Sono sicuro che siamo stati in molti a credere allo scherzo di un hacker quando sui social del Torino FC è apparsa la notizia dell'allontanamento di Vagnati. L'impressione di una goliardata è stata subito confermata dal seguito del comunicato che indicava in Petrachi il suo sostituto. La burla sarebbe stata ben congegnata: via il DS appena confermato (con tanto di aumento di stipendio) e dentro l'uomo il cui addio aveva destato acute polemiche e lasciato bollenti strascichi. Insomma un bel 'prank' di stampo social a cui è mancata solo la scena di agnizione, quella in cui nel teatro greco e romano si svelava il plot e si scopriva tutta la verità. Siccome siamo al Torino FC, al momento delle verifiche è invece venuto fuori che il surreale gioco delle poltrone era non solo vero, ma era addirittura già cotto e mangiato, con Petrachi già a Torino da qualche giorno e l'armadietto di Vagnati ormai libero. Cairo non ha voluto dar seguito alle giuste domande dei cronisti sul perché di una scelta tanto abrupta, trincerandosi dietro a vaghe risposte. Comprensibile il suo imbarazzato divagare, meno comprensibile invece il fatto che i giornalisti presenti non abbiano fatto la vera domanda, che non era perché ha mandato via Vagnati, ma piuttosto perché lo ha tenuto così a lungo? Se è vero che i tifosi sono umorali e i loro giudizi spesso sono improntati all'aneddotico e alla semplificazione, è altrettanto vero che non serve un esperto in materia per capire che l'era Vagnati è stata caratterizzata da una lenta ma inevitabile discesa verso il basso in termini di qualità della rosa e risultati sul campo.
Granata dall'Europa
Domande, dubbi e risposte
Il progressivo depauperamento delle risorse umane è particolarmente visibile in questa stagione, che è di fatto il punto di caduta di un quinquennio senza guizzi e intuizioni. Venduta la scorsa estate anche l'ultima argenteria di famiglia, il Toro si ritrova con un organico di qualità medio bassa, e soprattutto, non ha più pezzi pregiati da cedere per autofinanziarsi. Difficile stabilire quali siano state le motivazioni esatte di Cairo, ma di certo il fatto di ritrovarsi nel prossimo mercato estivo senza giocatori plusvalenzabili deve aver giocato un ruolo importante. L'altra severa mancanza imputabile al ds uscente riguarda l'assenza di una strategia complessiva che non fosse la progressiva 'spallizzazione' del Toro. Circondarsi di persone di fiducia ha un senso, ma limitarsi a gettare la lenza sempre nel laghetto della pesca sportiva è un segnale di seri limiti gestionali. Pesa poi sulla valutazione complessiva l'incapacità di organizzare un sistema di scouting degno della massima serie. Gli arrivi a basso costo da campionati esteri non hanno mai dato i risultati sperati, ed anche il filtraggio dei campionati minori italiani ha lasciato a desiderare. Chiuso il capitolo Vagnati, il pallino torna ora nelle mani di Petrachi, il cui ritorno - come era immaginabile - ha diviso la tifoseria. Da un lato ci sono i delusi dalla 'minestra riscaldata' proposta dalla società, dall'altra i nostalgici del periodo in cui tra il lusco e il brusco sono arrivati al Toro prospetti dí qualità che hanno fatto le fortune di Ventura sul campo e ripianato sistematicamente i bilanci della società. Di certo richiamare Petrachi assomiglia tanto ad una mossa disperata, dettata più dall'impossibilità di reclutare altri profili che dalla volontà di riannodare a tutti i costi fili che si erano spezzati in maniera traumatica. Vedremo se Petrachi saprà riprendere il collegamento interrotto con Cairo e dare avvio ad una nuova fase di reclutamento.
I dubbi sono soprattutto sul feeling da ritrovare con il patron e sulle minori risorse finanziarie a disposizione. Se in passato l'ex-neo-ds ha potuto contare in media su un range di spesa tra i 30 e 40 milioni (rigorosamente finanziati dalle vendite), contro i 28-35 di Vagnati, le prossime campagne acquisti, a cominciare da gennaio, saranno sicuramente all'insegna del risparmio più stretto. Al di là dell'aspetto finanziario e, in fondo, anche di quello puramente qualitativo, quello che serve adesso al Toro è una figura professionale che individui e recluti un nucleo di giocatori e di uomini caratterialmente adeguati, su cui costruire un nuovo ciclo. Vedremo se questo surreale ritorno al futuro servirà ad uscire dalle sabbie mobili in cui squadra e società si sono cacciate, ma in cui sono state anche spinte dal ds uscente con scelte di mercato e di organigramma societario inadeguate. L'arrivo di Petrachi non risolve da solo il coacervo di problemi e difficoltà che avviluppano il Torino FC e alimenta più di un dubbio, ma almeno rappresenta un tentativo di arrestare la deriva ormai evidente. Per quanto riguarda gli interrogativi sul futuro che i tifosi si pongono a seguito dell'ennesimo teatrino societario, non resta che rinviare alla saggezza di Corrado Guzzanti nei panni di 'Quelo': ''la risposta ce l'hai dentro di te, ma però è sbagliata''.
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