Andrea quest'anno ha perso tanto: tanto gioco, tanti gol, la possibilità di giocare i Mondiali, e a quanto pare persino quell'aurea di intoccabile che si era guadagnato l'anno scorso, con il suo viso pulito, con i suoi modi gentili, con la sua grinta, e quella fascia che, dopo Benassi, non poteva essere altro che sua.
A quanto pare, l'ennesimo errore dal dischetto ha innescato nei tifosi una reazione rabbiosa, tipica di chi non sa più a chi dar la colpa di una stagione deludente. Insomma, tutti addosso a lui, con il suo silenzio, il suo essere dichiaratamente tifoso rossonero, il suo non essere più lui.
Io credo che dovremmo tutti fermarci un secondo a ragionare, credo che sia ora di vedere il progetto Torino nella sua totalità, cercare di valutare quanto questo progetto sia davvero una crescita, quanto possa essere stimolante per un giocatore con una carriera davanti. E poi ritornare al Toro, e scoprire nelle identità dei giocatori che passano e in quelli che si fermano, cosa c'è di "Toro". Andrea Belotti ha sempre avuto tanto di quello che noi siamo andati cercando nei giocatori e negli allenatori, e noi non possiamo permetterci di avere la memoria così corta.
Potrebbe avere già un contratto firmato con un'altra squadra e un piede verso un'altra città, ma sarà sempre più vicino al Toro di chi oggi lo rinnega o inventa fantasiose ipotesi sulla sua stagione sfortunata. Per me Andrea rimane una buona parte di Toro, e si vede già solo in quanto ci è mancato quest'anno. E se vorrà prendere un'altra strada, ci avrà comunque ridato una parte di quello che siamo.
Buonanotte granata...
Laureanda in Scienze della comunicazione ed imprenditrice, un cuore granata da 33 anni. Da tre stagioni a Toro News, condivido la mia insonnia post-partita e i miei sogni, primo tra tutti quello di un calcio fatto solo di emozioni e di un Toro composto da giocatori-bandiere.
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