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I rimedi, anche rapidamente applicabili, ci sono: il diritto di revisione su richiesta dell'allenatore risolve quasi tutte le controversie sui tocchi a muro nella pallavolo; l'introduzione del tempo semi-effettivo nel rugby permette di fermare il cronometro e evitare perdite di tempo; nella NBA i nuovi sistemi di formazione degli arbitri e il ricorso alla tecnologia hanno permesso di raggiungere il 94% di decisioni corrette su una media di 500 chiamate a gara; nel tennis ormai la decisione su palla dentro o fuori è automatica (immaginate che progresso potrebbe rappresentare per attribuire correttamente falli laterali e calci d'angolo). Nel calcio invece si continua ad insistere su un sistema centrato sempre e soltanto sull'arbitrio degli arbitri (bisticcio perdonabile spero), mentre i protocolli d'uso relegano sullo sfondo gli strumenti per garantire maggiore oggettività. Alla base di questa marcia al rallentatore verso il futuro c'è una governance delle regole del calcio che per alcuni può anche avere un fascino retrò e essere letta come un tentativo di preservare la purezza originale del football, ma che in realtà assomiglia ad anacronistici protettorati britannici stile Isole Falkland o Tristan da Cunha. Chi decide è l'IFAB (International Football Association Board) che conta solo otto membri: quattro designati dalla FIFA e quattro dalle Federazioni calcistiche del Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord). Le regole di uno sport che conta miliardi di fan e centinaia di federazioni in tutto il mondo, vengono decise da un mini-club in cui un solo paese ha il 50% dei voti. E attenzione: nessuna decisione può essere approvata senza il placet di almeno due federazioni britanniche! Dunque i membri gallesi, nordirlandesi e scozzesi dell'IFAB hanno il diritto di tenere in scacco l'intero mondo del pallone. E' un po' come se Lombardia, Abruzzo e Molise avessero il diritto di veto sulle decisioni dell'ONU. In realtà questa farraginosa e anacronistica governance è funzionale al mantenimento di quella zona d'ombra tra valutazione soggettiva e arbitrio che è la vera spada di Damocle sul presente e sul futuro del calcio. E' tempo di eliminare questa zona grigia, cominciando dall'introduzione del challenge e del tempo effettivo di gioco, per poi proseguire sulla strada di una maggiore automazione delle decisioni. E va fatto al più presto perchè è proprio in queste crepe che si insinuano le Calciopoli, gli scandali alla Blatter, le infiltrazioni criminali nel mondo delle scommesse e le tante altre storture che stanno avvelenando il calcio e allontanando i tifosi.
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