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Quando la crisi del calcio fa davvero male

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di Stefano RossoLa crisi del mondo del calcio continua a colpire. Lo fa anche in silenzio, lontano dai riflettori, là dove il livellodi attenzione e soprattutto gli interessi in gioco sono molto più bassi e le problematiche passano...
Stefano Rosso

di Stefano Rosso

La crisi del mondo del calcio continua a colpire. Lo fa anche in silenzio, lontano dai riflettori, là dove il livellodi attenzione e soprattutto gli interessi in gioco sono molto più bassi e le problematiche passano in secondopiano.Tralasciando quindi i grandi palcoscenici della serie A, dove i giocatori del Bologna mettono in mora lasocietà nella speranza di velocizzare la trattativa di cessione e già i procuratori si attivano sul mercatoper assicurare loro un futuro tranquillo, scendiamo alla radice del mondo professionistico, tra icosiddetti “semi-pro”.Nel girone A di Lega Pro 2 – la serie C2 per noi nostalgici – sta dominando incontrastata la Pro Patria dellafamiglia Tesoro: la formazione del tecnico Raffaele Novelli ha vinto tutte le gare casalinghe e comanda laclassifica con 34 punti, a +2 dalla Pro Vercelli che insegue. Nella medesima divisione, in un altro girone (il C)il Catanzaro è il fanalino di coda del campionato, ultimo con appena due punti – uno in più, senza contare lapenalità – frutto di tre soli pareggi.Ad accomunare le due squadre, come anticipato, c’è soltanto la crisi: domenica scorsa, dopo il fischiod’inizio delle rispettive partite, entrambe le compagini si sono sedute a terra per 1’ mentre le formazioniavversarie si scambiavano sportivamente il pallone senza infierire.A Busto Arsizio giocatori e staff tecnico non vedono gli stipendi da inizio campionato, con l’allenatore stessoche al termine dell’ultima gara di campionato – vinta 1-0 contro il Montichiari giocando in 9 contro 11 – siè presentato in lacrime in sala stampa: “E’ una situazione che non riusciamo più a reggere, molti giocatorisono stati sfrattati dalle loro abitazioni ed i più giovani sono costretti a chiedere soldi ai genitori percontinuare a giocare”. Sulla stessa falsariga anche il portiere Luca Anania: “Il presidente? Non lo vediamo dasettembre. Non è una bella situazione, soprattutto considerando che Tesoro sta pagando soltanto RobertoRipa (l’attaccante, ndr) e nessuno tra gli altri giocatori”.Situazione differente in Calabria: la società, già da tempo in crisi dopo il fallimento del 2006 e la successivarinascita col lodo Petrucci, è morosa da ormai due stagioni. I tempi di Malù diesse e Ze Maria allenatoresono ormai dimenticati ed in città alberghi e ristoranti hanno ormai esaurito pazienza e sponsorizzazionie ben otto calciatori si sono trasferiti a casa del portiere Alessandro Vono. Nel cda societario, poi, conla speranza di contribuire almeno alla sopravvivenza stagionale sono entrati molti genitori dei giocatoristessi, ma la situazione non si è risollevata al punto che, a causa degli elevati costi di gestione (biglietterie,stewarts, manutenzione…), le gare casalinghe della formazione calabrese si disputano in un ‘NicolaCeravolo’ - impianto sportivo da 15.000 posti – sempre a porte chiuse ed a fine partita i giocatori sonocostretti a docce fredde e lavaggio maglie a proprio carico.A differenza dei grandi palcoscenici della serie A, inoltre, dove i giocatori – pur se creditori – possonopermettersi minacce di messa in mora e lamentele di vario genere, a questi livelli ai calciatori stessi nonconviene concorrere al fallimento societario: alternative lavorative nel mondo del pallone non ce ne sonoe con loro nemmeno speranze di futuri più rosei. Rimane quindi soltanto lo spettro del calcioscommesse:un modo efficace per recuperare in pochi giorni, da disoccupato, crediti accumulati in più stagioni dalavoratore dipendente.

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