
TATTICA – E allora c’è la questione tattica: Cissé gli ha dato libertà di offendere e di svariare su tutto il fronte d’attacco (invertendosi spesso con un giocatore come Manè) e questo sistema di gioco, in cui occupa principalmente il settore centrale senza particolari compiti difensivi, potrebbe essere la molla decisiva per far rendere il numero 11 del Toro. Una tesi corroborata dal fatto che, proprio quando è stato impiegato da prima punta mobile, a cavallo dell’insediamento di Mazzarri, ha sfoderato delle buonissime prestazioni (Bologna, Benevento e Sampdoria su tutte). Mihajlovic lo ha impiegato fin dall’inizio sulla corsia di sinistra in un 4-2-3-1 completamente sbilanciato, chiedendogli di ripiegare fino alla trequarti difensiva. È palese che Niang non abbia questa vocazione e la stanchezza con cui arrivava a ridosso della trequarti avversaria ne è la riprova.
Prescindendo da questi discorsi, la carriera del classe 1994 è sempre stata discontinua. Questa prova potrebbe essere stata una dimostrazione di forza oppure un’illusione, l'ennesimo fuoco di paglia. Per risolvere questo dubbio bisognerà osservarlo domenica: contro il Giappone, Niang e compagni potrebbero già qualificarsi agli ottavi di finale e l’attaccante ex Milan sarà l'osservato speciale in casa Toro. Riuscirà a riconfermarsi?
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