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Cosa c’è da perdere?

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Torna "Granata dall'Europa", la rubrica a cura di Michele Cercone: "I tifosi vorrebbero vedere un Toro determinato e arrembante che provi ad andare oltre i propri limiti e si giochi sul campo tutte le residue chances di un piazzamento europeo"
Michele Cercone Columnist 

Le ultime due pessime gare del Toro hanno scavato un divario difficilmente colmabile con la zona Europa. Viene da chiedersi cosa ci sia da difendere tanto attentamente con un approccio così prudente e difensivo alle gare. Fin dall'inizio delle partite con Salernitana e Sassuolo è saltata all'occhio dei tifosi la mancanza di forza propulsiva e di aggressività. Al contrario, proprio negli incontri in cui era necessario dare una prova di forza, è stato scelto un assetto conservativo e difensivo difficile da giustificare.

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Nel finale di una stagione in cui la salvezza è ormai un dato acquisito, i tifosi vorrebbero vedere un Toro determinato e arrembante che provi ad andare oltre i propri limiti e si giochi sul campo tutte le residue chances di un piazzamento europeo. I limiti tecnici e atletici dei giocatori sono noti: nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di ''onesti pedatori'' (nell'accezione più positiva della definizione) accompagnati da pochi profili di livello più elevato, senza nessun fuoriclasse in grado di sbloccare le gare più complicate. Nessuno si illude che questo tipo di rosa possa davvero competere per le prime sei posizioni, soprattutto alla luce del mercato di gennaio, che invece di concentrarsi sull'unica vera necessità (l'esterno sinistro di piede mancino) si è limitato ad innescare uno sterile scambio di figurine.

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I sostenitori granata però non meritano un finale di stagione smorto, arrendevole e senza spirito Toro. Messa al sicuro la salvezza (e archiviate alcune buone gare con squadre di maggiore qualità), l'allenatore e i giocatori hanno il dovere di provare fino in fondo ad arpionare quel settimo posto che al momento sembra allontanarsi di giornata in giornata. Per riuscirci devono prendere rischi e cambiare l'atteggiamento in campo, abbandonando il compassato assetto attuale che mira solo a non prenderle. La noia generata dalle due ultime gare è palese e si accompagna ad una fiera degli errori (spesso orrori) in cui si sbagliano anche i più facili controlli, passaggi, lanci e appoggi. Ma quello che è più difficile da digerire per i tifosi è il continuo giro-palla all'indietro o in orizzontale, con decine di tocchi inutili che si concludono invariabilmente con la palla al portiere.

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Chiaro che di fronte a schemi sempre uguali applicati pedissequamente da calciatori al rallentatore, gli allenatori avversari abbiano gioco facile nel predisporre contromisure efficaci. Salernitana e Sassuolo hanno bloccato le fasce, aggredito alto i centrali in fase di impostazione e rafforzato il centrocampo per sfruttare l'inferiorità numerica dei due centrocampisti granata. Risultato: partite di fatto inguardabili e senza lampi di Toro, in cui solo un paio di guizzi di Bellanova hanno permesso di creare qualche pericolo. Guardando i ritmi lenti, l'assenza di furore agonistico e i cambi ruolo su ruolo, mai in grado di dare una scossa alle gare, viene spontaneo chiedersi se davvero la squadra creda alla possibilità di giocarsi un posto in Europa, o se non abbia invece già prevalso una sensazione di pancia piena e forse di fine ciclo.

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Juric si è arrabbiato con chi sostiene che i giocatori si limitino a fare il compitino e che il livello di gioco sia mediocre. Se davvero vuole mettere a tacere queste critiche, cominci dal campo, non dalle conferenze stampa. A questo punto della stagione non c'è nulla da perdere e i sostenitori del Toro apprezzerebbero molto di piu' partite in cui si prova a vincere a tutti i costi fin dall'inizio, anche rischiando la sconfitta, di gare anonime e noiose in cui i tatticismi e la prudenza soffocano ogni scintilla di ambizione. Magari il mister puo' prendere spunto dalla garra e dall'assetto offensivo che hanno permesso a Fiorentina e Bologna di asfaltare avversari simili a quelli contro cui il Toro ha faticato a fare tre tiri in porta in tutto. L'ultima chiamata per salvare la stagione bussa alle porte. Con il Lecce si vince o si dice addio ad ogni residua speranza d'Europa. Siamo sicuri che il mister e i giocatori questo lo sanno, e sceglieranno di onorare lo spirito Toro fino in fondo.

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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

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