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Il Toro crea tanto, ma è impreciso e perciò non segna. È davvero così?

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Mister Juric lamenta una scarsa lucidità davanti alla porta e attribuisce a questa ragione l’esigua quantità di reti segnate

Redazione Toro News

Il Torino gioca partite entusiasmanti senza però capitalizzare le molteplici azioni create. Sarà che sono mancati per buona parte della stagione due calciatori davvero decisivi nel reparto offensivo come Praet e Belotti, ma, dati alla mano, i granata tirano tanto e segnano poco. Il Toro ha la quarta difesa del campionato, ma l’attacco ha segnato appena 33 reti, meno di squadre come Sampdoria ed Udinese: conseguenza inevitabile è una collocazione a metà classifica.

IL CALO DELL’ULTIMO MESE - Fino alla metà di gennaio il Toro aveva una media punti che lasciava addirittura pensare all’Europa. La difesa, guidata da un sontuoso Bremer, era un baluardo contro le incursioni avversarie e l’attacco puniva i portieri rivali. Ciononostante, già nella prima parte di stagione, i piemontesi avevano segnato poco rispetto alle occasioni avute: più volte avevano rischiato di perdere punti preziosi in seguito a possibili rimonte (le partite contro il Sassuolo, il Verona e il Bologna del girone di andata sono emblematiche a tal proposito). I tre punti, ottenuti con fatica e sudore, davano morale e fiducia ed erano la dimostrazione di una squadra unita in momenti della gara complicati. Talvolta, i ragazzi di Juric hanno fornito dimostrazioni di prove di forza non indifferenti: il 4-1 casalingo con la Fiorentina e l’1-2 a Marassi contro la Sampdoria sono gli esempi più limpidi. I granata sembravano navigare a gonfie vele verso un finale di stagione in lotta per obiettivi di alto livello, ma dalla partita con il Sassuolo del 23 gennaio questa compattezza è andata a sgretolandosi. Le occasioni non sfruttate sono iniziate a diventare numerose e perciò le sconfitte si sono susseguite, spesso di misura e per di più contro compagini che erano date sfavorite sulla carta, come l’Udinese, il Venezia e il Cagliari.

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TANTE OCCASIONI E POCHI GOL - Il gioco non è quasi mai mancato e i numeri tratti dai report della Lega Serie A lo possono dimostrare. Fin dal match contro i neroverdi il Toro ha tirato per ben 21 volte (di cui sei in porta), eppure è stata segnata solo una rete. Berardi in contropiede ha colpito severamente e Raspadori ha messo il pallone alle spalle di Milinkovic, portando in Emilia un punto fortunato. La prestazione dei granata era stata eccezionale, ma questo non è bastato per la vittoria. Anche in partite dove il Torino ha sotto-performato, come ad Udine, il rapporto fra i tiri e i gol, o peggio ancora quello fra tiri e tiri in porta, è eloquente: manca il cinismo sottorete. Infatti, solo un tiro su cinque era in porta contro i friulani. Contro il Venezia c’è stata la seconda sconfitta all’Olimpico-Grande Torino della stagione, tuttavia, anche questa volta, i granata hanno tirato quattordici volte, di cui appena due in porta. Questo trend è continuato anche nel derby (dieci tiri, di cui tre in porta ma solo il “Gallo” è andato a segno), con il Cagliari (quindici tiri, sei in porta e un gol) e con il Bologna (tredici tiri, due in porta e zero segnature).

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IDENTITA' - Il Torino ha sempre giocato in modo brillante, ma sono mancate la cattiveria e la determinazione davanti al portiere, per cui difficilmente ha raccolto tutto quello che ha seminato. La speranza per il futuro è riposta nella consapevolezza che la squadra ha una sua identità e che è capace di imporla quasi ovunque. È necessario considerare che i granata hanno subito la mancanza di giocatori chiave e questo non aiuta a dare sicurezza, però ciò non ha impedito di giocare bene a prescindere dagli interpreti. Juric, infatti, è stato capace di rivitalizzare una squadra allo sbando ed è alla prima annata di un percorso che per certi versi promette bene ma per altri necessita di essere consolidato, magari con l'inserimento di giocatori con più killer instinct davanti alla porta.

Giacomo Stanchi

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