Il dolore.

culto
Un abbraccio
Il dolore di una sorella che la sera è serena, addirittura felice perché suo fratello ha giocato e vinto una partita importante quella domenica pomeriggio uscendo fra gli applausi del pubblico che lo ama e che qualche settimana prima è sceso in piazza per impedire che passasse dall’altra parte del Po riuscendo a bloccare un atto di prepotenza mascherato da calciomercato. Poi l’imponderabile, l’assurdo, in un attimo arriva la comunicazione che cambia la vita, che cambia tante vite. Tuo fratello svanisce, diventa ricordo, presenza spirituale, ma non è più lì fisicamente, non puoi più guardarlo, parlarci occhi negli occhi, vederlo invecchiare.
Il dolore di un ragazzo che per il capriccio di un destino crudele si ritrova a passare su corso Re Umberto in auto proprio mentre il suo idolo fa un passo indietro e lo colpisce. Non ha nemmeno vent’anni e un macigno lo schiaccia nell’anima condannandolo a rivivere in eterno quei momenti, rimuginando su cosa avrebbe potuto andare diversamente, sarebbe bastato un semaforo rosso in più per ritardare l’appuntamento col destino e imboccare un’altra strada, un’altra dimensione col suo beniamino vivo e lui felice. Invece il bivio imboccato dal fato è stato completamente diverso e ad aspettarlo c’era un fardello insostenibile da portare.
Due dolori così diversi possono anche non incontrarsi mai, sono così privati e personali che spesso si trasformano in altro, non si toccano e preferiscono non vedersi. Altre volte prendono strade differenti, lunghi percorsi, ma poi dopo tanto tempo si toccano, si annusano circospetti tra pudore e rispetto e poi si stringono in qualcosa che non è pacificazione, ma semplicemente umanità.
Qualche anno fa, durante la trasmissione Rai “Rabona” condotta da Andrea Vianello, Maria Meroni e Attilio Romero si sono parlati. La sorella di Gigi ha detto “Io ho sofferto molto. Ma so che ha sofferto anche lui, in modo diverso. È l’ora di parlarci. Solo noi, in privato. Senza clamori”. Di lì a pochi giorni, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Romero parlerà così del suo dolore a distanza di anni: “È cresciuto. Non ho avuto il privilegio della disperazione e della riflessione. All’inizio ho vissuto tutto dall’esterno, come se fosse accaduto a un altro. Vedevo le mie foto, i titoli dei giornali, ma mi sembrava una tragedia troppo grande perché potesse riguardarmi. Poi è arrivato il dolore, crescente, forte. Oggi è una malinconia costante e sotterranea”.
L’incontro c’è stato, il rapporto è cresciuto. Qualche giorno fa l’abbiamo visto coi nostri occhi al Museo della Seta di Como in occasione della mostra su Gigi Meroni. Il video di Marco Romualdi mostra un breve intervento di Romero che definisce Maria “fuoriclasse del genere umano”, ricorda Gigi in pochi ma densi attimi e parla brevemente di come si è modificato il dolore per anni. Parole intense, misurate, educate, persino contenute (non vuole raccontare cose che già si sanno, non vuole scivolare nella retorica). Dopo aver chiuso l’intervento con un “forza Toro, forza Como” Romero cede il microfono e Maria gli si avvicina colmando la breve distanza tra i due e lo abbraccia con un gesto al tempo stesso sentito e pudico, aperto e riservato. La commozione negli occhi buoni della sorella di Gigi si unisce a quella di Romero e si trasforma in un abbraccio che non cancella la sofferenza, ma suggella un rapporto vero, nato e fiorito a quasi cinquant’anni di distanza dalla tragedia.
Da giorni penso a quell’abbraccio che non è una di quelle rappacificazioni forzate a favore di telecamera con giornalisti affamati di perdono, ma uno di quei gesti più genuini e profondi che abbia visto in questi tempi di male che si aggira per tutti gli angoli della terra. Quell’abbraccio è un balsamo difficile da descrivere a parole, possiamo solo guardarlo e sentire dentro cosa proviamo mentre ci passa davanti agli occhi. L’augurio è che nel 2026 molti di noi riescano a trovare un abbraccio simile per cercare di andare avanti sulle nostre strade accidentate.
Buon anno, cuori granata. Siccome mercoledì prossimo ci sarà Toro-Udinese, ci ritroveremo mercoledì 14 gennaio. In che stato si vedrà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA


/www.toronews.net/assets/uploads/202304/475c0ecafff548ff33e475aee02499f0.jpg)