interviste

Il mondo di Doudou

Diaw Doudou (Diaw come il diavolo, gli dicono i compagni) è il volto nuovo dell’ultimo Toro. Contro il Crotone la sua prima chance. Il difensore ex Bari non si aspettava di partire titolare.'Ho capito di...

Redazione Toro News

Diaw Doudou (Diaw come il diavolo, gli dicono i compagni) è il volto nuovo dell’ultimo Toro. Contro il Crotone la sua prima chance. Il difensore ex Bari non si aspettava di partire titolare.'Ho capito di giocare, solo quando il mister mi ha consegnato la pettorina verde, quella dei titolari. Poi quando ho visto che Ungari non era neanche convocato, ne ho avuto la conferma. Se me lo aspettavo? Onestamente no, però il treno passa una volta sola e io ho cercato di sfruttare l’occasione che mi è stata concessa. Come dite voi in Italia, carpe diem, cogli l’attimo. Io ci ho provato. Credo di essermela cavata abbastanza bene nonostante due svirgolate di troppo'.

Le ha detto qualcosa in particolare De Biasi? 'No, ha fatto i complimenti a tutti in generale, per l’impegno mostrato in campo. Avremmo voluto vincerla la partita, ma il Crotone è squadra rognosa. Quasi quasi si è rischiato anche di perdere'.

Nel finale di primo tempo il parapiglia con lei e Soviero protagonisti…'C’era Ferrari che continuava a buttarsi, ad ogni minimo contatto. Prima o poi l’arbitro avrebbe potuto abboccare. Così alla fine del primo tempo sono andato a dirglielo. Poi basta alzare un po’la voce per creare scompiglio. Soviero? Beh, lo conosciamo tutti'.

La Maratona si emozionata a vederla fare quel disimpegno di tacco in fase difensiva.. 'Lasciamo perdere, gli allenatori chiedono sempre di fare cose semplici in difesa, potevo complicarmi la vita da solo. Sono un difensore a cui piace giocare la palla, a cui piace far partire l’azione dalla difesa. Ma a Bari ho già pagato dazio. Quindi quando è ora di spazzare la spazzo via, come mi chiedono gli allenatori. Dicono che con i piedi non ci sappia fare: non sono Zidane, ma comunque me la cavo'

De Biasi ha dichiarato come lei sia una persona estremamente positiva sia fuori sia dentro il campo…'Per me questo è un grandissimo complimento. Il giocatore può piacere o no, criticato o no, ma l’uomo è importante che piaccia. Mi saltano i nervi quando non mi apprezzano come uomo, è una cosa importantissima per me'.

Lei è uno di quelli che c’era in piazza Albarello, quel giorno. Che effetto le fa stare al Toro? 'Emozionante, è un onore essere arrivato al Toro. Essere coinvolto nel progetto della società mi rende orgoglioso. Per il Toro ho rinunciato sia all’offerta del Cesena sia a quella dell’Arezzo. Al Toro ci sono venuto a piedi, visto che è la società più blasonata di tutta la serie B. Essere al Toro dopo aver calcato campi di pietra in Sicilia quando giocavo in Interregionale è meraviglioso. Io vengo da una terra umile, so cosa mi sono lasciato alle spalle e i sacrifici che ho fatto per essere qui. Di questo ne vado orgoglioso. Ho lasciato il Senegal che avevo 17 anni, in famiglia siamo sei figli. Io sono l’unico calciatore e sono molto attaccato alla famiglia, ogni scelta che prendo la sottopongo prima a mia madre e poi alla mia ragazza (Simona, di Bari ndr). L’estate la passo fra il Senegal, la Francia e l’America, dove vivono i mie fratelli'.

Qualcuno dice che il suo punto debole sia la concentrazione? 'Ma questo è un problema che abbiamo un po’ tutti noi calciatori africani. A volte capita di distrarsi, ma da quando sono in Italia sono migliorato molto e sto ancora migliorando tanto ci distraiamo, ma io cerco di migliorare in questo'.

Si aspettava un’accoglienza così calorosa da parte del pubblico? 'Vivere in prima persona il calore della gente del Toro mi ha lasciato a bocca aperta. Ora mi voglio documentare sulla cultura del tifo granata. Voglio andare al più presto a visitare il Filadelfia e Superga, per capire ancora meglio cosa voglia dire la parola Torino'.

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