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Il basket si tinge di nero

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di Andrea Ferrini Ne avevamo dato risalto usando toni forti perché eventi come quelli accaduti ad Abiola Wabara durante la partita Pool Comense-Bracco Geas vanno inseriti da subito nella categoria giusta: quella delle idiozie.È...
Redazione Toro News

di Andrea Ferrini

 

Ne avevamo dato risalto usando toni forti perché eventi come quelli accaduti ad vanno inseriti da subito nella categoria giusta: quella delle idiozie.

È altrettanto doveroso dare ora spazio alla reazione del mondo del basket che manda un segnale concreto a coloro che ancora oggi si permettono di fare del razzismo un mezzo per sfogare le proprie deficienze.

Su proposta della Federbasket parte la campagna “Vorrei la pelle nera” per effetto della quale il prossimo fine settimana i giocatori dei campionati di basket, a partire dalla A, si tingeranno la pelle di nero. L’invito è stato esteso anche ai tifosi.

Lo stesso gesto di solidarietà era stato messo in atto 10 anni fa nel mondo del calcio dai giocatori del Treviso che avevano giocato la gara contro il Genoa con il volto dipinto di nero per manifestare la propria vicinanza al compagno di squadra Akeem Omolade (poi passato anche da Torino), vittima di cori razzisti da parte dei suoi stessi tifosi.

Serio e pacato il commento di Abiola: ''È una bellissima iniziativa che mi ha fatto molto piacere. Speriamo serva a far riflettere tutti e che davvero queste cose non accadano più''. Cori di apprezzamento anche da parte del presidente del Coni Gianno Petrucci: ''Questa iniziativa richiama giustamente l'attenzione su un problema che purtroppo ancora si manifesta. Fa bene il basket a cercare di debellarlo.''

Diamo però anche spazio alla replica degli altri protagonisti della faccenda: i tifosi. È stato infatti pubblicato un comunicato firmato Eagles Cantù 1990 e Curva  Como 1907 che, in sintesi, dichiara che la Wabara mente. Prima di tutto viene smentita la presenza dei gruppi organizzati, come Toronews aveva accennato, poi viene fatto notare che i cori razzisti ''non li hanno sentiti gli arbitri che niente hanno riportato a referto (perché niente c'era da riportare) né sono stati sentiti dai dirigenti della squadra comasca né dal migliaio di spettatori presenti''. Questi sarebbero un’invenzione della cestista per giustificare la sua reazione rabbiosa a fine gara.

Pare strano che un’invenzione del genere abbia avuto un tale risalto, anche se sarebbe opportuno un commento da parte dei presenti.

Quello che stona nel comunicato dei tifosi è l’assenza di una decisa presa di posizione contro degli eventuali cori razzisti. Gesto che avrebbe dato maggior risalto al loro comunicato.

 

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