentimento che la nazionale quest’anno avrebbe fatto veramente bene agli Europei.

La maglia azzurra, tradizionalmente, è chiamata a riscattare i momenti storici più infelici delle leghe professionistiche di Club.

E ci riesce, a mia memoria, praticamente sempre.

Ieri era accaduto per Calcioscommesse e Calciopoli, oggi è riaccaduto per un sistema del calcio italiano rimasto con sempre meno risorse economiche, meno tifosi e  risultati sportivi di rilievo praticamente azzerati sul piano internazionale.

Ma in questo triste contesto una bella squadra, compatta come poche altre e portatrice di un gioco davvero intraprendente e innovativo per la nostra tradizione, ha strappato la grande coppa evitandole quello che gli Inglesi definivano un suo naturale “ritorno a casa” oltremanica. E per di più i ragazzi italiani lo hanno fatto espugnando un tempio del calcio mondiale: Wembley.

D’altronde una nazione che si era chiamata da poco fuori dall’Europa, affermando con forza per ennesima volta la sua natura “insulare”, non sarebbe stata certo la più adeguata a vincere la più importante competizione “continentale”.

Questi, per me, comunque, sono stati gli Europei delle grandi coppie.

Quella che ha aperto l’edizione è stata la coppia danese Eriksen-Kjaer, che curiosamente gioca anch’essa in Italia: quei due sono stati protagonisti di un quarto d’ora che ci ricorderemo in tanti e per tanto tempo.

Da un lato lo sfortunato forte giocatore nerazzurro ci ha tenuto con il fiato sospeso per la sua vita e dall’altro abbiamo avuto modo di ammirare in azione un vero “Capitano” (segnatamente con la C maiuscola), protagonista di gesti umani che sono andati ben oltre il suo valore tecnico, già di per sé considerevole.

Probabilmente io il premio di miglior giocatore dell’Europeo l’avrei dato proprio a Kjaer anziché all’altro (ormai ex) Milanista Donnarumma, comunque bravissimo.

O perlomeno mi sarei inventato un premio speciale da consegnargli durante la premiazione al termine della finale. Mi spiace molto che la UEFA abbia perso un’occasione per mostrare che il calcio è importante non solo quando mostra belle giocate ma anche comportamenti da uomini veri.

Italia-Danimarca sarebbe stata probabilmente la finale tra i più meritevoli, ma il dio del calcio, Eupalla, crudele con i presuntuosi, manco fosse Shakesperare, ha preferito che si consumasse un beffardo dramma inglese e proprio nel suo teatro.

L’immagine che nel corso del torneo si è ripetuta e imposta su tutte è però stata quella della coppia degli storici gemelli blucerchiati Mancini e Vialli. Loro hanno portato nel cuore il desiderio di uscire, questa volta vincitori, da quello stadio in cui tanto tempo fa, in una finale di Coppa Campioni, uscirono vinti.

E ci sono riusciti, per la gioia meritatissima loro e di tutti noi insieme a loro.

In verità non li ho mai particolarmente amati da giocatori, perché non ho mai amato la Sampdoria e men che meno il Vialli strisciato.

Ma al di là degli indiscutibili valori tecnici che hanno espresso ieri in campo, oggi sono rimasto ammirato soprattutto di fronte alla loro amicizia duratura che ha attraversato il tempo e che tutti noi abbiamo avuto modo di cogliere televisivamente negli sguardi e negli abbracci che si sono scambiati nel corso di questo Campionato Europeo. Grandi!

Da granata quale sono però questi Europei sono stati anche un richiamo a due grandi coppie di giocatori del Torino che hanno accompagnato il successo azzurro nelle uniche due occasioni in cui l’Italia si è imposta in questa competizione, portandosi a casa davvero due grandi coppe.

Correva l’anno 1968 ed il capitano del Torino, Ferrini, veniva convocato insieme al portiere del Torino, Lido Vieri, a far parte della prima squadra italiana vincitrice all’Europeo.

Corre l’anno 2021 ed il capitano del Torino, Belotti, viene convocato insieme al portiere del Torino, Sirigu, nella squadra che va a bissare, in trasferta a Wembley, il trionfo casalingo di Roma a distanza di ben 53 anni.

Corsi e ricorsi storici. Due grandi capitani e portieri granata per due grandi successi.

Nella memoria mi resterà però anche la traccia bianca, su fondo verde, di un’altra grande quinta coppia: Djokovic e Berrettini, che a pochi chilometri di distanza e poco prima dell’ultimo atto dell’Europeo calcistico hanno dato luogo, in un altro tempio dello sport, alla prima finale di Wimbledon giocata da un italiano. Indimenticabili ulteriori protagonisti di una giornata sportiva praticamente irripetibile per lo sport italiano. La grande coppa del tennis per questa volta è andata di nuovo al fenomeno serbo ma ho la sensazione che rivedremo di nuovo il nostro ragazzo fare grandi cose sull’erba.

Ahimè poi, per la correttezza che contraddistingue noi tifosi del Toro, devo da ultimo ricordare anche una sesta coppia che mi ha davvero positivamente colpito in questo Europeo.

La BC, orfana dell’altra B che però aveva a sua volta vinto il mondiale 2006.

Bonucci e Chiellini, soprattutto in finale, hanno fatto vedere cosa vuol dire esperienza e applicazione nel calcio. C’è poco da dire. Missione completata per loro.

Una storia anch’essa di grande e solida amicizia, ricca di successi in patria ma da sempre, come noto, intrisa di delusioni europee.

Il compimento di una carriera trovato in questa apoteosi azzurra. Per loro finalmente una grande coppa in nazionale.

E meno male: penso che tutti i tifosi italiani, salvo quelli bianconeri, siano contenti così.

C’è ancora una settima coppia ma, a differenza delle altre, questa non ho avuto la fortuna di vederla insieme di recente e purtroppo non la vedo insieme da molto tempo.

Questo successo europeo avrà un senso compiuto solo se sarà il viatico di una rinascita del calcio italiano. Quello del 2006, ad esempio, non diede alcuna spinta in questa direzione.

Speriamo che questo strano e intinerante Europeo 2020, giocatosi nel 2021, generi un entusiasmo capace di provocare il riformarsi una storica coppia che si è separata, purtroppo, da moltissimi anni in Italia: sto parlando del Club e della sua gente.

C’era una volta grande amicizia tra i Club e la loro gente. Ora no, da troppo tempo.

Impegniamoci allora noi tifosi per far capire a chi di dovere, proprietari e istituzioni soprattutto, che solo tutti insieme potremo rigonfiare quel pallone che ci sta tanto a cuore.

L’Europeo è finito.

I ragazzi di Mancini però ci han fatto vedere cosa conta per vincere: grande applicazione, reciproca considerazione e reciproco rispetto che a loro volta, inevitabilmente, generano grande forza, unità e compattezza. Impariamo tutti da loro e molte cose inevitabilmente miglioreranno.

E nel frattempo: buon nuovo campionato a tutti!

Avvocato e mediatore civile e commerciale. Socio Fondatore dei Giuristi Granata - Toro Club Marco Filippi, dell'Associazione Curva Primavera per la Fondazione Stadio Filadelfia e dell'Associazione ToroMio. Attuale presidente del Comitato NOIF "Nelle origini il futuro" che unisce a ToroMio associazioni di varie tifoserie italiane nella promozione di una proposta di legge che introduca la partecipazione popolare nel mondo del calcio e dello sport.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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