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“Fargli fare gol” – Storia di un caso che non c’era

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
La nuova puntata di Culto ci racconta una polemica incredibile nata da un labiale rubato composto di tre parole durante Toro-Bologna 2002: fargli fare gol

La storia del Toro ha una serie di misteri e momenti oscuri che potrebbero tranquillamente popolare un ciclo di Blu Notte, la trasmissione capolavoro di Carlo Lucarelli che raccontava magistralmente i misteri italiani. Qualcuno lo abbiamo già raccontato, per esempio quando venimmo narcotizzati contro il Las Palmas, altri verranno narrati. In questa puntata il mistero riguarda un labiale.

Seguendo questa vicenda diventa evidente come la famosa frase di Umberto Eco sui social media, spesso citata per darsi un tono e sentirsi superiori, fosse anacronistica. L’invasione degli imbecilli che l’intellettuale alessandrino lamentava era già in essere, anzi lo è dalla notte dei tempi, come dimostra la vicenda di quella tarda primavera 2002 che segue il ciclo vitale di quelle odiose “polemiche social” che avvampano improvvisamente e poi si sciolgono come neve al sole: il video che diventa virale, la canea di commenti (su tv e giornali in questo caso), innocentisti e colpevolisti, pareri non richiesti, sino a quando ci si stufa e si gioca con un altro giocattolo. Il tutto mentre siamo in piena Calciopoli senza averne l’ufficialità, alcune squadre stanno scricchiolando economicamente e a breve crolleranno e arbitraggi folli indirizzeranno il campionato (l’imminente Chievo-Inter 2-2 su tutti). Gli occhi del mondo sportivo invece sono rapiti da un movimento della bocca di Galante che sembra dire “Fargli fare gol”. L’unica differenza è che tutta la cagnara non nasce “dal basso”, ma dai cosiddetti professionisti dell’informazione, il che rende ancora più odioso il tutto.

Sabato 6 aprile 2002 il Torino di Camolese ospita il Bologna col morale altissimo dopo aver vinto a Verona grazie alla fuga per la vittoria di Franco Ramallo il sabato di Pasqua. Si parla apertamente di Europa sia quella principale, la Coppa Uefa, sia della porta di servizio chiamata Intertoto. La serata, iniziata con tafferugli fra tifoserie, è gradevole, le speranze sono tante, ma i rossoblù che stanno lottando per la Champions League, sono un avversario da temere. Il Toro è privo di Asta, Comotto e Ferrante e al 24’ Lucarelli verrà sostituito da Quagliarella, ma al 20’ è passato in vantaggio con una punizione capolavoro di Scarchilli dopo che in precedenza Bucci in uscita aveva salvato il risultato su Cruz. Il tempo si chiude con i granata in vantaggio grazie a un altro paio di interventi di Bucci e con un Franco che illude di essere il giocatore per cui valeva la pena spendere tutti quei soldi. Nella ripresa al 51’ il Bologna pareggia con un diagonale di Cruz sugli sviluppi di un angolo su cui la difesa del Toro, Delli Carri in testa, si fa un paio di dormite. Bucci prima, sempre sul Jardinero, e Pagliuca poi, su colpo di testa di Quagliarella, devono impegnarsi per non subire la seconda rete. La partita va spegnendosi con le squadre che tutto sommato si ritengono soddisfatte del punto e Tombolini fischia la fine mostrando una scritta sulla mano che celebra le 100 partite arbitrate in serie A in una gara dove ha punito diciotto falli complessivi, senza ammoniti.

Mentre i tifosi granata stanno tornando a casa con un pizzico di amaro in bocca per la mancata vittoria, Tele+ mostra un filmato dei secondi che precedono la battuta dell’angolo che varrà il pareggio del Bologna. Galante e Delli Carri stanno confabulando e le uniche parole che risultano comprensibili sono pronunciate dall’ex interista e sono tre: “fargli fare gol”. Estrapolando dal contesto sono parole senza significato, può esserci benissimo un “non” davanti che ribalterebbe il valore che si vuole dare alla frase, ma tanto basta per avviare la macchina del sospetto e imbastire parecchie trasmissioni. Quei pochi secondi verranno trasmessi per giorni, rallentati fino al parossismo per cercare di capire se dietro a quelle parole ci fosse dolo o cos’altro.

Negli spogliatoi se Mazzola glissa con una battuta (“Ero in tribuna, era difficile sentire…”), Galante è quasi incredulo quando deve provare a discolparsi. Dice di essere uno che in campo parla molto, che sicuramente avrà detto a Delli Carri di stare attento per non prendere gol proprio in quel momento e che sarebbe stato folle regalare un pareggio quando, col successo, la salvezza sarebbe stata cosa fatta e ci si sarebbe potuti concentrare anche su altri traguardi. Anche i tesserati del Bologna rifiutano le accuse di un punto combinato, pur dicendosi contenti del pareggio visto che nel finale non ne avevano più per provare a vincere. Non basta, perché Controcampi e Processi vari stanno affilando le armi per rendere quelle tre parole famose come quelle dell’omonima hit di Valeria Rossi dell’estate precedente.

L’Ufficio Indagini della Figc apre un’inchiesta come atto dovuto. Galante viene invitato alla Domenica Sportiva dove mantiene la sua versione, Delli Carri, che la sera della partita era già andato via prima che scoppiasse il caso, nega qualsiasi addebito e spiega l’errore che ha fatto in occasione del pareggio dal punto di vista tecnico. A Stadio Sprint Camolese usa le parole delle saggezza: “Avevamo bisogno di punti per raggiungere la salvezza, con prospettive europee importanti. Abbiamo terminato con il diciottenne Quagliarella al posto di Lucarelli dopo meno di mezz’ora e qualche calcolo l’abbiamo fatto. Ma non bisogna pensare male ogni volta che c’è un pareggio. Chi ha giocato al calcio sa che la paura di perdere e la stanchezza a un certo punto la fanno da padroni. Succede da sempre e non c’è da scandalizzarsi”. Iniziano a esprimersi anche gli addetti ai lavori tra chi rifiuta il pareggio come accomodato viste le parate dei portieri dopo l’1-1 come Italo Cucci e chi non si scandalizza del “meglio due feriti di un morto” purché non ci siano soldi di mezzo come Zazzaroni e Sconcerti. Fra gli allenatori Carlo Mazzone commenta in maniera piuttosto contorta: “Io non c’ero e non l’ho neppure vista, mi hanno riportato le cose e allora rispondo con una battuta delle mie che deve essere un messaggio per tutto il calcio: perché se le cose stanno così io non ci sto più in questo calcio. Però ripeto, io non c’ero e dunque mi è difficile giudicare”. De Ascentis butta lì una frase da uomo forte (“Se Galante avesse detto una frase del genere, lo avrei attaccato al muro”), mentre il portiere del Bologna Pagliuca allunga le ombre del sospetto sul fatto che queste polemiche siano costruite ad arte per favorire il Milan nella corsa alla Champions. Sembra davvero la sezione commenti di un post qualsiasi, manca solo qualcuno del Calcio Twitter che dica “Stai spiegando”.

Massimo Gramellini, ai tempi ancora decisamente efficace, nella sua rubrica Granata da legare per La Stampa la butta sul riso amaro ipotizzando una seduta processuale in cui l’avvocato difensore dei nostri mostra i gol subiti dalla difesa del Toro contro Piacenza, Venezia e Chievo come prova per scagionare i malcapitati difensori mentre alcuni giurati svengono e urla di terrore si diffondono nell’aula di tribunale. Nel frattempo inizia a muoversi timidamente anche la magistratura ordinaria, gli 007 federali più che occuparsi de labiale si fanno spiegare il movimento innaturale sul gol di Delli Carri (quasi dando ragione al pezzo di Gramellini), mentre Camolese inizia a spazientirsi dimostrando che le guance da porgere sono finite. Tanto per stemperare il clima, Snai decide di non quotare la successiva Atalanta-Torino giudicata da pareggio annunciato scatenando l’ira del presidente nerazzurro Ruggeri.

La partita di Bergamo finisce 1-1 col vantaggio di Berretta annullato dallo scatenato Franco a inizio ripresa che avvia e conclude di testa l’azione del gol raccogliendo il cross da destra di Vergassola. L’uruguaiano va vicino anche al 2-1 con una strepitosa azione personale neutralizzata dalla coraggiosa uscita di Taibi. Il patron Cimminelli lo definisce forza della natura. La partita finisce con un pareggio proprio come si aspettava Snai, ma nessuno se ne preoccupa. L’inchiesta su Galante e Delli Carri viaggia verso l’archiviazione. Dopo una settimana in cui al dibattito mancavano soltanto psicologi forensi, la polemica si è spenta e l’attenzione si sposta in fretta da un’altra parte. Come oggi. Come sempre.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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