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Venticinquesima giornata, 9 aprile 1972. La Juventus è impegnata in casa della Sampdoria, Fiorentina e Cagliari si affrontano nello scontro diretto e il Milan va a Roma. Al Comunale arriva un Napoli con poco da chiedere a livello di classifica. Giagnoni dice di non fidarsi di campioni come Altafini e Sormani, ma l’ambiente granata è carico come una molla e si aspetta una vittoria. Davanti a quarantamila spettatori si scende in campo alle ore sedici. Nel primo tempo le cose migliori dei granata si vedono dal quarto d’ora al ventesimo quando Pulici sbaglia una buona opportunità, Agroppi timbra la traversa con un pallonetto e ancora Pupi viene trattenuto vistosamente da Pogliana a pochi passi dalla porta. Paolino prova comunque a calciare, ma la trattenuta è così netta che diventa impossibile dare forza al pallone. Nonostante ciò, coerentemente con le direzioni di gara dell’anno, l’arbitro Serafini non concede il calcio di rigore ventilando l’idea di un’inesistente regola del vantaggio. Intorno alla mezzora prima Bui sbaglia una rete a porta vuota, poi Sala, con una punizione deviata da Agroppi, timbra il palo. Si va a riposo sullo 0-0 e con la sensazione che da queste parti gli appuntamenti con la storia siano sempre più difficili del normale. Nella ripresa il forcing granata si impantana nel centrocampo azzurro e il pubblico stesso sembra, per una volta, scarico davanti a una sorte che cerca di impedirci di sorridere e gioire. A metà secondo tempo Sormani ha una clamorosa occasione per distruggere qualunque sogno, ma la sbaglia clamorosamente. Al 73’ Giagnoni butta dentro Toschi per Rampanti per scompaginare le carte e provare l’aggancio alla Juventus che non sta andando oltre allo 0-0 a Marassi, mentre il Milan ha ribaltato il risultato a Roma e il Cagliari vince a Firenze con gol di Riva. Questi risultati non cambieranno più e la classifica recita bianconeri in testa a quota 35, Toro e Cagliari a 34, Milan a 33, Fiorentina a 32. L’Inter sta battendo il Vicenza, ma a 30 è troppo lontana. Nonostante l’ingresso di Toschi, temutissimo dall’allenatore ospite Chiappella, il Torino non riesce a pungere come dovrebbe e quando il pallone è fra le mani del portiere Trevisan, che si appresta rimettere dal fondo al 90’, in tanti pensano che sia finita. Gli operatori Rai puntano la telecamera sul centrocampo, ignorando ciò che sta per succedere. Trevisan tocca al compagno Zurlini che gli restituisce palla, ma sulla sfera si fionda l’unico a crederci ancora in tutto lo stadio con un’arguzia degna del famoso gol di Peirò in Inter-Liverpool del 1965.
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Il tocco di ritorno di Zurlini, sorpreso dal guizzo di Toschi, è debole e il numero tredici si inserisce sulla traiettoria, evita il portiere e vola verso la porta sguarnita. Zurlini cerca di trattenere l’attaccante granata, ma la voglia di gol è troppa e il tocco in scivolata di Giovanni gonfia la rete portando il Toro in vetta alla classifica appaiato alla Juventus proprio all’ultimo respiro. I bianconeri apprendono della vittoria granata dalla radio dove Ciotti annuncia un momento atteso ventitré anni da Maratona e dintorni. Le telecamere fanno in tempo solo a riprendere l’esultanza del Toschino. Alcuni compagni avevano addirittura girato le spalle alla porta tornando in difesa prima di riscuotersi per il boato e capire cosa fosse successo. I fotografi, fortunatamente, non si sono persi l’azione e almeno abbiamo un ricordo fotografico della dinamica di una rete storica. Bruno Colla, storico massaggiatore granata, si ritrova a svenire per l’emozione, ma fortunatamente si riprende subito: “Ho avvertito come un lampo nel cervello, mi si è annebbiata la vista e sono crollato come un sacco a terra. Erano sedici anni che attendevo questo momento, l’emozione mi ha giocato un brutto scherzo”. Mentre Fossati festeggerà il primato sposandosi il giorno successivo, Giovannino si merita un giorno di permesso e torna nella sua Porcari accolto come merita chi si è inventato un gol da prima pagina. Toschi parte titolare nella gara successiva contro l’Atalanta, anch’essa complicata, e al 52’ sforna un gran pallone filtrante per Rampanti che realizza in uscita la rete che, con la Juventus bloccata sul pari a Mantova, vale il primato solitario a quattro giornate dal termine. I sogni scudetto si spegneranno la domenica successiva in casa del Milan: il rigore di Benetti verrebbe pareggiato dal solito Toschi in mischia al 90’, di nuovo subentrato, di nuovo col tredici, ma Toselli inventa una carica su Cudicini che, se mai, si scontra con Rosato. Non bastano cinque punti nelle ultime tre partite: il tricolore è perso, anzi rubato. Nonostante questo epilogo durissimo da digerire, il Toro 1971/72 rimane una delle squadre più amate dell’intera storia granata e siccome il nostro palmares è più ricco di emozioni forti che di trofei, rimarrà un anno indimenticabile come indimenticabile è quel giorno di aprile in cui Tosquito ha scritto una delle pagine più belle del nostro libro. Il fatto che sia stata vergata da una persona che, oltre a essere un bravissimo giocatore, si è rivelata molto dolce, generosa e simpatica è un motivo di soddisfazione in più. Quel pomeriggio, a esultare con tutti i cuori granata, c’era sicuramente Ginetto Trabaldo, padre spirituale del tifo granata purtroppo scomparso da pochi giorni ed è a lui che mi permetto di dedicare questo episodio.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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