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Tomà, se ne va l’ultimo “Invincibile”: l’arrivo al Toro e l’infortunio che gli salvò la vita

Oggi ci ha lasciato l'ultimo sopravvissuto del Grande Torino: ecco la sua storia

Redazione Toro News

"Se ne va un altro pezzo di storia granata: oggi, infatti, è mancato Sauro Tomà - l'ultimo sopravvissuto di quello che era il Grande Torino, la squadra più forte di tutti i tempi. Tomà ci lascia a 92 anni, e insieme a lui se ne vanno gli ultimi ricordi di chi ha avuto l'onore di giocare e gioire insieme agli Invincibili. Ripercorriamo insieme la sua storia, da un inizio difficile al successo, fino a quell'infortunio al ginocchio che gli salvò la vita.

"GLI INIZI - Tomà nasce vicino a La Spezia il 4 dicembre 1925 e muove i suoi primi passi da calciatore in alcune formazioni locali, tra cui il Ruentes Rapallo e la Vogherese. I primi provini di Sauro furono per il ruolo di portiere: Tomà amava tantissimo il ruolo, ma vista la tanta concorrenza decise di presentarsi come terzino. E qui iniziò davvero la sua carriera, con lo Spezia che lo acquistò immediatamente. Le sue abilità vennero notate dal Presidente del Grande Torino Ferruccio Novo, che nel 1947lo strappò alla concorrenza di Genoa e Juventus.

 Ferruccio Novo, presidente del Grande Torino

"IL SUCCESSO - Il suo inizio al Toro non fu semplice: inizialmente, sembrò che il Torino volesse rinegoziare l'acquisto di Tomà, ritenuto troppo oneroso (con 5 giocatori granata che sarebbero dovuti andare in Liguria), ma ben presto il giovane terzino convinse Novo della bontà dell'affare. Tomà iniziò prendendo il posto di un infortunato Virgilio Maroso, e si fece subito notare dalla stampa: il momento di maggiore notorietà e visibilità internazionale, però, lo ebbe durante la tourneé estiva del 1947 in Brasile, quando divenne - grazie alle sue prestazioni - un vero e proprio beniamino per gli italiani in sudamerica e per gli stessi brasiliani. Con il Toro, vinse il campionato 1947/48 e poi il 48/49.

"MAZZOLA E L'INFORTUNIO  - Tomà legò moltissimo sin da subito con il capitano granata Valentino Mazzola, che fu il primo ad accoglierlo al suo arrivo a Torino. In generale, il giovane spezino aveva ottimi rapporti con tutto lo spogliatoio - e si guadagnò ironicamente il soprannome"due metri e settanta", per via dei suoi rinvii molto corti. Durante il campionato 1948/1949 subì un grave infortunio al ginocchio, e nonostante il consulto di molti ortopedici non riuscì a guarire del tutto. Il medico, dunque, non gli diede il consenso per partite insieme alla squadra per l'amichevole di Lisbona insieme alla squadra, e quella fu la scelta che salvò la vita a Tomà: il 4 maggio 1949, infatti, l'aereo che trasportava il Grande Torino di ritorno dal match contro il Benfica si schiantò contro Superga. Nessun sopravvissuto.

"DOPO IL TORO - Dopo la tragedia, Tomà decise di restare al Torino - ma non fu facile per lui: il terzino non trovava serenità, continuando a ripensare a tutti o compagni e amici morti e al suo "status" di sopravvissuto. Tomà lasciò il Toro nel 1951 per approdare al Brescia, terminando poi la carriera a Bari nel 1955. Dopo il ritiro dal calcio giocato, Tomà è rimasto molto vicino all'ambiente Toro - scrivendo e raccontando la sua storia. Dal 2011, dopo la morte dell'altro sopravvissuto del Grande Torino, il secondo portiere Renato Gandolfi, rimase l'unico superstite ad aver giocato in quella gloriosa squadra. Ci lascia oggi, 10 aprile 2018, all'età di 92 anni.