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Non puoi fare passare, caro Grasso, la contestazione come qualcosa contenuta nel dna del tifo granata, noi siamo solo in attesa, come tutti i tifosi, del segno di qualche buona notizia. Ci accontenteremmo anche solo di questo. E poi non puoi non considerare come dagli anni di Pianelli le cose nel calcio oggi siano radicalmente cambiate, con l’avvento delle tv e l’onnipresenza degli sponsor(tecnici e non), provviste di rendite sicure ai proprietari dei club calcistici. Stai svilendo la memoria e i sacrifici di Pianelli, se metti la sua presidenza in analogia con quelle che godono di tali rendite. Pensa se un giorno, all’improvviso, il tuo giornale si svuotasse in un colpo solo di Aldo Cazzullo, Ernesto Galli della Loggia, Massimo Franco, Massimo Gramellini, Federico Fubini, Federico Rampini, Angelo Panebianco e te medesimo, quale sarebbe allora la tua conclusione? Sul serio ritieni come a quel punto il Corriere potrebbe mantenere il ruolo che gli spetta di diritto, per la sua storia, nel panorama editoriale italiano? Si tratta di affari, quelli veri, e quindi è uno scenario che non si verificherà mai dalle parti del tuo giornale, obbligato ad aumentare costantemente i ricavi per sopravvivere in qualità e importanza.
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Perché lo stesso ragionamento il tuo editore non lo faccia con il Torino devi ammettere come rimanga un mistero, e questo lo può capire anche uno che di mestiere fa il barista piuttosto che l’impiegato di concetto(parola arcaica, ma rende l’idea). La mancanza di ambizione imprenditoriale sulle sorti del club per cui tu stesso tifi, non può non apparirti in tutta la sua evidenza, non può non far sovvenire alla tua intelligenza, sempre viva e attenta, qualche domanda logica. Cosa ha in più l’Atalanta bergamasca rispetto al Torino? Perché l’Udinese può avere un suo stadio e noi no? Quale necessità imprenditoriale fa vendere uno dei giocatori più forti della squadra negli ultimi giorni di mercato, senza nemmeno averlo comunicato all’allenatore? Possibile che nell’Aldo Grasso tifoso del Toro non ci sia nemmeno una punta di disappunto di fronte a tutto ciò? Qualche tempo fa, in conclusione di una sua conferenza, una giovane studentessa ha chiesto a Umberto Galimberti cosa ci fosse oltre al nichilismo contemporaneo, se fosse ancora possibile prefigurare un futuro non rassegnato alla “standardizzazione sociale” imposta dalla tecnica. Mi permetto, caro Grasso, di farti la stessa domanda, parafrasandola: esiste secondo te qualcosa oltre la gestione nichilista del Toro condotta fino ad oggi da Urbano Cairo? O come Mattia Feltri toccherà prima o poi dimettermi da tifoso del Toro per sopraggiunta consunzione?
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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