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A San Siro il capolavoro è anche di Juric: con i cambi sistema un Toro in dieci

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Il croato si conferma indigesto al collega. L'applicazione e la determinazione granata hanno fatto la differenza

Andrea Calderoni

Ivan Juric ha avuto in primo luogo uno straordinario merito nella magica serata di ieri sera del Torino, quello di presentare la partita come uno spartiacque stagionale. Ha motivato nel migliore dei modi la sua squadra, che ha interpretato bene il match elevando applicazione e attenzione con il passare dei minuti e con il succedersi delle difficoltà (vedi espulsione di Djidji al termine dei regolamentari,  ingressi delle prime linee del Milan e ingressi invece delle seconde linee del Torino). Proprio le motivazioni hanno fatto tutta la differenza del mondo nell'ottavo di finale di Coppa Italia. Il Milan ha infatti vissuto quest'impegno infrasettimanale come un impiccio tra il campionato e l'imminente Supercoppa italiana contro i cugini dell'Inter. In tal senso Stefano Pioli è stato meno bravo del collega e, per quanto espresso nell'arco degli oltre 120 minuti, determinazione alla mano, il Torino ha meritato di eliminare i Campioni d'Italia in carica. Tutti gli altri discorsi inerenti alla tattica vanno quindi in secondo piano. Del resto, l'aspetto analizzato è lampante nella parte terminale della gara quando il Torino si è ritrovato con praticamente dieci riserve in campo e il Milan con praticamente undici titolari in campo: eppure i granata hanno stretto i denti, non hanno patito più di tanto, hanno segnato in ripartenza e hanno festeggiato un grande passaggio ai quarti di finale. Lo stesso Juric per definire la partita di ieri sera ha utilizzato una sola bellissima parola: "Applicazione". Si è vista tutta. Paradossalmente, l'inferiorità numerica ha dato una carica in più al Torino che si è ordinatamente piazzato sul terreno di gioco e ha elevato il livello della propria concentrazione. Ne è uscita una seconda parte di serata da vero Toro, quello che ha scritto alcune pagine della sua storia per il suo spirito tremendista. Lo stesso Juric per definire la partita di ieri sera ha utilizzato una sola bellissima parola: "Applicazione". Si è vista tutta.

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Le scelte vincenti del tecnico croato, Pioli e gli ingressi in corsa

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Passiamo quindi alle scelte di Juric. Il croato è ripartito da coloro i quali aveva risparmiato, almeno per 55 minuti, a Salerno, ovvero il fantasista Miranchuk e il regista Ricci. Ha schierato l'undici titolare eccezion fatta per una scelta precisa, quella relativa alla fascia sinistra: fuori Vojvoda, una bocciatura dopo l'erroraccio di Salerno, e dentro un Rodriguez adattato, che non giocava in quel ruolo da parecchio tempo. Dopo il rosso a Djidji, la scelta è stata quella di sacrificare la prima punta, Sanabria, per ricomporre subito il terzetto difensivo inserendo Zima, proprio mentre Pioli inseriva man mano tutti i suoi big, da Theo a Leao passando per Giroud. Poi, è stata la volta di cambi volti a immettere forze fresche in seno al Torino dopo un'ottantina di minuti molto tosti dal punto di vista fisico a quattro giorni di distanza dalla trasferta di Salerno. Ecco quindi al 36' della ripresa Vojvoda e Linetty per Vlasic e Rodriguez, scelte che hanno ridisegnato il Torino con un compatto 5-3-1. Al 46' della ripresa, quando è stato chiaro che la partita si avvicinava ai supplementari, al posto di un Miranchuk che in quella fase stava giocando da unica punta è stato scelto Seck - e non Radonjic - per la fisicità e la maggior propensione al sacrificio del senegalese. Ad inizio supplementari, fuori Ricci e dentro Adopo: a lui è stato affidato il ruolo di perno del centrocampo a tre, con il compito di marcare De Keteleare e fare filtro con fisicità davanti alla difesa. Infine, durante i supplementari, fuori un Singo stremato e colpito duro, dentro Bayeye. Tutti quelli che sono entrati, compresi Seck e già menzionati Adopo e Bayeye, hanno garantito una prestazione di alto lignaggio. Si sono immediatamente calati nella partita e hanno "sputato" sangue nelle avversità. Dai titolari progressivamente si è passati a seconde linee granata (pensiamo soprattutto a Seck, Adopo, Bayeye), eppure il Torino ha retto e ha dato tanto, mentre i subentrati del Milan, quasi tutti sulla carta titolari (Theo, Bennacer, Leao, Giroud, Calabria e Messias), sono entrati al piccolo trotto. Insomma, Juric ridisegna il Toro con raziocinio, le motivazioni differenti fanno il resto e il Torino festeggia.

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