Gli antichi cartografi per indicare territori inesplorati e sconosciuti ricorrevano alla dicitura ''hic sunt leones'', una frase latina che sulle mappe rappresentava un avvertimento di pericolo. Per la squadra di Baroni la partita con il Milan rappresenta l'ingresso nella zona dei leoni, dopo che la rotta del campionato è stata persa nelle disfatte con il Como e il Lecce. Se fino a qualche gara fa il Torino poteva contare sull'ammortizzatore di vittorie prestigiose e su qualche punto di distacco dal fondo classifica, la partita coi rossoneri avvia una fase in cui si salta senza rete di protezione, ed ogni ulteriore errore verrà pagato a caro prezzo. Se i tifosi sembrano ben coscienti dei rischi, lo stesso non si può dire della società e del mister, il cui approccio alla gara lascia piuttosto perplessi. Se sul campo i giocatori metteranno la stessa verve che Baroni ha sfoggiato in sala stampa, allora c'è spazio per più di qualche preoccupazione. E' comprensibile che l'allenatore cerchi qualche piccolo segnale di ottimismo, ma poggiare le proprie speranze sul fatto che con il Como siamo stati in partita fino al settantesimo, o che a Lecce abbiamo quasi pareggiato la gara, danno l'impressione che anche lui abbia ormai livellato le aspettative al minimo. Sorprendente anche il glissare sulle responsabilità di un mercato chiaramente sbagliato: se le pessime scelte sono state condivise allora sarebbe giusto prendersi le proprie responsabilità, se invece l'attuale rosa è principalmente il risultato dell'azione della società bisognerebbe dirlo chiaramente.
Granata dall'Europa
Hic sunt leones
Molto significativa la questione della Coppa d'Africa: che senso ha affermare che le assenze di Coco e Masina erano già messe in conto? Questo non le rende certo meno pesanti e, anzi, rende ancora più colpevoli le mancanze in sede di campagna acquisti. Invece di indicare con chiarezza gli errori e proporre soluzioni, la narrativa continua ad avvolgersi e a incartarsi attorno alle solite giustificazioni ormai trite. La prima è che tanti giocatori non giocavano nelle squadre di origine o (come Casadei) non hanno molta esperienza: d'accordo, ma siamo alla tredicesima giornata, sono passati tre mesi e mezzo, si può sapere quanto ci vuole perché un calciatore professionista trovi una forma accettabile o si adegui ai ritmi (tra l'altro blandissimi) della serie A? La seconda è che siamo di fronte a tanti infortuni e indisponibilità: anche qui il dato di fatto è vero, ma era davanti agli occhi di tutti che Ismajili e Anjorin sono due giocatori fortemente injury-prone e che l'età di Simeone, Zapata, Biraghi ecc li espone a maggiori rischi. Invece scopriamo solo ora che anche Ngonge è afflitto dalla pubalgia: problema che notoriamente emerge all'improvviso e non ha nessun carattere di cronicità. Le difficoltà di Baroni nell'affrontare le legittime domande della sala stampa vanno però capite: come i millemila allenatori prima di lui, anche il mister attuale è preso nella rete di una situazione senza uscita. La società ha venduto nel corso degli ultimi anni tutto il vendibile (Buongiorno, Bellanova, Ricci, Milinkovic fanno da soli l'ossatura di una squadra di medio-alta classifica) rimpiazzando l'argenteria di famiglia con le posate scompagnate prese al mercatino dell'usato.
Le caratteristiche dei titolari attuali sono: riserve che nella squadra di origine non giocavano mai (Simeone, Ngonge, Pedersen, Israel, Lazaro); giocatori prelevati da squadre retrocesse (Coco, Ismajili, Anjorin); scommesse pagate a caro prezzo e mai esplose (Ilic, Casadei); illustri sconosciuti dei quali non si capisce ancora ruolo e qualità (Ilkhan, Aboukhlal). Non sorprende che giocatori messo insieme senza criterio, sulla base di una serie di equivoci tecnico-tattici e con la stella polare del risparmio non siano diventati una squadra, ma continuino ad essere un gruppo eterogeneo i cui componenti agiscono e pensano in maniera singola. Questa frammentazione interna spiega anche il percorso ondivago e casuale che la squadra ha mostrato finora, e illustra come singole assenze, come quella di Simeone, abbiano un impatto devastante. La barca di Baroni finora ha affrontato i flutti traballando e beccheggiando, ma senza cedere all'urto. D'ora in poi però ''hic sunt leones'', e il mister farà bene a trovare in fretta almeno una rotta di massima che gli permetta di orientare il Torino verso la salvezza.
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