L’anno in cui ci hanno rubato lo scudetto c’è stato un gol visto da tutti escluso l’arbitro Barbaresco di Cormons: si tratta di quello (celeberrimo) di Agroppi a Genova contro la Sampdoria. L’anno in cui ci hanno rubato lo scudetto c’è stato un gol regolare per tutti, tranne che per l’arbitro Toselli da Cormons (sigh) che ha annullato misteriosamente: si tratta del pareggio al 90’ di Toschi nella San Siro rossonera. L’anno in cui ci hanno rubato lo scudetto c’è stato un gol fondamentale, storico e finalmente convalidato che è stato visto solo da chi era sugli spalti, perché è stata una rete così fulminea e sorprendente da trarre in inganno persino gli operatori televisivi. Quel giorno proprio Giovanni Toschi sigla il gol che riporta il Toro in vetta alla classifica a cinque turni dal termine, roba che non si vedeva dai tempi degli Invincibili. Il Torino 1971/72 di Gustavo Giagnoni è la squadra che ha modellato in un modo così forte l’immaginario collettivo tanto da spingere Giovanni Arpino a coniare il termine “Tremendismo” per descriverne l’atteggiamento. Rimesso capitan Giorgio Ferrini al centro del villaggio, l’allenatore col colbacco plasma un gruppo di granata di titanio facendolo diventare una squadra al tempo stesso moderna nel giocare e antica nell’atteggiamento col risultato di ritrovarsi a lottare per lo scudetto nonostante alcune ingenuità (come la vittoria sfumata a Varese in vantaggio 2-0 all’80’) e arbitraggi allucinanti. Il mercato ha portato il difensore Mario Barbaresi e Giovanni Toschi, il personaggio principale di questa storia. Il bellissimo libro scritto da Paolo Bottari sui ricordi e sulla vita di Toschi (“Giovanni Toschi, il Toschino - Un piccolo grande bomber che segnava i gol importanti” da cui attingerò parecchio per questo pezzo e che consiglio di cuore) racconta molto bene la storia di un attaccante piccolino che col suo modo di giocare sapeva incendiare la fantasia dei tifosi tanto da ritrovarsi numerosi soprannomi cuciti addosso come “Toschino”, “Topolino”, “Speedy Gonzales” e soprattutto “Tosquito”, per ciò che vale quello che preferisco, datogli dai sostenitori del Mantova per il suo modo brasiliano di giocare a pallone. A Mantova Toschi, dopo un triennio alla Reggina, trova proprio Giagnoni che, scherzosamente ma non troppo, dice di essere contento di averlo dalla sua parte avendogli spesso fatto gol da avversario. Toschino è grande protagonista nella cavalcata verso la serie A dei virgiliani (suo il gol della svolta in casa dell’Atalanta, suo l’assist per la rete promozione di Sauro Petrini contro la Massese) e finalmente si aprono le porte della massima serie per il giocatore nato a Porcari in provincia di Lucca, quella massima serie solo assaporata col Palermo che lo aveva acquistato un paio d’anni prima, ma il trasferimento venne poi annullato dopo un mese e mezzo di allenamenti per le difficoltà economiche dei rosanero.


Culto
Toro-Napoli 1-0 – Il gol di Tosquito
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Nonostante un forte interessamento del Bologna, Toschi approda dalla parte giusta della Mole grazie anche alla volontà di Giagnoni appena passato in granata. Il destino è sempre in agguato quando si parla di Toro e la prima partita in campionato è proprio a Mantova. Al 51’, nemmeno a dirlo, “Topolino” trova la sua prima rete in serie A infilandosi fra due difensori sul lato sinistro dell’area e scaraventando in rete col destro. 2’ dopo una rete meravigliosa di Claudio Sala (esterno destro sotto la traversa dal limite) chiuderà la gara rendendo inutile il rigore al 90’ dell’altro ex Maddè, approdato in biancorosso proprio nell’affare che ha portato Toschi a Torino. Il gol dell’ex ha un effetto strano sul numero undici che, se da un lato è contentissimo, dall’altro è in imbarazzo tale da non sentirsela andare dai suoi compagni di un tempo a salutare nonostante l’invito dei dirigenti mantovani. A scuoterlo una frase del tecnico virgiliano Renato Lucchi (“Si vergogna lui? Dovremo vergognarci noi!”) che permetterà a Giovanni di prendere l’abbraccio dei giocatori con cui aveva conquistato la promozione. “Tosquito” è in forma strepitosa visto che pochi giorni prima ha schiantato con una tripletta gli irlandesi del Limerick in Coppa delle Coppe (record tutt’ora imbattuto dai goleador granata in Europa), ma la sfortuna è in agguato: infortunio muscolare con l’Austria Vienna e, soprattutto, ricaduta in una partitella infrasettimanale una decina di giorni dopo quando si preparava già il rientro. La prima parte della stagione schizza via, ma nel male c’è anche il bene e durante la riabilitazione Giovanni conosce Patrizia, l’infermiera che diventerà sua moglie. Mentre Toschi prova a guarire e a rientrare in pianta stabile in squadra, il Toro si ritrova a lottare per le primissime posizioni in campionato in una classifica cortissima e ben sei squadre coinvolte (Juventus, Cagliari, Fiorentina, Milan e Inter oltre agli uomini di Giagnoni). La rete fantasma di Agroppi a Genova costa una sconfitta dopo tre vittorie consecutive, ma arrivano subito altri tre successi. In casa con la Fiorentina una doppietta di Bui ci porta al secondo posto in classifica da soli a tre punti dalla Juventus che viene battuta in rimonta con una punizione capolavoro di Sala e la rete di Agroppi al 64’. A Catanzaro si resta in scia con un tonante 3-1 aperto da un altro gran gol da fuori di un Claudio Sala fuori scala, proseguito da un’autorete di Banelli su un’altra punizione del “Poeta” e chiuso da un’incornata di Gianni Bui su centro dello scatenato numero dieci granata. Al Toro adesso toccano due gare interne consecutive, il che fa pregustare il ritorno in vetta in un momento cruciale della stagione. Tutt’altra cosa rispetto al pur apprezzato primo posto solitario giunto dopo quattro giornate quando il giovane Ferdinando Rossi ha approfittato di un errore di Tomassini per siglare il gol vittoria col Cagliari. Dai tempi del Grande Torino mai era accaduto qualcosa del genere nella fase calda del campionato, quando lo striscione dell’arrivo è vicino e l’ipotesi di cucirsi addosso il tricolore diventa così concreta da non dormire la notte.
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Venticinquesima giornata, 9 aprile 1972. La Juventus è impegnata in casa della Sampdoria, Fiorentina e Cagliari si affrontano nello scontro diretto e il Milan va a Roma. Al Comunale arriva un Napoli con poco da chiedere a livello di classifica. Giagnoni dice di non fidarsi di campioni come Altafini e Sormani, ma l’ambiente granata è carico come una molla e si aspetta una vittoria. Davanti a quarantamila spettatori si scende in campo alle ore sedici. Nel primo tempo le cose migliori dei granata si vedono dal quarto d’ora al ventesimo quando Pulici sbaglia una buona opportunità, Agroppi timbra la traversa con un pallonetto e ancora Pupi viene trattenuto vistosamente da Pogliana a pochi passi dalla porta. Paolino prova comunque a calciare, ma la trattenuta è così netta che diventa impossibile dare forza al pallone. Nonostante ciò, coerentemente con le direzioni di gara dell’anno, l’arbitro Serafini non concede il calcio di rigore ventilando l’idea di un’inesistente regola del vantaggio. Intorno alla mezzora prima Bui sbaglia una rete a porta vuota, poi Sala, con una punizione deviata da Agroppi, timbra il palo. Si va a riposo sullo 0-0 e con la sensazione che da queste parti gli appuntamenti con la storia siano sempre più difficili del normale. Nella ripresa il forcing granata si impantana nel centrocampo azzurro e il pubblico stesso sembra, per una volta, scarico davanti a una sorte che cerca di impedirci di sorridere e gioire. A metà secondo tempo Sormani ha una clamorosa occasione per distruggere qualunque sogno, ma la sbaglia clamorosamente. Al 73’ Giagnoni butta dentro Toschi per Rampanti per scompaginare le carte e provare l’aggancio alla Juventus che non sta andando oltre allo 0-0 a Marassi, mentre il Milan ha ribaltato il risultato a Roma e il Cagliari vince a Firenze con gol di Riva. Questi risultati non cambieranno più e la classifica recita bianconeri in testa a quota 35, Toro e Cagliari a 34, Milan a 33, Fiorentina a 32. L’Inter sta battendo il Vicenza, ma a 30 è troppo lontana. Nonostante l’ingresso di Toschi, temutissimo dall’allenatore ospite Chiappella, il Torino non riesce a pungere come dovrebbe e quando il pallone è fra le mani del portiere Trevisan, che si appresta rimettere dal fondo al 90’, in tanti pensano che sia finita. Gli operatori Rai puntano la telecamera sul centrocampo, ignorando ciò che sta per succedere. Trevisan tocca al compagno Zurlini che gli restituisce palla, ma sulla sfera si fionda l’unico a crederci ancora in tutto lo stadio con un’arguzia degna del famoso gol di Peirò in Inter-Liverpool del 1965.
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Il tocco di ritorno di Zurlini, sorpreso dal guizzo di Toschi, è debole e il numero tredici si inserisce sulla traiettoria, evita il portiere e vola verso la porta sguarnita. Zurlini cerca di trattenere l’attaccante granata, ma la voglia di gol è troppa e il tocco in scivolata di Giovanni gonfia la rete portando il Toro in vetta alla classifica appaiato alla Juventus proprio all’ultimo respiro. I bianconeri apprendono della vittoria granata dalla radio dove Ciotti annuncia un momento atteso ventitré anni da Maratona e dintorni. Le telecamere fanno in tempo solo a riprendere l’esultanza del Toschino. Alcuni compagni avevano addirittura girato le spalle alla porta tornando in difesa prima di riscuotersi per il boato e capire cosa fosse successo. I fotografi, fortunatamente, non si sono persi l’azione e almeno abbiamo un ricordo fotografico della dinamica di una rete storica. Bruno Colla, storico massaggiatore granata, si ritrova a svenire per l’emozione, ma fortunatamente si riprende subito: “Ho avvertito come un lampo nel cervello, mi si è annebbiata la vista e sono crollato come un sacco a terra. Erano sedici anni che attendevo questo momento, l’emozione mi ha giocato un brutto scherzo”. Mentre Fossati festeggerà il primato sposandosi il giorno successivo, Giovannino si merita un giorno di permesso e torna nella sua Porcari accolto come merita chi si è inventato un gol da prima pagina. Toschi parte titolare nella gara successiva contro l’Atalanta, anch’essa complicata, e al 52’ sforna un gran pallone filtrante per Rampanti che realizza in uscita la rete che, con la Juventus bloccata sul pari a Mantova, vale il primato solitario a quattro giornate dal termine. I sogni scudetto si spegneranno la domenica successiva in casa del Milan: il rigore di Benetti verrebbe pareggiato dal solito Toschi in mischia al 90’, di nuovo subentrato, di nuovo col tredici, ma Toselli inventa una carica su Cudicini che, se mai, si scontra con Rosato. Non bastano cinque punti nelle ultime tre partite: il tricolore è perso, anzi rubato. Nonostante questo epilogo durissimo da digerire, il Toro 1971/72 rimane una delle squadre più amate dell’intera storia granata e siccome il nostro palmares è più ricco di emozioni forti che di trofei, rimarrà un anno indimenticabile come indimenticabile è quel giorno di aprile in cui Tosquito ha scritto una delle pagine più belle del nostro libro. Il fatto che sia stata vergata da una persona che, oltre a essere un bravissimo giocatore, si è rivelata molto dolce, generosa e simpatica è un motivo di soddisfazione in più. Quel pomeriggio, a esultare con tutti i cuori granata, c’era sicuramente Ginetto Trabaldo, padre spirituale del tifo granata purtroppo scomparso da pochi giorni ed è a lui che mi permetto di dedicare questo episodio.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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