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- Redazione TORO NEWS
Punti interrogativi
Il brodino di Pisa ha portato in dote il passaggio del turno, ma non ha in alcun modo fugato i dubbi sulle debolezze strutturali della squadra che riflettono il modo approssimativo in cui è stata costruita. Non aver capitalizzato il vantaggio di un uomo in più e di un Pisa con in campo le sole seconde linee non apre certo spazio all'ottimismo. Al contrario, la solita paurosa sbandata difensiva ha offerto agli avversari l'occasione di riaprire la gara. L'impressione è che continui ancora a mancare un po' tutto in tutte le zone del terreno. A scendere in campo sono undici giocatori che indossano la stessa maglia, ma non una squadra. Le cause principali della mancanza di aggressività, tenacia e solidità di gruppo sono chiaramente da ricercare nel modo affrettato e raffazzonato in cui la rosa è stata messa insieme.
Il primo problema riguarda l'innesto di giocatori che negli anni precedenti sono stati poco più che comparse nelle loro squadre. Il minutaggio di Simeone, Asllani, Ngonge e Israel è stato limitatissimo e questi giocatori, ormai titolari nella rosa di Baroni, faticano a trovare il ritmo partita e la forma fisica migliore. Averli trattati a lungo e messi sotto contratto a ritiro estivo praticamente finito ha impedito di aiutarli a tornare in forma e adattarsi a nuovi schemi e nuovi compagni. Il secondo elemento che certo non aiuta Baroni nel suo lavoro e nelle sue scelte è il fatto che si sia spesso scommesso su giocatori che in carriera hanno mostrato una certa fragilità fisica. (I cosiddetti calciatori injury-prone). Naturalmente alla base di queste scelte c'è la solita filosofia di orientarsi sempre verso gli acquisti meno cari che, combinata con la cessione continua dei migliori giocatori, comporta il rischio di ridurre sistematicamente la qualità complessiva della rosa. Resta da vedere fino a quando questo gioco di plusvalenze non reinvestite (o reinvestite male) permetterà di mantenere la linea di galleggiamento di metà classifica.
La paura è che il progressivo livellamento verso il basso degli ultimi anni sia destinato a continuare. Lasciandosi andare ad un gioco che certo pecca di eccessiva semplificazione ma in linea generale illustra bene i principi descritti sopra, si può immaginare che la formazione del Torino ad oggi potrebbe essere composta da Milinkovic-Savic, Bellanova, Bremer, Buongiorno, Zappacosta, Ricci, Lukic, Mandragora, Elmas e Lucca. Tra cessioni, mancati riscatti e poca voglia di investire sui giovani, questa sorta di dream team è stato di fatto perduto per strada e molti giocatori sono stati venduti per finanziare gli investimenti che hanno portato alla rosa attuale.
Difficile capire come i circa 200 milioni incassati si siano potuti trasformare in una difesa Pedersen, Coco, Masina, Biraghi, ma evidentemente le vie del calciomercato sono difficili, misteriose e non intellegibili per i comuni tifosi, che restano con interrogativi irrisolti quali i sedici milioni per Ilic, i cinque per Sazonov, i cinque per Pellegri e via discorrendo. Nell'attesa di comprendere dinamiche che forse ci sfuggono (ma che non sembra la società padroneggi meglio del tifoso medio) si accettano scommesse su quale squadra vedremo con il Parma: quella arrendevole che ha sbracato con Inter e Atalanta, quella che ha acceso qualche barlume di speranza con Fiorentina e Roma o quella che si è limitata al blando compitino con il Pisa? A Baroni e ai giocatori il compito di dare una risposta convincente.
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