Uno stadio disegnato dall’archistar e senatore a vita Renzo Piano, talmente non adatto al gioco del calcio da far venire seri dubbi se debba essere proprio lui a dover ricostruire il Ponte Morandi di Genova. E siccome in Italia i mostri sacri non si toccano (Sacchi docet), un decreto del 18 maggio 2007 ha riconosciuto allo stadio San Nicola il “particolare carattere artistico, e di indiscussa qualità architettonica”. Chissà se il nuovo presidente federale avrà un qualche suo pensiero sulla situazione penosa degli stadi italiani, ormai rubricato, nel cuore e nella mente dei tifosi italiani, all’annoso proposito di ogni governo del BelPaese di recuperare i soldi evasi al fisco per ridurre il debito pubblico italiano. Certo a nessun candidato alla presidenza della Figc è venuto in mente, almeno per il momento, il colpo di genio dei dirigenti del Paris Saint Germain (PSG). Per 2,5 milioni di euro l’anno, il club parigino ha annunciato di aver firmato con Socios.com, una società specializzata in cripto valuta, un accordo in partnership per sviluppare, attraverso i fan della più ricca squadra di Francia, una moneta virtuale sotto forma di chip. Socios.com emetterà a breve una prima offerta di chip per i tifosi del PSG, che permetterà loro diversi vantaggi, tra cui il diritto di voto durante le consultazioni avviate dal club. Fa pensare una partnership da 2,5 milioni di euro l’anno voluta da un fondo sovrano, quello del Qatar, che nel 2017 ha fatturato 335 miliardi di dollari. Fa pensare perché si capisce subito che non è il veramente esiguo valore dato alla sponsorizzazione ad aver interessato i qatarini, ma piuttosto tutto l’immenso mercato mondiale delle cripto valute a cui i tifosi parigini, con l’utilizzo dei chip, legherebbero parte dei loro acquisti e della loro movimentazione di ricchezza mobiliare, regalando al fondo sovrano del Qatar una banca dati di formidabile valore e potere. E tutto questo con soli 2,5 milioni di dollari d’investimento. Presto una cosa del genere, statene certi, arriverà anche in Italia. Non può non arrivare. E i tifosi, pur di avere la sensazione di contare qualcosa e trascinati dall’empatia per la loro squadra, probabilmente cadranno nella trappola in cui stanno per cadere i tifosi parigini. Forse anche questo è un problema per il prossimo presidente della Fgci: la liceità con cui si fanno guadagni sull’amore e i desideri dei tifosi. Sempre se troverà il tempo dal disincagliarsi dal mantra di una nazionale azzurra obbligata a tornare a vincere. Una cosa appare, se si ragiona per logica, in tutta la sua verità: non potranno essere Giuseppe Marotta o Claudio Lotito a difendere la liceità degli investimenti e dei guadagni del calcio italiano. Non potranno mai essere loro, in compagnia di Gaetano Miccichè, a difendere ciò che rimane della purezza del calcio italiano. Non potranno essere loro i riformatori e risolutori delle problematiche davvero epocali che stanno investendo il calcio. Non si può chiedere alle volpi di difendere i confini di un pollaio. Un pollaio deve essere difeso da un saggio allevatore, prodigo di attenzioni verso la salute dei suoi animali perché conscio di dovergli fare compiere un ciclo vitale armonico, nel pieno rispetto degli interessi di tutte le parti. E’ triste vedere l’anziano e rancoroso Carlo Tavecchio spingere per la soluzione Marotta; è triste perché una cosa del genere non sarebbe mai auspicabile da una persona vissuta per anni sempre all’interno delle istituzioni, e che dovrebbe aver ben compreso la necessità del primato della “politica” sugli interessi egoistici particolari. Qualcuno consigli a Tavecchio di ritirarsi in un dignitoso e definitivo silenzio. Volendo fare un nome da candidare, penso a quello di Andrea Abodi, attuale presidente del Credito Sportivo. Lo affermo con convinzione, sperando di non arrecargli una qualche difficoltà. Abodi è un uomo di marketing, di finanza e di sport, probabilmente il giusto mix da opporre a chi pensa di fare del calcio “una spelonca di briganti”. Il calcio non è un supermarket dove offrire svariati prodotti, ma è una irripetibile occasione per stare insieme e provare attimi di felicità. Se tornassero in vita i padri fondatori del calcio, non perderebbero tempo a criticare l’Italia per il suo gioco difensivista(come spesso fatto da Sacchi), ma ricorderebbero a noi tifosi il motivo per cui amiamo questo fantastico gioco: per la forza di uno sguardo, per la gioia di un sorriso, per il piacere di un rituale, per l’esperienza di una conversazione. E darebbero al prossimo presidente federale, usando le parole di Mark Twain, un solo consiglio: "Fai sempre ciò che è giusto. Accontenterai la metà del genere umano e stupirai l’altra metà”.
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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