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Esclusiva

Cois a TN: “Che ricordo il gol all’Inter! Mandragora? Il primo da riscattare”

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In esclusiva su Toro News le parole dell’ex centrocampista granata, cresciuto al Filadelfia e autore di un gol all’Inter nel febbraio 1994

Andrea Calderoni

Il 27 febbraio 1994, oltre 28 anni fa, Sandro Cois segnò uno dei suoi quattro gol con la maglia del Torino, lui figlio del Filadelfia. Trafisse Walter Zenga in un Torino-Inter terminato 2 a 0 per i granata (ad aprire le marcature ci pensò Paolo Poggi). In esclusiva su Toro News Cois rievoca quel dolce ricordo e introduce i lettori alla sfida tra il Torino di Ivan Juric e l’Inter di Simone Inzaghi.

Buongiorno Sandro, cosa si aspetta domenica sera?

“Mi aspetto una partita bellissima. L’Inter non può sbagliare, soprattutto dopo essere uscita dalla Champions League. Il Torino sarà ben messo in campo e giocherà con coraggio. Il periodo granata non è bello, specie per i risultati. Affrontare il Toro è sempre difficile e anche l’Inter lo sa. I granata non lasciano spazio, giocano uomo contro uomo e aggrediscono alto. L’Inter ha un’identità e ha dimostrato anche a Liverpool di essere quadrata”.

Come giudica la stagione granata? Si può ritenere una stagione di ripartenza?

“Annata molto positiva. Juric ha dato gioco, identità e aggressività. La stagione è di ripartenza con l’obiettivo di fare bene nei prossimi anni. Juric ha costruito una rosa forte e importante. L’ultimo periodo non è stato positivo. Ora deve tornare a fare risultato”.

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Samuele Ricci può essere il centrocampista del futuro del Torino e anche del calcio nostrano?

“Credo proprio che Ricci sarà in prospettiva un grande centrocampista. Per questi mesi, conoscendo Juric, ci vorrà un po’ di pazienza. L’inserimento non sarà semplice per l’ex Empoli. Deve capire i meccanismi. Si tratta di un regista di qualità. Per la prossima stagione è un acquisto di primo piano”.

Rolando Mandragora è da riscattare?

“Centrocampista di qualità e quantità, ben conosciuto da Juric: l’investimento va fatto”.

È il primo che riscatterebbe?

“Sì, è il primo della lista per quello che ha fatto vedere e per il ruolo che si è ritagliato all’interno della squadra”.

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Uno dei quattro gol in granata che ha segnato è stato realizzato proprio contro l’Inter: se lo ricorda?

“Benissimo. Innanzitutto me lo ricordo perché ne ho segnati pochi in carriera. Quello me lo ricordo bene. Fu una settimana indimenticabile: andai in rete contro il Genoa, poi con la maglia dell’Under-21 azzurra e infine contro l’Inter”.  

Ce lo racconti allora quel timbro contro i nerazzurri.

“Palla riconquistata a metà campo, conduzione palla fino al limite dell’area. Poggi e Carboni portano fuori Ferri e Bergomi, io ho tutto il tempo per calciare e sforno una bellissima conclusione all’incrocio. Zenga battuto, io molto felice, ancora oggi”.

E gli anni in granata cosa le rievocano?

“Ricordi bellissimi, i migliori della mia carriera calcistica. Sono un figlio del Filadelfia. Ho avuto un grande allenatore come Emiliano Mondonico. Mi sono tolto tante soddisfazioni: ho partecipato a una finale di Coppa Uefa, ho vinto una Coppa Italia, siamo arrivati ai vertici della Serie A. E ancora ho giocato la prima Coppa delle Coppe”.

Tra l’altro a fine marzo saranno quattro anni senza Mondonico: cosa aveva di straordinario questa persona?

“Riusciva a creare una famiglia fatta di uomini veri. Riusciva a dare certezze e sicurezze ai ragazzi del Filadelfia, come Dino Baggio, il sottoscritto, Cristian Vieri, Benny Carbone. Questa è stata la sua forza, perché ha creato un grande gruppo. C’erano giocatori di carattere (da Annoni a Policano, passando per Cravero e Casagrande) e poi sono arrivati talenti puri, come Vazquez e Scifo. Eppure Mondonico non ha mai perso le briglie dello spogliatoio”.

Oggi Sandro Cois è ancora nell’ambito calcistico?

“Sono da una decina d’anni allenatore dei settori giovanili e da tre stagioni alleno l’Under-16 della Pistoiese”.

Cosa bisogna insegnare ai più giovani?

“Per insegnare ai giovani ci vogliono passione, pazienza, determinazione e coraggio. Bisogna trasmettere il messaggio che questi ragazzi sono fortunati perché possono trasformare la loro passione in lavoro. Cerco di sottolineare che bisogna fare sacrifici nel calcio come nella vita. Veicolo anche i valori e i principi di una vita sana. Non servono soltanto la tecnica e la tattica. Certo, poi, bisogna vedere una crescita del giovane da agosto a marzo. La cosa scandalosa dei settori giovanili è pensare soltanto alla vittoria. Ritengo che chi vuole allenare una Prima Squadra deve cimentarsi con un settore giovanile: ti forma e ti aiuta”.

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