Un secondo tempo da dimenticare, il peggiore per distacco della stagione del Torino. E nemmeno Ivan Juric riesce a spiegarsi la ragione. Un calo mentale da parte della formazione granata è evidente. Dopo l'avvio sprint di 2022 caratterizzato da punti e prestazioni eccellenti, il Torino ha decisamente staccato la spina, ritrovando il bandolo della matassa soltanto nelle partite contro le grandi (Juventus e Inter). Come sempre sostenuto da Juric, il suo tipo di calcio ancor prima che dal punto di vista fisico è dispendioso dal punto di vista mentale. Un'aggressione in avanti con una difesa che lavora uomo su uomo e con un baricentro piuttosto alto richiede uno sforzo interpretativo non indifferente. Da alcune settimane a questa parte il Torino, complice la classifica, ha un po' meno motivazioni e ciò si riflette qua e là nell'arco della partita, durante la quale vengono commesse ingenuità che in altri periodi della stagione non sarebbero state commesse. Anche a Marassi è accaduto e il Torino si è ritrovato sotto, non riuscendo più a venire a capo della gara, nemmeno con l'uomo in più per oltre un'ora di gioco.
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TREQUARTISTI IN CALO - L'impressione è che da questo punto di vista le cose stiano sfuggendo di mano a Juric, che ora dovrà capire come tornare padrone della situazione. A Genova non c'è stato nulla da salvare e si sono riviste lacune che la squadra aveva già espresso, dalla difficoltà nel segnare in trasferta a quella nel trovare idee e giocate giuste contro squadre chiuse. Da questo punto di vista, se da un lato il tecnico non ha saputo trovare le mosse giuste, dall'altro i trequartisti finiscono sul banco degli imputati. Sia Marko Pjaca sia Josip Brekalo sono la copia brutta di quelli ammirati nella prima parte di stagione, tanto che anche Juric ha rilevato: "Non sono riusciti a creare superiorità né scompiglio, non hanno fatto una buona partita" (LEGGI QUI). La scelta (sorprendente) di puntare sull'ex Juventus dal primo minuto non ha pagato dividendi. E pure l'ex Wolfsburg, inserito a secondo tempo, non ha saputo incidere sulla partita.
I CAMBI - Il Torino si è confermato, insomma, vulnerabile contro squadre chiuse e aggressive. Era già accaduto in più circostanze in quest'annata (ad esempio Venezia e Cagliari all'andata). Nella ripresa Juric ha provato a cambiare uomini ("per mettere più qualità, ma non ho visto dribbling vincenti. Dobbiamo alzare il livello di qualità tanto specie contro squadre così chiuse, ci manca sempre qualcosa" le sue parole) e solo all'80' ha inserito un'altra punta al fianco di Belotti, ovvero Zaza, l'unico altro attaccante a disposizione. Le altre scelte sulle sostituzioni stavolta sono condivisibili (a differenza di quanto accaduto nel recente passato), perché l'idea di perforare il fortino rossoblù con più qualità poteva starci, così come condivisibile l'abbassamento di Pobega con l'ingresso di Brekalo per Mandragora o il tentativo di rivitalizzare la corsia di sinistra con Ansaldi per Vojvoda. I cambi, tuttavia, non hanno spostato gli equilibri, come già successo troppe volte in questa stagione. Resta, perciò, lecito attendersi da qui in avanti qualche giovane in più in campo tra le fila granata, anche in prospettiva futura. In questo quadro grigio per il Torino bisogna dare atto al Genoa di aver giocato con coraggio. Alexander Blessin ha ridato un'anima alla sua squadra e ieri sera ha dimostrato di aver appreso una regola imprescindibile del nostro calcio, ovvero il "catenaccio". L'ha proposto con arguzia e intelligenza, rispondendo così all'inferiorità numerica. Non ha indugiato, ad esempio, nemmeno un minuto dopo il rosso a Ostigard, inserendo Bani per Amiri e innalzando la sua barricata. E nel secondo tempo ha giocato per venti minuti senza punte, togliendo Destro per inserire Hefti (salvo poi inserire Yeboah per cercare qualche strappo offensivo quando la benzina di Portanova, vero tuttocampista, è finita). Non ha avuto paura di difendersi con dieci effettivi, e alla fine ha avuto ragione, perchè il Genoa nel secondo tempo non ha concesso palle gol.
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