interviste

Pulici e Cereser a contatto con la SLA

Paolino Pulici non era mai entrato in contatto ravvicinato con quel male che colpisce diversi ex-calciatori, detto “Morbo di Lou Gehrig” (nella foto, Stefano Borgonovo). Lo ha fatto per la prima volta...

Redazione Toro News

Paolino Pulici non era mai entrato in contatto ravvicinato con quel male che colpisce diversi ex-calciatori, detto “Morbo di Lou Gehrig” (nella foto, Stefano Borgonovo). Lo ha fatto per la prima volta alcuni giorni fa, e ne è rimasto toccato.A Torino, proprio a metà strada tra il Filadelfia ed il Comunale, vive un uomo che ha contratto quel terribile male. Si chiama Carlo, non è mai stato un calciatore strapagato ma è sempre stato un grande cuore granata, e anche lui, negli anni '70, faceva la spola tra quei due stadi (allenamenti e partite) per seguire Pupi e compagni; oggi, il suo cuore rimane granata ed è più forte che mai, perché resiste alla SLA.La Sclerosi Laterale Amiotrofica è conosciuta esattamente da un secolo e mezzo, e in tutto questo tempo l'uomo non è riuscito a comprenderne neppure le cause scatenanti (figuriamoci a trovare una cura). E' molto rara (da 1 a 3 casi ogni centomila individui), il che non è propriamente un motivo di consolazione per chi ne viene colpito. Carlo ha con sé una splendida famiglia, una moglie ed un figlio dotati di una forza straordinaria, chissà se c'è sempre stata com'è oggi o se è diventata più grande quando è emersa la necessità di donarne una parte al marito e padre.Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, è andato a trovarlo a casa sua; Carlo ha comunicato (può farlo tramite un puntatore oculare) che tale visita gli ha fatto indubbiamente piacere, ma che quello che davvero gli avrebbe scaldato il cuore sarebbe stato poter salutare Paolo Pulici. E ha potuto farlo, grazie all'impegno di Mario Cacciolatto, presidente del Toro Club Nichelino “Giorgio Ferrini” che, venuto a conoscenza del tutto, ha intercesso perché questo si potesse realizzare. E così, sabato mattina, Carlo si è visto arrivare a casa propria Pupi insieme ad Angelo Cereser, due eroi della sua giovinezza; non può esprimersi in alcun modo, a causa della malattia, ma chi lo conosce garantisce sulla sua immensa gioia.Pulici aveva espressamente richiesto che, prima di recarsi a Torino per questo momento, non si venisse a sapere nulla; non voleva giornali o tv, non era per pubblicità che faceva quel che faceva (lo ringraziamo ancora una volta per aver voluto noi). Ha parlato a lungo con Carlo, dicendogli “non mollare!”, facendosi fotografare insieme a lui e ai suoi famigliari, firmando insieme a Cereser il poster della squadra che campeggia su una parete dell'appartamento. “Non mollare, Carlo! Noi non mollavamo mai, in campo, perché eravate voi, eri tu, a dircelo. E noi vi ascoltavamo, e grazie a voi ce la facevamo sempre. Ora sei tu che devi ascoltare me: non mollare...!”, gli diceva Pupi.E' stata una visita molto, molto toccante. Un momento di gioia in mezzo al dolore. Cereser ci dice, subito dopo: “Abbiamo cercato di portare a Carlo del conforto. Lui dimostra un grandissimo spirito, che è proprio quello granata: se possiamo fare qualcosa di buono, lo facciamo volentieri”. Pulici: “Questa persona è fortissima, pur soffrendo moltissimo non si abbatte, e fortissimi sono sua moglie e suo figlio. La malattia è tremenda, ti distrugge la possibilità di muoverti e comunicare, lasciandoti però intatta quella di vedere e capire tutto”. Quando, insieme a Mario Cacciolatto, usciamo dall'appartemento, questi due vecchi cuori granata sono commossi e frementi; sarebbero senz'altro pronti a fare qualsiasi cosa, se fosse possibile, per guarire Carlo dal suo male e alleviarne le sofferenze. Purtroppo, però, questa storia non ha ancora un lieto fine; la ricerca è ferma appena a degli studi per ritardarne l'avanzamento.

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