Ritorno al passato. Cosa sapevi del Toro prima di venirci a giocare?
Un po’ della storia granata la conoscevo perché al Lanus, in Argentina, avevo avuto come allenatore Patricio Hernandez, che aveva giocato al Toro. Il Torino è una squadra famosa in tutto il mondo per quello che rappresenta la sua storia e la sua forza indomita. Al momento di trasferirmi avevo proposte dal Portogallo e da altre squadre di Serie A, ma sono voluto venire qui perché ero convinto dell’importanza di questa società. Purtroppo a livello sportivo e finanziario quello non fu un bel periodo, ma credo che una squadra forte tecnicamente come la nostra oggi difficilmente si può vedere in B: Sorrentino, Balzaretti, Tiribocchi, Ferrante, Fuser.
Cosa pensi della squadra attuale?
Dopo il fallimento, con l’arrivo di Cairo la società ha trovato una stabilità. Bisogna riconoscere il lavoro del presidente e del Direttore Sportivo Petrachi. Oggi il Torino è un club solido, costantemente in Serie A e molto ambito dai giocatori. I tifosi (mi ci metto anche io) e chi ama questi colori vorrebbero qualcosa in più a livello di ambizioni sportive, ma stiamo attenti a non fare il passo più lungo della gamba a livello economico.
C’è qualcuno in particolare che ti esalta?
Sicuramente Belotti per la grinta e lo spirito che ci mette in ogni partita. Un calo dopo la stagione indimenticabile di due anni fa, è normale, ma le sue potenzialità e qualità sono indiscutibili. Poi c’è il talento di Falque. Sono due giocatori completamente diversi, ma entrambi difficili da marcare. La squadra mi piace e penso abbia un allenatore esperto che sa tirare fuori il massimo dai calciatori. Spero torni presto a qualificarsi in Europa.
Da qualche anno hai intrapreso la carriera di Ds, come sta andando?
Durante la mia ultima stagione in campo a Matera ho iniziato a studiare, spinto dal mio allenatore dell’epoca. È un ruolo che mi è sempre piaciuto, sentivo di poterlo fare e ho accettato di iniziare proprio da Matera. Abbiamo vinto un campionato di Serie D e disputato poi due ottime stagioni in C. Dopo ho fatto consulenze in giro per l’Italia, ho vinto un'altra D col Cerignola, ho lavorato al Bisceglie. L’ultima mia esperienza è stata al Milano City al seguito di Ezio Rossi, mio ex allenatore ai tempi del Casale.
A proposito di uomini mercato, ci risulta che tu sia un grande amico di un bomber che ha appena lasciato Torino, ma partendo dalla sponda avversaria: Gonzalo Higuain. Confermi?
Sì, sono cresciuto insieme a suo fratello Nicolas. Eravamo ragazzini, lui voleva diventare calciatore, poi ha capito che non faceva per lui ed è diventato il mio procuratore prima e quello di Gonzalo poi. Conosco Gonzalo da tantissimi anni e in Argentina ho anche giocato con l’altro suo fratello, Federico. Si può dire che loro siano quasi di famiglia per me.
Visto che il derby si sta avvicinando, una curiosità: cosa ti diceva Higuain delle partite contro il Toro? Anche i giocatori della Juventus sentivano la stracittadina tanto quanto i tifosi del Toro?
Certo che sì. L’anno scorso l’ho vissuta da vicino perché seguivo la Juve. Sia chiaro, non per tifo, ma per l’amicizia con Gonzalo. E posso dirvi che anche loro la vedono come una partita importante, speciale tra tutte. Le possibilità delle Juve sono molto superiori, ma la storia del Toro ha dimostrato che con il cuore e la grinta si possono fare partite indimenticabili. Mi auguro che sia così anche nel prossimo derby. Di fronte c’è una Juve praticamente imbattibile, ma sappiamo che nel calcio l’imbattibilità non esiste. Spero che i ragazzi di Mazzarri si sveglino tutti col piede giusto e magari Cristiano Ronaldo con quello sbagliato. E poi non c’è più Higuain, per cui speriamo arrivi una gioia per la gente granata!
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