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Sergiu e Giulio: storia di un cambio

Sergiu e Giulio: storia di un cambio - immagine 1
La vittoria del Toro a Marassi nel 2011 è la prova che i granata di Ventura fanno sul serio. Culto ce la racconta ponendo attenzione su una sostituzione che vede protagonista due giocatori amati, ma poco fortunati: Suciu ed Ebagua
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Il Torino di Gian Piero Ventura ha iniziato il campionato 2011/2012 a passo sostenuto: 14 punti in 6 partite e vetta della classifica. Nonostante ciò non ci fidiamo ancora al cento per cento, perché dopo un biennio cadetto ricco di beffe e delusioni serve una prova solida per essere certi che si possa puntare alla promozione senza brutte sorprese. La trasferta con la Sampdoria potrebbe essere l’occasione giusta per averla, perché è pur vero che in trasferta stiamo facendo percorso netto, ma Ascoli, Vicenza e Nocerina sono banchi di prova meno duri dei blucerchiati, favoriti sulla carta e protagonisti di un avvio di stagione regolare, ma meno scintillante di quanto si pensasse.

Il Doria è a 12 punti e punta al sorpasso come credono i suoi tifosi che in un memorabile video del Secolo XIX si lanciano in pronostici ottimistici (sacrosanti prima di una partita, sia chiaro): “2-1 Samp”, “2-0”, “2-1”, “3-1”, “1-0 per la Sampdoria”, “1-0 all’80° Palombo su punizione”, “1-0, ma vorrei che segnasse Fornaroli al 90'" (amico mio, credevo anche io in Fornaroli visto che lo presi al Fantacalcio), “3-0 Sampdoria, tripletta di Pozzi”. Guardando ai precedenti i propositi di vittoria hanno la loro forza nei numeri: se escludiamo un’ininfluente successo in Coppa Italia nel gennaio 2005 il Toro non vince a Marassi dal 1993 grazie a una zampata di Paolo Poggi.


Ventura non si è ancora fatto rapire dal 3-5-2 e schiera i granata con un 4-2-4 al tempo stesso offensivo ed equilibrato. A Marassi in porta c’è Coppola, Darmian e Parisi sono i laterali difensivi e Di Cesare e Ogbonna i centrali. In mezzo la regia di Iori e affiancata dalla versatilità di Vives, mentre davanti la coppia Rolando Bianchi-Antenucci è supportata dal ritrovato Stevanovic a destra e da Sergio Suciu a sinistra e sarà proprio lui uno dei grandi protagonisti della serata.

Sergiu Suciu è arrivato in Italia dalla Romania quando aveva tredici anni e nel giro di poco tempo, è entrato nel settore giovanile granata. Quando il Toro è fallito lui è stato uno di quelli che ha aspettato. La notte di Toro-Mantova faceva il raccattapalle e il triste pomeriggio di Roma-Toro 3-2, quando i granata retrocedono in Serie B, esordisce nella massima serie. In prestito al Legnano subisce un brutto infortunio ai legamenti, poi passa temporaneamente al Gubbio e adesso Ventura lo fa esordire da titolare in un incontro importantissimo. Sembra il momento giusto per mostrare in prima squadra ciò che di ottimo ha fatto vedere nelle giovanili.

L’inizio blucerchiato sembra confermare gli auspici dei tifosi doriani. Coppola viene chiamato a più riprese all’intervento e le occasioni migliori capitano all’ex novarese Bertani che non riesce a ribadire in rete una respinta del portiere granata su diagonale di Obiang e poi, dopo un irresistibile azione personale, obbliga ancora in angolo l’estremo difensore ospite. Tanta pressione viene coronata al 19’ quando, su cross dell’ex Franco Semioli, Costa anticipa Parisi e di testa porta in vantaggio la squadra di Gianluca Atzori.

Il Toro ha il grande merito di non scomporsi. Aspetta la fine della sfuriata ligure e con calma, ma inesorabilmente, avanza il baricentro e si insedia nella metà campo dei padroni di casa che quasi senza rendersene conto si ritrovano raggiunti al 41’. Stevanovic avanza sulla destra e giunto in area, serve palla al centro dove tutti guardano Bianchi e Antenucci, ma non Suciu che sta arrivando a rimorchio. Il centrocampista colpisce col destro di controbalzo e il pallone supera Da Costa per l’1-1. Gioia e incredulità si fanno largo sulla faccia di Sergiu mentre viene abbracciato dai compagni.

La ripresa parte con una tegola: Suciu è costretto a chiedere il cambio per un problema muscolare. In molti pensano a un altro grande talento che, dopo aver segnato nella Marassi doriana, è stato fermato da un infortunio, sebbene infinitamente più grave. È comunque un rintocco sinistro nel percorso accidentato del nativo di Satu Mare. Starà fuori un mese e mezzo perdendo, di fatto, il treno per essere davvero protagonista di quel Toro.

I tifosi granata cercano di capire cosa possa accadere tatticamente e Ventura risponde inserendo Giulio Ebagua. In quel momento in molti hanno la prova che il Toro quell’anno fa sul serio. Dopo un primo tempo complicato, ma chiuso in parità, il tecnico granata non muta assetto tattico, ma vuole giocare la partita per vincerla. Quando si mostra coraggio e non ci si accontenta non possiamo che essere felici. Antenucci si allarga a sinistra e al centro, con Bianchi, ci va Giulio.

Osarimen Giulio Ebagua nasce in Nigeria, ma arriva in Italia con poche settimane di vita. Inizia nelle giovani del Toro dove da punta lo arretrano a difensore. Dopo il fallimento della società granata va a Casale dove inizia da stopper prima che Franco Lerda lo riporti alla sua posizione originale con ottimi risultati. Ebagua esplode definitivamente nel Varese di Sannino ed è da lì che Petrachi lo acquista facendolo tornare granata. Una settimana prima ha trovato il suo primo gol con la nuova maglia in casa della Nocerina.

La Sampdoria prova a rimettere in campo una pressione come quella dell’avvio, ma è solo una brutta copia del primo tempo. Il Toro si è travestito da grande squadra che aspetta soltanto il momento giusto per colpire e al 76’ quel momento arriva. Colpisce la naturalezza con cui l’azione passa da difensiva a offensiva, visto che tutto nasce da una chiusura autorevole di Iori che appoggia a Parisi la cui apertura mancina, dal limite della nostra area, mette in moto Antenucci. L’ex Catania accende il turbo, salta di netto Costa accentrandosi e, mentre sta rientrando un altro difensore, smarca Bianchi con un assist stupendo. L’esecuzione di Rolando è da applausi: un diagonale rasoterra precisissimo nell’angolo basso opposto. Toro in vantaggio e sembra tutto così splendidamente naturale.

Nel finale la Sampdoria non riesce nemmeno lontanamente a rendersi pericolosa e Juan Surraco, subentrato a Stevanovic, fa una giocata clamorosa: tunnel su Bentivoglio (che, per la cronaca, tempo prima ci aveva sdegnosamente rifiutato), palla dietro a Iori che la restituisce all’argentino dopo aver evitato con eleganza Palombo e cucchiaio di Juan a mettere in porta Antenucci. Solo l’errato controllo del numero sette ha fatto sì che non si concretizzasse un’azione che avrebbe potuto valere un intero episodio di Culto. L’arbitro Tommasi fischia la fine di lì a poco sancendo un successo fondamentale. Esiste un secondo video con le impressioni dei tifosi della Samp pubblicato dal Secolo XIX subito dopo il match: il clima è abbastanza differente rispetto a quello dell’inizio.

Il Toro vince, va in fuga e in molti vedono la chiave in quella sostituzione dove si reagisce alla sfortuna di un Suciu costretto a uscire con una soluzione offensiva. Sergiu si procurerà un infortunio ancora più grave durante l’ultima giornata contro l’Albinoleffe a promozione acquisita: di nuovo legamenti, ancora dolore, ma affrontato col sorriso sulle labbra come da suo stile. La sua carriera diventa ancora di più un percorso a ostacoli fino a spezzare il cordone ombelicale col Toro dove ha sempre sognato, comunque, di tornare. Giulio Ebagua segnerà altri due gol contro Verona (dove risponderà a modo suo a degli ululati razzisti) e contro l’Empoli prima di essere ceduto abbastanza inspiegabilmente a gennaio al Catania. Ricomincerà un lungo girovagare, spesso quando segnerà farà l’esultanza “alla Ferrante” con le corna del toro. Perché la cosa più bella da dire è che sia Suciu che Ebagua sono due di noi, tifano Toro. Forse è per questo che gli voglio così bene anche se i loro tabellini contano meno presenze di quanto sognassero con la nostra maglia addosso.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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