Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
mondo granata
Morire con dignità
Siamo morti. Moriamo e non gliene frega niente a nessuno. Siamo quasi due milioni in tutta Italia ma ormai contiamo zero. La tele nemmeno parla più di noi, i giornali ci dedicano tre righe se va bene, noi non sfasciamo, non blocchiamo strade, non ci appigliamo a scuse da bambini. Noi siamo unici anche quando ci staccano la spina: sappiamo morire con dignità perchè siamo già morti almeno un'altra volta. Eppure mi dispiace soprattutto per i nostri vecchi. Quelli che ci hanno tramandato i loro ricordi, quella storia unica che solo noi possiamo capire perchè a chi è del Toro entra dentro e ne modella il carattere. Non se lo meritavano. Poche settimane fa sono stato per la prima volta al museo di Superga. Avrei voluto vederlo molto prima ma sono di Mantova, vivo a Roma, per me Torino insomma non è proprio dietro l'angolo. Lì dentro ho rivissuto il nostro mito con un'intensità che nemmeno immaginavo possibile. Lo conosco, l'ho letto mille volte, come tanti di noi ci sono cresciuto pur essendo nato quasi trent'anni dopo, eppure lì dentro si respira ancora il Toro. Un altro Toro, non quello che sul sito ufficiale oggi, mentre muore, ostenta la foto di un ragazzone biondo e sconosciuto che sembra un ortolano.Ma non sono solo i cimeli del Grande Torino a riempire di magia quelle tre stanze anguste, è il racconto di chi te li mostra che ti colpisce e commuove. Di più, è chi te li mostra che ti fa capire cos'è stato il Toro, quale amore ha saputo suscitare, quali sentimenti, demodè e forse proprio per questo bellissimi e irrinunciabili, ha saputo raccontare negli anni.E' per persone così, che dedicano tutti i loro giorni alla loro, alla nostra passione, senza guadagnarci niente, che mi dispiace di più che muoia il Toro. Loro, i nostri vecchi, c'erano quando il Grande Torino rappresentava un'occasione di riscatto per un'Italia umiliata dalla guerra. Loro sanno quanto quel Toro fu importante per tutto il Paese, che formidabile appiglio si rivelò in un tempo in cui non c'era altro che il granata per tornare a sognare. Noi, che siamo nati dopo e che siamo del Toro, siamo gli eredi in linea diretta di quel dna che significa voglia di riscatto ma anche consapevolezza che dalle difficoltà non si esce con le scorciatoie.Ma anche agli altri, a tutti gli altri che non sono granata, quel Toro diede molto. Se agli altri, a tutti gli altri, oggi non gliene frega niente che moriamo è anche, soprattutto, perchè quei valori non interessano più. Sono scomodi, portano con sé il concetto di fatica, di gioie sudate, di imponderabile e di sconfitta come possibili varianti di qualunque avventura, sportiva e di vita.Che il Toro muoia è un brutto segno per questa Italia. Che l'Italia nemmeno se ne renda conto è ancora peggio.
Carlo RomanoCapo Ufficio Stampa Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati.
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