Allora, sempre più spesso, si parla di squadre di Serie A che si “scansano” quando incontrano la Juve. Questa perdita d'interesse di competizione sportiva verso la società bianconera, presto potrebbe trasferirsi anche fra gli spettatori. E magari, un giorno, potrebbero non avere voglia di pagare un biglietto per assistere ad una partita che, in primo luogo, proprio la loro squadra del cuore non ha nessuna voglia di affrontare. Tutto ciò sta avvenendo perché alla Juventus è stato consentito, in spregio ad ogni regola di libera concorrenza e sotto il silenzio/assenso della Federcalcio, di diventare un formidabile moltiplicatore di denaro. Il monopolio esercitato da Andrea Agnelli ha fatto diventare il gioco della domanda e dell'offerta, nel calcio italiano, una pura finzione. Uno Stato, delle regole, dei controlli, la politica, esistono e sono state create nella storia degli uomini per impedire la prevaricazione. Pericolo sempre sospeso come una mannaia sulle vicende degli uomini. Forse Malagò di questo avrebbe dovuto preoccuparsi nei suoi colloqui con la politica. Forse avrebbe dovuto onorare l'etica dello sport e battersi per essa, invece di parlare ossessivamente di soldi sottratti al suo controllo. Insieme al presidente federale Gabriele Gravina, dovrebbero sedersi di fronte a Giorgetti per capire se qualcosa si può fare per impedire di consegnare definitivamente lo sport nelle mani del potere finanziario. Nuovo Golem moderno impazzito. Il libero mercato non è l'eliminazione sistematica della concorrenza, come ci ricorda una storica sentenza del 1915 della Corte Suprema americana sull'eccessivo monopolio assunto dalla Standard Oil nel mercato petrolifero, ma semplicemente un luogo di beni comuni dove le persone provano a prosperare, nel conto in banca e nelle relazioni, e vivono. Il calcio è nato tra uomini liberi e volenterosi di competere. Correre dietro un pallone e seguirne le vicende è stato sempre l'inizio del racconto di una nuova storia e uno dei rari momenti in cui, pur nelle differenze sociali e culturali, tutti ci si sentiva uniti in un unico destino dell'esistere. Ciò è stata la fortuna del calcio e spero proprio che ai nuovi “mostri” non sostituiscano definitivamente l'amore all'idolatria del feticcio.
Di Anthony Weatherill
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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