Qualche articolo pubblicato in questi anni ha tentato di far accreditare la tesi, a giustificazione della bulimica mole di investimenti nel calcio di questo piccolo emirato un tempo praticamente disabitato, di una smodata passione per il calcio da parte dell’attuale emiro qatarino. Far passare il teorema del “ricco scemo” voglioso di togliersi un capriccio è sempre stato uno dei più riusciti espedienti dei creatori delle “fake news”, perché non c’è niente di meglio che banalizzare un problema per non farlo più apparire come tale. Dietro questo presunto ricco scemo c’è la sceicca Mozah bin Nasser, ossia colei che lo ha messo al mondo, vera eminenza grigia di questo forziere travestito da fondo sovrano diventato presto la Lampada di Aladino del calcio mondiale, e non solo di questo. E’ la sceicca Mozah a volere la nascita, nel 1996, del canale satellitare Al Jazeera, che nel 2010 avrà un ruolo fondamentale come cassa di risonanza delle primavere arabe, presto diventato un punto di riferimento mediatico di tutta la cultura araba, e che nel 2012 promuove la nascita di “beIN Sports”, network globale di canali sportivi. A capo di questa nuova piovra mediatica del mondo dello sport, la sceicca non poteva che mettere l’uomo tuttofare della famiglia Al Thani, ossia quel Nasser al Khelaifi che in quanto a cariche ricoperte riesce a far impallidire un vero cultore di poltrone come Luca Codero di Montezemolo. Sembra non indignare e non sorprendere nessuno, nemmeno la grande stampa, l’evidente conflitto d’interessi in cui è coinvolto Al Khelaifi, in quanto beIn SPorts detiene, tra i tanti diritti di sfruttamento mediatico del calcio, quelli della Ligue 1, campionato da anni dominato da quel Paris Saint Germain presieduto proprio dal “nostro” caro Nasser. Non importa alla grande stampa, non importa alla Uefa, non importa alla Fifa e non importa alla politica francese. I soldi, e il loro potere seducente e corruttivo, hanno ormai prevaricato su tutto, e hanno fatto perdere di vista il concetto tanto caro al buon senso di prestare attenzione al rovescio di ogni medaglia, un rovescio di cui tra qualche anno i popoli europei potrebbero essere chiamati a pagarne il conto. Ma questo rovescio non deve essere stato tenuto in considerazione dai delegati Fifa quando nel 2010 assegnano l’organizzazione dei mondiali del 2022 al Qatar. Nessuno ha mai potuto sapere, perché niente di ufficiale è mai stato detto, il motivo per cui la candidatura qatarina è stata preferita alle altre, candidature molto più interessanti e prospettiche per il mondo del calcio. Ecco perché il sospetto di movimenti corruttivi sui delegati Fifa, da parte del Qatar, sono stati sollevati da più parti. Sospetti che il Qatar ha respinto sempre sdegnosamente, ma senza mai convincere appieno. “Non mi interessa da dove vengano, voglio solo i migliori in circolazione”, con questa filosofia la sceicca Mozah ha dato mandato ai suoi uomini di comprare tutto ciò che è comprabile nel mondo dell’arte e dello sport, nel chiaro tentativo di impossessarsi dell’anima e del tempo libero dell’Occidente. La strategia ha compreso, e comprende, anche far essere il piccolo regno presieduto da suo figlio il maggiore finanziatore delle moschee costruite o da far costruire nei territori di cultura cristiana. Questa donna, inserita da Forbes tra le cento donne più potenti del mondo, in una delle rare interviste concesse(al periodico Vanity Fair) non ha fatto mistero su quale sia il suo modello di riferimento, ossia l’egiziano Gamal Abd el Nasser, uno degli storici leader dell’anticolonialismo e del panarabismo.
Colui che nazionalizzò il Canale di Suez, considerata dal mondo mediorientale una delle grandi vittorie contro l’occidente. I tifosi di tutta Europa sognano l’avvento di uno sceicco arabo nella proprietà delle loro squadre, ma devono sapere che è un gioco del quale si conosce l’inizio ma del quale non si conosce la fine. Il calcio è entrato, in quanto bene comune di primaria importanza alla stessa stregua di una cosa come l’acqua, nel pericoloso e delicato gioco della geopolitica. Bisogna stare attenti, quindi, a cosa oggi l’uomo occidentale desideri. Fino al giorno prima del rogo che l’ha distrutta, non si riuscivano a trovare pochi milioni di euro per ristrutturare e preservare Notre Dame. Solo dopo la sua perdita, in poche ore si sono trovati quasi un miliardo di euro per la ricostruzione. Dobbiamo perderle le cose prima di apprezzarle come preziose e vitali abitudini. Attenti, quindi, a desiderare il ricco arabo, perché nella vita a volte c’è una sola tragedia a superare il desiderio, ed è quello di soddisfarlo. (Il racconto della dinasty qatarina continua la settimana prossima, e vedremo se i soldi, almeno nello sport, possono davvero tutto)
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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