toro

Toro con l’Atalanta battiti con onore e tira fuori l’orgoglio

Toro con l’Atalanta battiti con onore e tira fuori l’orgoglio - immagine 1
L'analisi di Gino Strippoli / Granata in difficoltà di formazione e con la paura di capitolare
Gino Strippoli
Gino Strippoli Condirettore editoriale 

Dopo la batosta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, perché di disastro si è trattato al di là del buon primo tempo giocato, il Toro affronta oggi la paura di capitolare definitivamente dicendo addio ai suoi obiettivi di precampionato ovvero quel posto in Europa League mai conquistato sul campo.

Paure derivanti dalle difficoltà in cui la formazione granata si trova per via di infortuni e squalifiche, trovandosi di colpo con una coperta cortissima, alla faccia di  chi vuole ridurre l’organico con le partenze di Parigini, Falque, Millico e i già partiti Bonifazi, Buongiorno e Rauti. Se può essere vero che in alcuni ruoli il Toro è davvero ricco di giocatori, vedi la retroguardia che annovera ben 5 centrali mentre per la fase offensiva ha ben 5 attaccanti e altrettanto giusto ricordare che sia Parigini che Millico mai hanno avuto la possibilità di dimostrare il loro valore e con le prestazioni viste di altri giocatori avrebbero avuto tutte le chance di giocarsela sul campo. Con Zaza che non si riesce a sistemare in altra squadra e Falque nella stessa situazione, ad una settimana e poco meno dalla chiusura del calciomercato, anche per Millico il futuro non sembra proprio roseo; imballato in una sorta di limbo dove le prospettive non sembrano garantirgli le possibilità di giocare con continuità. Anche perché Zaza e Falque se si volessero vendere a giugno hanno bisogno di giocare e quindi per il giovane bomber granata il posto in panchina sarebbe garantito. Già in panchina, quasi senza possibilità.

E’ un dato di fatto che tutto ciò si sposa con una programmazione errata di questa stagione sin da quest’estate con l’acquisto di Verdi, un esterno che oggi Mazzarri non fa giocare da esterno, con la conferma di Millico relegato in panchina piuttosto che darlo in prestito al Chievo, con la conferma di Nkoulou che sicuramente già mesi prima aveva allertato la società granata di voler andare via, senza poi contare sul riscattare Bonifazi per non farlo giocare e fargli precludere una stagione senza senso.

Tutti questi errori e problemi si aggiungono poi agli infortuni di Lyanco e Falque.

Poi c’è la vicenda Meitè: inspiegabile il suo rendimento e non si pensi che il giocatore sia scarso, la sua sembra più una questione mentale, già annusata nella scorsa stagione dopo i primi due mesi giocati bene.

Oggi il Toro si troverà a giocare con una formazione rimaneggiata senza Rincon e Ola Aina, senza Baselli nuovamente infortunato, Ansaldi e Zaza. In panchina una marea di difensori da Lyanco a Bremer, zero centrocampisti (l'unica alternativa è Adopo) e poi Millico, Falque e Edera. Ecco che i nodi al pettine arrivano nel momento giusto: al Toro questa estate si è sbagliata campagna acquisti totalmente non andando a comprare almeno un altro centrocampista dai piedi buoni. La partita contro i bergamaschi rischia di essere il canto del cigno di questo Toro che potrebbe veder sfumare il suo obiettivo in campionato in caso di sconfitta, a meno che non ci sia una vera impennata di orgoglio capace di andare oltre le polemiche, gli infortuni e le squalifiche. Ma questo lo devono fare i giocatori in campo contro una squadra ben allenata, che ogni tanto qualche caduta la fa, come contro la Spal, ma che comunque è agli ottavi di Champions League e quinta in campionato. Belotti e compagni si troveranno una vera armata da fronteggiare. Rientrerà tra i pali Gollini con davanti a lui Toloi, Palomino e Djimsiti  mentre a centrocampo De Roon, Freuler, Gosens e Hateboer saranno la diga giusta per affidarsi poi alla fantasia  di Ilicic e Gomez o Pasalic, con al centro dell’attacco Zapata. Una forza d’urto offensiva impressionante.

Toro fuori l’orgoglio e dimostra il carattere che i tifosi vogliono vedere, poi si può anche perdere ma c’è sempre modo e modo, come quello di uscire anche sconfitti ma tra gli applausi dei tifosi per aver dato tutto.