...o le idee?
—A non superare, invece, il miliardo di euro di patrimonio sono i primi tre che abbiamo citato in apertura di questo articolo: Cairo, Lotito e De Laurentiis. Si tratta di presidenti italiani (a differenza di quelli i cui numeri si sono analizzati in precedenza) che sono alla guida dei rispettivi club da molto tempo: Aurelio De Laurentiis e Claudio Lotito possiedono rispettivamente Napoli e Lazio dal 2004, Urbano Cairo possiede il Torino dal 2005. Ma hanno altre cose in comune: sia Cairo che De Laurentiis hanno prelevato i rispettivi club dal fallimento, mentre Lotito ha dovuto versare circa 18 milioni per l'acquisto del 27% delle azioni. Ma comunque la Lazio non viveva, nel 2004, un momento idilliaco, a livello prettamente economico: i biancocelesti nel momento dell'entrata in scena di Lotito erano in uno stato pre-fallimentare e sono, poi, stati salvati nel 2005 grazie ad una transazione con l'Agenzia delle entrate che ha permesso loro di rateizzare i debiti ad oltre vent'anni. Tante cose in comune tra questi tre presidenti (e se ne potrebbero elencare altre) che vanno a congiungersi con l'inchiesta della Gazzetta: tutti e tre questi presidenti hanno speso molto poco (rispetto agli altri citati) per i rispettivi club. Per Lotito, ai 18 milioni già spiegati, se ne aggiungono 12 per l'acquisto di altre azioni (che portano l'attuale presidente biancoceleste a possedere intorno al 70% delle quote) e 6 di versamenti, che si sono resi necessari in tempi più recenti per risanare un deficit della Lazio legato all'indice di liquidità. Per De Laurentiis, invece, si parla di 16 milioni di versamenti (ricordiamo che ha acquisito il Napoli sul fallimento), tutti risalenti ai primi due anni di gestione, quando i partenopei partecipavano al campionato di Serie C1. Dalla promozione nel campionato cadetto in poi, invece, il club azzurro ha vissuto solo ed esclusivamente per autosostentamento. Per Urbano Cairo, poi, si parla di 1,4 milioni di euro spesi per l'acquisizione dei marchi e 70,6 spesi, invece, come versamenti (anche il patron granata non ha dovuto tirare fuori somme ingenti per diventare azionista di maggioranza, viste le condizioni in cui si trovava il Torino nel 2005). Rispetto agli altri due citati, quindi, il patron granata ha speso cifre decisamente superiori. Eppure, il Napoli nell'era De Laurentiis ha vinto due campionati, tre coppe nazionali, una supercoppa (e tre finali) e si è affermata a livello internazionale come una delle migliori squadre italiane; la Lazio nell'era Lotito ha vinto tre coppe nazionali (e due finali), tre supercoppe (e tre finali) e si è qualificata quasi costantemente alle coppe europee. Il Torino, invece, nell'era Cairo ha vinto una Coppa Pizzul e un derby. Ma quindi qual è la motivazione? Mancano i soldi o le idee?
La conclusione: Cairo, mancano entrambi?
—Se nella prima analisi abbiamo mostrato quanto la crescita di club come Atalanta, Bologna e Fiorentina (e, nei tempi più recenti, si potrebbe aggiungere Como) sia stata in gran parte supportata da ingenti investimenti, nella seconda si è potuto osservare come, seguendo l'esempio di Napoli e Lazio, sia possibile ottenere risultati sportivi anche mediante investimenti oculati e spese finalizzate all'autosostentamento della società. Quindi, se da una parte è supportata la scusa spesso addotta da Urbano Cairo, secondo cui al Torino mancano i fondi per fare buone cose, dall'altra parte sembra confermata anche la critica di alcuni tifosi, secondo cui al Torino, finora, è mancata anche la competenza per fare buone cose. La verità sta sempre nel mezzo. Quel che è certo è che non è così sbagliato affermare che "Non servono solo i soldi, ma anche le idee", come suggeriva qualcuno che da poco, con il Toro, non lavora più.
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