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Pioli domina Juric: il croato non trova una soluzione su Leao e il Toro sbanda

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Problemi sia in fase di non possesso che di possesso per un Torino mai così brutto nella gestione del tecnico croato
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Impalpabile. La prestazione del Torino al "Meazza" contro il Milan si può definire con questo termine che stride con quanto visto a qualsiasi latitudine della penisola nel corso delle prime due stagioni di Ivan Juric. Anche nel passato campionato c'erano stati i pesanti k.o. con il Napoli ma mai come ieri sera, sabato 26 agosto, si aveva avuto l'impressione di una squadra scarica. Il Torino è stato assaltato dal Milan fin dall'avvio della partita e la differenza tra le due compagini è risultata enorme, come ha fatto notare Juric al triplice fischio. Va dato atto al tecnico croato che non ha trovato scusanti nella notte di San Siro: ha definito la sconfitta per 4 a 1 con i rossoneri la peggior partita della sua gestione, una partita che non può che provocare delle riflessioni profonde su tanti aspetti. I primi che vengono in mente sono due: tattici e relativi agli uomini sui quali fare affidamento.

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L'uomo su uomo a tutto campo è stato eluso dalla qualità del Milan

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Stefano Pioli, battuto da Juric in due circostanze su tre nella scorsa stagione, ha messo in campo un Milan pieno di qualità che ha dato l'idea di divertirsi. L'allenatore emiliano è riuscito a eludere la pressione uomo su uomo a tutto campo di Juric. L'ha fatto con lo smarcamento senza palla (emblematico il meraviglioso gol di Theo Hernandez) e con i dribbling dei suoi interpreti (Leao a tratti ha dato spettacolo e ha messo in seria difficoltà Schuurs). Proprio sul costante uno contro uno tra Schuurs e Leao si può ragionare. Juric non aveva Djidji e Zima già in passato aveva sofferto il portoghese, ma dovevano essere predisposti dei raddoppi, anche a costo di un cambio modulo. Fatta la premessa che poche squadre di questa Serie A possono vantare la stessa qualità del Milan, quello che però è accaduto ieri sera non può che aprire riflessioni tattiche su questo Torino. La fase difensiva, intesa come fase di non possesso palla, è apparsa facilmente eludibile dal Milan e impostare la partita uomo su uomo a tutto campo è risultato deleterio, soprattutto in una partita nella quale il Torino andava alla metà del Milan. Bastava, come detto, un dribbling ben fatto, una giocata di prima ben congeniata o uno smarcamento senza palla intelligente per far saltare tutte le certezze difensive del Torino. Nell'arco dei novanta minuti non è stata trovata una soluzione alternativa ma bisognerà pensarci in vista del prossimo futuro. Dal punto di vista tattico, inoltre, in una serata nera come quella di ieri, è sembrato davvero impari il confronto a centrocampo tra rossoneri e granata. Pensare di rimpolparlo a partita in corso, andando così anche a fornire dei raddoppi ai difensori, non sarebbe stato male perché sia la coppia Ricci-Ilic nel primo tempo sia quella composta da Ricci e Linetty nella ripresa hanno girato clamorosamente a vuoto.

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Fase offensiva praticamente assente: non è funzionato nulla dalla cintola in su

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Questi aspetti potranno apparire lampanti nell'analisi accurata che Juric si è ripromesso di fare in queste ore in vista della ripresa degli allenamenti. Se la fase di non possesso ha fatto acqua da tutte le parti, dopo che contro il Cagliari non aveva invece presentato gli stessi problemi, complice anche un livello ben differente tra i sardi e il Milan, invece quella offensiva è stata praticamente nulla e se possibile è risultata ancor più sterile di quella di lunedì 21 agosto. Al Torino è mancata totalmente la verticalità e nello stesso tempo non è funzionata l'aggressione alta che va a braccetto con la verticalità; inoltre, rispetto alla scorsa stagione non c'è stato un solo momento nel quale il Torino ha provato con il palleggio a dominare l'avversario. Si sono visti tanti cambi di gioco improduttivi e poi una quantità di lanci dalle retrovie il più delle volte facilmente leggibili dalla difesa del Milan. Il quadro è stato reso ancor più fosco dall'incapacità di Pellegri di dettare la profondità e di Radonjic, Vlasic e Karamoh di saltare l'uomo. Ci sono poi state tante incomprensioni sulle corsie esterne, tanto che l'apporto dei vari Vojvoda, Bellanova e Lazaro è stato praticamente nullo dalla cintola in su. In fase di possesso, dunque, la serata di San Siro ha raso lo zero e per la difesa del Milan il compito è stato davvero semplificato. Viene da chiedersi, in conclusione, dove sono finiti i principi di gioco di Juric.

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