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Toro – Milan 2-1, il sorpasso

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La nuova puntata di Culto è dedicata al ricordo di Salvatore Garritano e al suo storico gol contro il Milan nell'anno dello scudetto
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Uno dei mestieri più difficili del calcio anni ’70 è stato praticato da Salvatore Garritano: fare la riserva di Pulici e Graziani. Coi Gemelli del Gol davanti non si gioca quasi mai e quando accade i tifosi non sono contentissimi non tanto per il sostituto, quanto per l’assenza di Pupi o Ciccio, attaccanti con cui in quegli anni si parte con un gol di vantaggio se non con due. Nonostante questo fardello sportivo, Totò riesce a entrare nella Storia del Toro dalla porta principale, nel giorno più importante, quello in cui quella cosa tricolore innominabile per scaramanzia diventa possibilità concreta. Il giorno è il 4 aprile 1976. Neanche un mese prima la Juventus è ancora cinque punti davanti al Toro mantenendo il vantaggio acquisito alla diciannovesima giornata con la sconfitta di Pulici e compagni a Milano contro l’Inter e il concomitante successo di misura contro il Cagliari. Nei due turni successivi granata e bianconeri fanno gli stessi risultati, ma poi colpo tutto cambia. Il 21 marzo 1976 Graziani decide il match con la Roma mentre i “cugini” si fanno rimontare a Cesena e il 28 marzo il derby è ancora nostro prima sul campo e poi a tavolino per il petardo che colpisce Castellini. Gli uomini di Radice si ritrovano a -1 alla vigilia di un delicato incrocio Torino-Milano: Juventus nella San Siro nerazzurra e granata che ospitano i rossoneri. In casa il Toro sa solo vincere, quindi sognare quanto meno un aggancio non è una chimera. Dal canto suo l’undici di Trapattoni, terzo in classifica, vincendo al Comunale potrebbe fare un pensierino allo scudetto.

Il Toro sente il momento, nel senso positivo del termine. Attacca a tutto spiano per inondare i rossoneri del suo calcio fatto di modernità, corsa, tecnica e inserimenti. La fame è talmente tanta che Pulici e Graziani, generalmente perfetti nel gestire i rispettivi spazi, si fiondano insieme su un tiro sporco di Zaccarelli finendo con l’ostacolarsi. La conclusione di Pupi da un passo finisce addosso ad Albertosi e l’opportunità sfuma. L’appuntamento col vantaggio è poco prima della mezz’ora. Il solito inarrestabile Sala conquista un calcio di punizione sul lato sinistro dell’area e lo batte a rientrare con il destro. La parabola destabilizza la difesa rossonera, Albertosi non può uscire e Graziani svetta su tutti incornando nel sacco la rete che vale il provvisorio aggancio alla vetta visto il contemporaneo 0-0 del “Meazza”. Pulici e Graziani tornano a dialogare alla perfezione, ma la conclusione del numero nove termina alta, successivamente l’arbitro Menegali nega un evidente rigore a Zaccarelli per fallo di Sabatini. Un errore di Mozzini mette Biasiolo davanti a Castellini, ma il Giaguaro salva in uscita. L’unico vero pericolo creato dai rossoneri è comunque frutto del rutilante gioco granata che però, dopo aver speso tanto nella prima frazione, si ritrova con una sola rete di vantaggio e inizia la ripresa abbassando intelligentemente il ritmo pur senza rinunciare a offendere.

Al 63’ Pulici parte in contropiede, ma la sua progressione quasi irresistibile viene fermata da un grandissimo intervento di Maldera. Pupi sta rifiatando mentre Claudio Sala riconquista il pallone e prova a rilanciarlo: il numero undici non riesce a rimettersi subito in azione. Radice pensa che Puliciclone sia stanco, forse vola anche qualche parola di rimprovero e il numero undici viene sostituito a sorpresa. Al suo posto entra Garritano che si ritrova sul palcoscenico del Comunale nel momento fondamentale della stagione. Al 79’, col Torino che gestisce al meglio la gara, un boato squarcia il Comunale: le radioline informano che Bertini ha appena trasformato un calcio di punizione di seconda dal limite portando in vantaggio l’Inter sulla Juventus. Il Toro è primo da solo. La scarica elettrica arriva dagli spalti al campo e l’undici di Radice si sente in dovere di ricominciare ad attaccare, traendo coraggio, invece di un fantomatico “braccino”, dalla notizia giunta via etere. Passano un paio di minuti e Salvadori lancia alla perfezione Garritano in area: l’attaccante si coordina alla perfezione e impatta al volo di sinistro la sfera che si infila sul secondo palo con Albertosi che la osserva immobile, rassegnato al destino che quel giorno ha deciso di vestire il granata.

È l’apoteosi. Nel finale, in un clima da inferno dantesco, anche il libero Caporale si spinge in avanti cercando la segnatura, ma Albertosi per due volte nega un meritato 3-0. Il generoso rigore che Menegali concede al Milan in pieno recupero viene trasformato da Calloni rendendo il risultato meno fedele all’andamento della partita, ma non rovina in nessun modo la festa. A sei giornate dal termine il Toro guarda tutti dall’alto in basso. Negli spogliatoi la scaramanzia è solo più cosa di Pianelli che afferma come il reale obiettivo sia il secondo posto e tutto ciò che viene in più è guadagnato. Radice parla in modo aperto di corsa per lo scudetto, Pecci sogghigna rispondendo a chi pensava che la Juventus non potesse perdere due partite consecutive che invece ne ha perse tre, Pulici mastica amaro per il cambio, ma vista la giornata da sogno per la squadra sotterra tutto dietro qualche frase di circostanza. Saprà riprendere la via della rete con gli interessi nello sprint finale. E Garritano? Salvatore ricorda che aveva segnato una rete simile proprio contro i granata quando giocava nella Ternana, ma che ovviamente adesso è tutta un’altra cosa. L’attaccante si dice al settimo cielo anche per i complimenti di Pulici e chiude così: “I titolari sono Graziani e Pulici. È un onore essere la loro riserva”. Conscio di aver fatto ciò per cui era stato chiamato quel pomeriggio, Totò torna al suo posto: il suo nome nel libro della storia granata c’è ed è in una delle pagine più importanti della sua storia. Ha segnato la prima rete del Toro capolista solitario nel momento decisivo del 1975/76. Un primato che non molleremo più fino al 16 maggio.