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Longo e i 70 euro del Napoli

Loquor / Torna l’appuntamento con la rubrica di Anthony Weatherill: “Il ragazzo del Filadelfia, in quel momento, deve aver toccato il cielo con un dito e si è voltato verso la sua gente di sempre ricambiando l’applauso”

Anthony Weatherill

"“L’irresoluzione è peggio

della disperazione”.

Giacomo Leopardi

"Esiste un legame tra i settanta euro chiesti da Aurelio De Laurentis per un posto in curva di Napoli-Barcellona e la nomina di Moreno Longo alla guida tecnica del Torino Calcio. E’ un legame che porta dritto al cuore e alle emozioni dei tifosi. Ricordare, facendo un cambio virtuale euro/lira, come settanta euro siano le centoquarantamila lire di un tempo in cui Maastricht era solo una ridente città universitaria, dal sapore medioevale, della zona meridionale dei Paesi Bassi (attenzione a non chiamarla più Olanda, visto che una recente decisione del governo “Orange” ha stabilito come Paesi Bassi sia l’unica denominazione ufficiale del Paese dei Tulipani), non vuol dire solo fare della banale statistica valutaria, ma sottolinea a tutti noi il reale valore da versare nelle casse della società partenopea in occasione del prestigioso ottavo di finale di Champions League, nell’ipotesi di voler assistere al live dell’avvenimento sportivo in scena prossimamente allo “Stadio San Paolo”. La cosa sembrerebbe una sorta di rapina con scasso al cuore e al portafoglio dei tifosi napoletani, a rasentare la circonvenzione d’incapace. Perché noi tifosi, quando entriamo in relazione con la nostra squadra del cuore, perdiamo lucidità e non riusciamo più ad avere razionalità nella cura autodeterminata dei nostri interessi patrimoniali. Diventiamo, in altre parole, soggetti estremamente vulnerabili. Seguire la squadra di calcio sovente può portare ad altro da sé, dal sé dello scorrere quotidiano, che poi è il nostro vero e unico ambito razionale dell’esistere. I presidenti delle squadre di calcio, a cui il mondo contemporaneo ha fatto scoprire la “bellezza” del plusvalore infinito marxiano anche nel gestire i loro club, sono perfettamente a conoscenza di tale umana debolezza di cui sono afflitti i tifosi e sono sempre pronti ad approfittarne. Anche perché ormai quasi nessun presidente è tifoso della squadra di cui è proprietario, a meno che non si voglia rubricare seriamente un Massimo Cellino tifoso del Brescia, o un Aurelio De Laurentis tifoso del Bari.

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"Sono affari, sono solo affari, continua a sostenere il neo liberismo invaghitosi anche del mondo del calcio, laddove il brand da gestire sono il cuore e la testa dei tifosi. Perché i tifosi hanno ovviamente anche una testa, sovente messa al servizio di una emozionalità difficile da gestire. Per una squadra di calcio è facile diventare metonimia nel cuore del suo tifoso, e allora “il tenere alto il nome della propria squadra” diventa per magia la figura retorica qualitativa “dell’onorare la maglia”. Un tropo dal pregio immediato dovuto ad una fulminea identificazione poetica dell’individuo con l’oggetto della metonimia. La maglia della squadra del cuore è qualcosa che danza davanti agl’occhi, è identificazione concreta di un amore difficile da spiegare persino a se stessi. E l’amore, qualsiasi amore, si aspetta gesti di onore, e dall’onore trova gratifiche commoventi. L’amore, a volte, porta a giustificare tutto, anche a rischio di far paventare ad occhi altrui qualcosa di patologico. Un amico tifoso del Napoli, mi ha detto che in fondo sta anche bene ai tifosi napoletani di pagare quell’obolo “curvaiolo” dal valore di settanta euro, perché è un modo di fare azionariato popolare e sostenere la squadra dal punto di vista finanziario. Sorrideva mentre lo diceva, credo si rendesse conto di spararla un po’ grossa, ma una base di verità, nel cuore da tifoso, credo ci fosse in quella sua considerazione. Sono gli splendidi paradossi della condizione del tifoso di calcio, seriamente proteso a vedere la propria squadra del cuore alla stessa stregua della persona amata a cui si è devoti. Ella, la persona amata, non può essere perfetta, ed aspirare a far finta delle sue imperfezioni, mentre inconsapevolmente si approfitta della suddetta devozione, è una delle diverse modalità in cui è possibile declinare il nostro amore. Credo tutti ci si renda conto come la festa di “San Valentino” sia diventata occasione dove il capitalista trova le sue occasioni nel creare “eccedenza di capitale”, ma la sua cupidigia è oggettivamente assecondata dal nostro bisogno di mostrare amore tangibile verso la persona amata.

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"E’ scaltra l’intelligenza dedita all’utilizzo funzionale dell’amore e dell’empatia che da esso ne deriva, ma parimenti c’è il rovescio della medaglia a far notare come l’amore abbia un potere non indifferente. Un potere da tenere da conto, obbligando i padroni del vapore ad assecondarlo. Perché i padroni del vapore hanno fatto diventare la squadra di calcio un mero mezzo di produzione atto all’accumulo di capitale, ma gli è rimasto comunque chiaro come i tifosi non siano solo dei consumatori di un bisogno, ma sono anche padroni virtuali di quel bisogno. I presidenti delle squadre di calcio sono padroni solo a metà di ciò da loro posseduto concretamente per intero, ed è questa singolare natura di concetto di proprietà privata a rendere il calcio qualcosa di veramente unico. Accade, nel Toro precipitato nella tempesta sportiva attuale, come il proprietario del mezzo di produzione, Urbano Cairo, si debba porre urgentemente il problema della contestazione sempre più montante di coloro, i tifosi, da lui considerati clienti. Ed essendo clienti ai quali, con il tempo, non puoi imporre una Coca Cola dal sapore leggermente modificato, comprende, il presidente del Toro, come l’unica via di salvezza, per la sua serenità di proprietario del mezzo di produzione Torino Calcio, forse sia ritornare al sapore dell’antico ricordo, riafferrando uno dei più significativi baluardi valoriali della storia granata, ovvero lo stadio “Filadelfia”. Moreno Longo era la persona giusta per calmierare gli umori di una piazza a dir poco imbufalita, e non tanto perché Longo sia già un tecnico di provato talento (gli auguriamo, magari proprio al Toro, di dimostrarlo), ma perché ci si trova di fronte ad un “Ragazzo del Filadelfia”, perfetto parafulmine d’amore costruito negli spogliatoi che furono del “Grande Torino”. L’applauso con cui la gente granata ha salutato il primo allenamento diretto da Moreno Longo, è stato come una gioia di una preghiera finalmente esaudita.

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"Il ragazzo del Filadelfia, in quel momento, deve aver toccato il cielo con un dito e si è voltato verso la sua gente di sempre ricambiando l’applauso. Forse di fronte a quell’amore avrà percepito l’armonia regalata dalla perfezione: tutti erano finalmente felici. Non credo Urbano Cairo possa mai comprendere la vera natura di quell’armonia granata, comunque bisogna riconoscergli la scaltrezza di aver individuato l’unica possibile via da percorrere verso coloro posti a garanzia degli utili del mezzo di produzione di sua proprietà. Qualcuno, maliziosamente, potrebbe osservare come l’imprenditore alessandrino abbia gabbato e dribblato i cattivi umori dei suoi tifosi, perché invece di qualche garanzia tecnica in più gli ha spiattellato il valore del ricordo come medicina per guarire da tutti i mali che oggi attanagliano la squadra granata. Qualcuno potrebbe pensare, esattamente come per il mio amico tifoso del Napoli comprensivo sul biglietto di curva venduto a settanta euro, di trovarsi di fronte all’ennesima circonvenzione d’incapaci operata da un presidente di una squadra di calcio. Ma sarebbe una malizia parzialmente vera, perché non si considererebbe come il tifoso del Toro oggi, vedendo la sua squadra in pieno sbando, non voleva una qualche approssimativa garanzia tecnica in più, voleva semplicemente qualcosa in cui finalmente riconoscersi. Non si terrebbe conto del fatto come il mio amico tifoso del Napoli, si senta davvero rassicurato da quella parte dei suoi settanta euro destinati magari al rafforzamento della squadra nel prossimo mercato giocatori, e di come sia felice di essere lì a sfidare il Barcellona. Difficile comprendere dove sia situata la verità, ma questo è il mistero bellissimo del calcio, collegato al mistero più grande dell’esistenza. “Se la vita non è la ricerca della felicità, allora la vita cosa è?”, scriveva Giacomo Leopardi ad un amico, e forse la risposta al quesito del più illustre poeta italiano di sempre giunge dal quel ragazzo di via Filadelfia posto in mezzo al campo a dirigere il primo allenamento della squadra dei suoi sogni. Forse Urbano Cairo è convinto di aver gabbato (da cinico proprietario del mezzo di produzione) i suoi tifosi, ma di una cosa si può essere ragionevolmente certi: ai tifosi del Toro non importa nulla di questa nuova gabola. Vedere Moreno Longo entrare al Filadelfia come comandante in campo è stato come riappropriarsi del loro destino. Ed è questa l’unica cosa che conta.

(Ha collaborato Carmelo Pennisi)

"Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.

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