Un buon punto, ottenuto da squadra nelle difficoltà. Così in estrema sintesi si può definire il pareggio del Torino al "Franchi" di Firenze contro la Fiorentina. Meglio Paolo Vanoli (squalificato e sostituito in panchina da Godinho) che Raffaele Palladino. La fase più acuta di difficoltà il Torino sembra averla superata grazie anche al lavoro, alle soluzioni alternative e allo spirito trasmesso al gruppo squadra dal tecnico. La Fiorentina sta invece attraversando il proprio momento più critico della stagione e Palladino dovrà essere bravo a uscirne. La lunga gavetta di Vanoli ha certamente fatto la differenza in questi mesi travagliati per lui e per la squadra. Ha dimostrato di non essere un integralista (già la sua esperienza a Venezia l'aveva fatto intendere): è tornato sui suoi passi, ha abbandonato la difesa a tre, ha sposato la retroguardia a quattro dopo la crescita di Maripan e anche a Firenze i vantaggi sono apparsi piuttosto evidenti. Nel primo tempo, approccio alla partita a parte, il Torino ha tenuto bene il campo. Non ha concesso granché alla Fiorentina, le due linea a quattro serrate di Vanoli sono funzionate. La chiave di volta della prima frazione e della partita è stata l'espulsione molto ingenua di Dembele. Il Torino non soltanto si è trovato in dieci, ma nel giro di pochi minuti si è trovato anche sotto di un gol. Nel secondo tempo è stata molto brava la squadra di Vanoli a riorganizzarsi e tutto sommato il pareggio è stato meritato (anche se il gol dell'1 a 1 è stato un incredibile regalo della Viola).


Il tema
Vanoli, il coraggio paga: Njie, Adams e Karamoh nonostante l’uomo in meno
Compattezza, coesione e carattere: il Toro ha ritrovato lo spirito giusto
—Compattezza, coesione e carattere hanno fatto capolino nel Torino e sono stati il segreto per affrontare una ripresa complicata a causa dell'inferiorità numerica. Le tre specifiche peculiarità appena citate sono fondamentali per una squadra che vuole restare lontano dal pantano e vuole raggiungere la salvezza. Nella fase più acuta della crisi granata mancavano tutte e tre e il Torino tante, troppo volte si è mostrato debole e fragile, privo di idee e sfilacciato. Il nuovo modulo e la nuova mentalità hanno ridato vita alla squadra granata. Tra l'altro, a Firenze Vanoli ha dovuto fare i conti con l'emergenza vera: a centrocampo assenti Linetty e Ilic, in difesa Vojvoda e Walukiewicz. In mediana Gineitis è tornato in gruppo soltanto un paio di giorni prima della partita e quindi non è stato rischiato dal 1'; la scelta è dovuta ricadere obbligatoriamente su Tameze e Ricci. Inoltre, a gara in corso i granata hanno dovuto pagare anche l'ingenuità clamorosa di Dembele e l'infortunio di Sosa. Nonostante tutto, è stato raggiunto il pareggio e la sofferenza nella ripresa è stata alquanto mitigata.
Il coraggio delle scelte: in 10 uomini con Njie, Adams e Karamoh
—La panchina ha dato certamente il suo contributo e si può dire che non è la prima volta che capita nelle ultime settimane, segno che l'unità di intenti è stata ritrovata. Gineitis da subentrato si è fatto trovare pronto nella pressione alta e ha siglato il gol del pareggio. Njie ha portato frizzantezza nella seconda parte della ripresa. "Siamo sempre riusciti a stare in partita, abbiamo difeso veramente con ordine e senza schiacciarci. Avevo detto ai ragazzi di stare tranquilli perché si vedeva l’opportunità che avremmo avuto in qualche ripartenza e in qualche occasione e così è avvenuto quando nel secondo tempo ho avuto un po’ di coraggio nel mettere Karamoh e Njie sugli esterni con Adams davanti" ha analizzato in conferenza stampa Vanoli. In effetti, il Torino non si è snaturato nel secondo tempo. Ha tenuto la sua linea a quattro ma ha osato con tre terminali offensivi per cercare il pareggio. Togliere Vlasic per Njie e mantenere in campo Karamoh e Adams ha sicuramente trasmesso fiducia alla squadra. E tale fiducia è stata ripagata con un buon pareggio.
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