CI SI CREDEVA DAVVERO? - Insomma, anche quest'anno siamo in quel momento là: l'Europa è sfumata, e ci si divide tra chi ci ha creduto almeno un po', chi non ci ha creduto per niente e i (pochissimi) che, invece, erano convinti che fosse la volta buona. Che cosa è mancato? Non certo i tre punti (o il punto) di Bergamo, quanto la cattiveria giusta con le c.d. “piccole” (vogliamo a parlare del doppio regalo all'Hellas o dei pareggi casalinghi con Chievo e Genoa?), che non ha fatto il paio con le piccole “imprese” che invece hanno lasciato aperta qualche speranza (su tutte, il successo contro l'Inter).
A questo Toro è pesato come un macigno il cambio di allenatore (Mazzarri è bravo e Mihajlovic non aveva più il controllo della situazione, ma questa non era la squadra costruita ad immagine e somiglianza del serbo?); la stagione no di Belotti; la “punizione” infilitta a Ljajic (non sarà durata un po' troppo?); qualche evidente limite tecnico e la sostanziale mancanza di motivazioni. Siamo sicuri che il livello della rosa attuale non rispecchi davvero – punto più, punto meno - la posizione in classifica dei granata? Che il Toro non abbia davvero qualcosina in meno di Atalanta, Milan, Samp e Fiorentina? Che a loro non sia bastato guardarsi in faccia negli spogliatoi per capire che anche quest'anno sarebbe stato tutto rimandato all'anno prossimo?
Lo scopriremo quest'estate, quando sarà il momento davvero di dare qualcosa di più in termini di costruzione della rosa e di programmazione futura. O forse, non lo scopriremo mai... Ed anche il prossimo anno ci ritroveremo qui a guardarci negli occhi per darci appuntamento a quello successivo.
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