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Difficile trovare nel mondo dello sport nostrano un dirigente che sappia creare con le tifoserie un rapporto di grande affetto e stima, proprio di norma solo di calciatori e allenatori, come ci riesce Stefano Braghin.
Cresciuto in quel di...
Difficile trovare nel mondo dello sport nostrano un dirigente che sappia creare con le tifoserie un rapporto di grande affetto e stima, proprio di norma solo di calciatori e allenatori, come ci riesce Stefano Braghin.Cresciuto in quel di Ivrea mangiando pane e calcio, ha sposato una donna di Torino prima di emigrare per vivere la sua vita nel pallone, iniziando da Pisa: un biennio nel quale la società nerazzurra torna a intravedere la luce, sfiorando la B, vedendosi passare davanti la Fiorentina per “meriti sportivi”, e in generale portando i toscani dove solo sette anni dopo sarebbero arrivati, con Petrachi.Al Pisa si lega molto, e l'esperienza gli rimane nel cuore; non sa che accadrà lo stesso anche con quelle successive. A partire da quella Ivrea che per lui sarà un ritorno a casa, e che lui porta nuovamente tra i professionisti in C1 (scoprì Bertani), assistendo però poi alla triste parabola discendente di una società che fallisce. Rimane in Piemonte, trasferendosi all'Alessandria, dove prende una neopromossa e la trascina ad un nuovo salto in avanti, in Prima Divisione. Anche qui, il rapporto con la piazza non si esaurirà dopo i soli dodici mesi in cui lavora per i grigi.Braghin viene infatti chiamato a Bassano del Grappa, e stavolta il suo grande lavoro viene anche pagato come si deve; d'altronde, a Renzo Rosso non mancano certo liquidità e ambizione.Anche qui, al primo colpo riesce (complice ripescaggio) nell'impresa di vedere promossa la propria squadra; un vero portafortuna, Braghin. O qualcosa di diverso, qualcosa di più...?Stefano Rosso (niente a che vedere con il nostro stimato giornalista, NdR...), figlio di Renzo e presidente del Virtus, ha fatto subito firmare al direttore generale un rinnovo biennale.Ma ora, il capace dirigente potrebbe tornare nuovamente a casa, o meglio a casa della moglie. Ci sarebbe infatti Torino, il Torino, che lo chiama.Braghin ci pensa: si é legato a Bassano, come -si diceva prima- ad ogni piazza in cui ha lavorato. A Pisa, quando vi si é ripresentato da avversario, ha trovato in curva un grande striscione dedicato che recitava “Bentornato a casa, Stefano”; ad Alessandria, venne emesso un comunicato degli ultrà di questo tenore: “Grazie Stefano! Con tutto il cuore e la stima tutti i gruppi della Gradinata Nord vogliono esprimere la gratitudine a Stefano Braghin per quanto ha fatto e dimostrato in questi anni... Abbiamo avuto la fortuna di conoscere l'uomo e l'onore di apprezzare il lavoro del direttore...”.Insomma, non roba di tutti i giorni, per un “semplice” dirigente, che peraltro non vive nemmeno sotto i riflettori del calciomercato come invece accade ai ds.Ma evidentemente, Braghin sa farsi apprezzare.Anche da Cairo; che, sappiamo per certo da diretti interessati, in questi giorni ha parlato più volte con il dirigente del Bassano.Per offrirgli quale ruolo? Quello, a lui naturale, di direttore generale? Per questa posizione, ci sarebbe un ballottaggio con il candidato in pole position, Comi, che é sempre più lanciato verso la conquista del posto, come anticipato due settimane fa da TN (ribadito ieri).Dunque, é al vaglio la possibilità che quest'ultimo venga effettivamente nominato dg, e che Braghin vada a prendere il suo posto come responsabile del settore giovanie.In ogni caso, siamo davanti a dirigenti giovani e capaci; l'importante é che una decisione venga presa e qualcosa venga fatto, e soprattutto che i nuovi quadri abbiano in mano un potere effettivo e non solamente di facciata.
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