Il derby di quest’anno, ma in realtà da più anni, è sempre stata una lotta impari. Se da una parte c’è una squadra, quella bianconera, ricca di campioni grazie alla ricchezza societaria e agli ingaggi favolosi che li fanno accorrere al primo richiamo, dall’altra parte c’è il Toro, la storia del calcio, la leggenda, una squadra che è stata costruita stagione dopo stagione, nell’era Cairo, e che piano piano sta cercando di tornare nel calcio che conta sia in Italia che in Europa, ma sicuramente inferiore tecnicamente ai bianconeri. Il Toro di Bersellini era sicuramente una compagine più debole rispetto alla Juventus di Platini eppure riuscì a vincere con corsa, grinta e orgoglio. Stessa cosa si può dire per Sonetti e il Toro di Rizzitelli che piegò la Juventus. Quelle due squadre bianconere dominavano il campionato italiano ma non riuscirono mai a piegare il Toro.
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Toro, al derby a muso duro
Certi derby si possono vincere, come vinse Davide contro Golia, con astuzia sicuramente, ed è la prima regola che i granata dovranno osservare, la furbizia di non cadere nei tranelli di entrate troppo impetuose per evitare facili cartellini gialli se non rossi. Si può essere poi duri incutendo paura agli avversari già nel tunnel che li porterà poi sul campo. I derby non si affrontano con i sorrisini e gli abbracci nel sottopassaggio, basta strette di mano. Quelle si possono fare in altri luoghi ma non nello Stadio Grande Torino e per un derby contro i bianconeri. Uno sguardo cattivo verso un giocatore bianconero fa più paura di un entrata da tergo che servirebbe solo ad avvantaggiare la squadra avversaria. Giocatori come Rincon, Izzo, Meitè, Belotti, Ola Aina, Nkoulou, Djidji hanno nella loro fisicità un valore che devono mettere in campo e fare esplodere.
Il Toro poi dovrà agire con aggressività, con un pressing asfissiante, mordendo il giusto le caviglie dei bianconeri. Se riflettiamo sulla classifica e sulle statistiche il Toro sarebbe già condannato, ma lo era anche Davide contro Golia. 21 punti di differenza sono davvero tanti cosi come la differenza reti che vede i bianconeri in campionato con 32 reti all’attivo e solo 8 al passivo rispetto al Toro che di gol ne ha segnati 19 e subiti 16 che ne fanno comunque la quarta migliore difesa del campionato. Ma la condanna non può mai avvenire prima di una sentenza definitiva, quella la darà il campo dopo i 90 minuti regolamentari e al limite con l’aggiunta di quelli di recupero.
Ecco perché il Toro oggi deve mentalmente partire alla pari, senza paure reverenziali. Se da una parte ci sarà Ronaldo il Toro avrà un giocatore come Izzo che sicuramente giocherà con l'orgoglio e la grinta che tutti gli riconoscono. Se loro avranno Mandzukic i granata avranno un giocatore come Nkoulou capace di rispondergli per le rime. A centrocampo il Toro può dire la sua perché la mediana granata ha tre giocatori che sanno essere grintosi e hanno capacità tecniche tali da poter competere contro i bianconeri. Il carattere del Toro dovrà superare la forza della Juventus, che si sa bene quanto sia una corazzata, che però non è invincibile e lo ha dimostrato lo Young Boys. Al Toro non serve la simpatia che ha dichiarato Chiellini nei confronti della squadra granata, quelli sono respinti e nessun tifoso granata li accoglierebbe mai con sé.
Basta con queste simpatie gratuite, il derby è derby: è scontro, durezza e orgoglio. Già un orgoglio di indossare la maglia granata, di sentirsela sulla propria pelle, di vincere per quei tifosi che hanno come fede il Toro. Già, il Toro non è passione ma è fede! Scendere in campo con la mentalità giusta è quello che dovranno fare i granata, l’impatto con i primi minuti dirà subito che partita sarà e cosa potrà regalare il Toro ai suoi tifosi che vorranno a fine partita uscire a testa alta in un modo o nell’altro, che si vinca o che si perda, ma a testa alta sempre!
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