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Mazzarri, Di Francesco e l’Empoli di Salvemini: “Walter? La testa era un po’ matta!”

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Esclusiva / I due tecnici oggi contro, a Empoli furono compagni di squadra: "Walter si lamentava se non giocava, Eusebio gran lavoratore"
Marco Parella

Quella tra Di Francesco e Mazzarri è una sfida dai molti significati. Non solo due squadre che devono riprendere il volo al più presto per raggiungere i rispettivi impegni in classifica, non solo due ambienti che aspettano ancora di ritrovare il pieno entusiasmo di inizio stagione. Non solo il confronto tra due tecnici stimati nell’ambiente, ma desiderosi di fare risultato e convincere tifosi e media.

Ci facciamo raccontare quei tempi ormai lontani da chi li allenò e formò come professionisti, il mister di allora, Gaetano Salvemini.

Buongiorno mister, oltre trent’anni dopo i suoi due giocatori si ritrovano uno contro l’altro in panchina. Che effetto le fa?

Chi l’avrebbe mai detto? Ma sono super partes, tifo per entrambi.

Chi erano i “suoi” Mazzarri e Di Francesco?

Walter era un giocatore di qualità, mezzala ma anche trequartista votato all’attacco. Era potente, tecnicamente bravo, ma un po’ testa matta. Come tutti i giovani voleva giocare sempre, per cui quando lo lasciavo in panchina non la prendeva bene. Ma da un certo punto di vista mi faceva piacere, perché lo sentivo motivato. Di Francesco era un ragazzino appena maggiorenne. Lo feci debuttare io in A, aveva una grande voglia di fare bene e lavorava tanto.

Ogni allenatore prende qualcosa da chi lo ha allenato durante la carriera. Cosa le hanno “rubato”?

Difficile dirlo perché ormai sono due professionisti fatti e finiti che hanno raggiunto grandi traguardi. Io ero molto esigente, non concepivo scuse e ritardi, per esempio. Non ho mai fatto distinzioni per nessuno, altrimenti avrei perso il rispetto del gruppo.

Mazzarri e Di Francesco sono due allenatori che, effettivamente, sanno farsi rispettare.

Bisogna dare l’esempio innanzitutto. I giocatori, e parlo da ex giocatore, sono dei figli di buona donna, guardano e osservano tutto. Per questo bisogna avere una società solida alle spalle, ma soprattutto essere leali con la squadra.

In che senso?

Un tecnico deve innamorarsi di tutti i suoi “figli” e sapere che quelli che soffrono di più sono quelli che non giocano. Non bisogna allontanarli, anzi, prima vengono proprio loro. Perché chi gioca ha la fortuna di andare in campo e deve rendere tre volte di più per rispetto ai propri compagni.

Da giocatore meglio Mazzarri o Di Francesco?

Erano molto diversi tra loro. Uno era più un giocolieri, l'altro un lavoratore. Sono entrambe figure importanti in una rosa perchè sono i lavoratori a fare la squadra, ma se io consumo i trequartisti facendoli correre in ripiegamento poi non mi danno più quella qualità per vincere le partite.

Meglio il Toro di Mazzarri o la Roma di Di Francesco?

La Roma ha un tasso tecnico più elevato, ma nel calcio di oggi conta poco. Il Toro è una squadra che non molla mai, è tosta e in Serie A serve determinazione e crederci fin oltre il novantesimo. Sono due squadre vogliose, bisogna sudare in campo e poi vedremo chi vince. Io mi godrò la partita.

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