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Esclusiva

Fabio Gallo a TN: “Il Torino si fidi di Vagnati, una figura smart e ambiziosa”

Fabio Gallo a TN: “Il Torino si fidi di Vagnati, una figura smart e ambiziosa” - immagine 1
In esclusiva su Toro News le parole dell’ex centrocampista, ospite a Verbania per il Lago Maggiore Summer Camp

Andrea Calderoni

Classe 1970, Fabio Gallo è oggi collaboratore di Gianni De Biasi nella Nazionale azera (QUI LA SUA INTERVISTA A TN). Proprio con De Biasi in panchina ha ottenuto una delle soddisfazioni più grandi da calciatore: la promozione in Serie A con il Torino nel 2005/2006. Ex centrocampista, è ospite in questi giorni del Lago Maggiore Summer Camp di Verbania, organizzato da Sport & Fun. Proprio in quella sede si è concesso in esclusiva per Toro News tracciando un quadro sulla situazione granata in vista della prossima stagione.

La prima domanda è per chiudere il cerchio rispetto alla prima stagione di Ivan Juric sotto la Mole: come può andare in archivio?

“Ci sono state tante cose nuove. È stata una buona stagione perché si è visto un buon calcio. Juric è molto bravo in tal senso. Insieme al mio amico Vagnati, ha scelto giocatori utili al suo modo di giocare. Credo che possa essere stata una stagione propedeutica per qualcosa di importante”.

In effetti, conosce molto bene Vagnati, fin dai tempi della Giacomense.

“Vero, conosco Davide da tanto tempo. Abbiamo iniziato a fare i professionisti insieme alla Giacomense. C’è un’amicizia che ci lega al di là del calcio. Si tratta di un ragazzo curioso, ambizioso e capace. Capisce molto bene la materia. Davide è una figura smart per una società che vuole fare bene”.

Assodato che il Torino ha perso Tommaso Pobega, tornato al Milan. Si garantirebbe Rolando Mandragora?

“Pobega l’ho avuto a Terni, è un profilo appetibile a tutti ed è di proprietà del Milan, quindi era quasi impossibile fare un’operazione alternativa. Mandragora è un calciatore con una discreta esperienza in Serie A, potrebbe essere un investimento utile. Però, da fuori è sempre difficile giudicare perché non conosci le dinamiche vere e proprie. Mandragora viene da qualche infortunio e la società saprà benissimo cosa fare”.

Juric ha rivitalizzato profili finiti nel dimenticatoio: quali sono stati gli aspetti importanti del suo lavoro?

“Bisogna fare una premessa: l’allenatore fa e disfa i giocatori. Il tecnico ha i suoi gusti per i giocatori, per il mangiare, per la montagna, per il mare, per le donne. La fortuna di un calciatore è trovare un allenatore che trova in te qualche caratteristica che gli stuzzica l’interesse. Juric ha probabilmente trovato dei giocatori che erano finiti ai margini, ma ha visto in loro un potenziale. È stato bravo a parlarci e ha instaurato un buon rapporto di fiducia”.

Dalla Nazionale azera si può pescare qualcosa?

“No, per la Serie A è impossibile. Il livello è troppo basso. Apprezzo una cosa del loro calcio. Nel campionato nazionale bisogna per forza far giocare contemporaneamente cinque giocatori nati in Azerbaijan. In Italia ciò non accade ma sarebbe l’unico modo per risollevare le sorti del movimento”.

Infine, un ricordo della sua parentesi al Torino. Che cosa ha significato?

“Ha dato lustro alla mia carriera. Giocare nel Torino è qualcosa che dà lustro alla carriera di un professionista. Ho passato un anno e mezzo straordinario, culminato con la promozione contro il Mantova. Fu una promozione unica per il pubblico del Delle Alpi e per le difficoltà che superammo. E poi ci fu la salvezza in Serie A con De Biasi, dopo che era stato mandato via mister Zaccheroni”.

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