Per una persona perbene essere un ricco circondato dalla povertà degli altri non deve essere un’esperienza agevole. Saper calciare bene un pallone ha permesso a Rincon di essere fisicamente fuori da un inferno inenarrabile, ma il cuore è lì, in fila davanti a quei bidoni di spazzatura. In Venezuela non si riesce più a gioire, e quando l’8 giugno del 2017 la nazionale under 20 dei “VinoTinto” sconfigge l’Uruguay(in Corea del Sud) accedendo alla prima finale di un mondiale Fifa della sua storia, è di Rafael Dudumel, Ct di quella nazionale, il monito che per sempre rimarrà nella memoria di ogni venezuelano: “signor Presidente, oggi l’allegria ce l’ha data un ragazzo venezuelano di 17 anni e ieri in Venezuela è morto un ragazzo di 17 anni… abbassate le armi”. In tutta onestà non so dire se la ragione stia dalla parte di Nicolas Maduro o in quella dei suoi oppositori, altri più preparati di me in futuro si occuperanno di far luce sull’attuale tragedia venezuelana, ma un piccolo desiderio, forse fin troppo pretenzioso(mi perdonino i tifosi granata), però l’avrei. Mi piacerebbe che i tifosi del Toro nella prossima partita casalinga facciano capire a Tomas Rincon quanto non sia solo nel suo dolore e nella sua angoscia, quanto apprezzino la dedizione di questo giocatore alla causa granata, quanto veramente una squadra di calcio, in fin dei conti, sia la cosa più simile ad assomigliare ad una famiglia. E in una famiglia ci si aiuta, ci si protegge, ci si fa coraggio a vicenda. Tomas Rincon un giorno smetterà di essere un giocatore del Torino, e forse il tempo renderà il suo ricordo sbiadito, come con quei parenti che per necessità emigrano lasciando solo i più anziani a narrarne qualche aneddoto. Ma Tomas Rincon oggi è qui a presidiare il centrocampo del Torino, e oggi è un figlio del popolo granata.

I tifosi che ci sono sempre e comunque, e non solo quando si segna o si evita un gol, sarebbe un bel segnale. Aiuterà probabilmente il giocatore venezuelano a sentirsi meno solo, e forse per molti questo non è poi una gran cosa. Ma in certi momenti, fidatevi, questo poco può valere come tutta la felicità del mondo. Per quanto mi riguarda mi sento un privilegiato ad aver conosciuto qualcosa della sua storia e, per quel che vale e nonostante sia tifoso dello United, Tomas Rincon rimarrà un pezzo dei ricordi della mia vita e del perché amo questo fantastico gioco. Gli auguro, tra qualche anno, di giungere alle stesse conclusioni di Bedrosian Melchiade Baol, il mago buono dell’antica arte magica baol dello splendido racconto di Stefano Benni: “Sto qua e ascolto il pianista. Sono all’ultimo tavolo a sinistra in fondo. Se non vi piace lo spirito del tempo, se vi piacerebbe conoscere la filosofia baol, se non riuscite a dormire o se state dormendo, venite. Mi riconoscerete subito: ho un tatuaggio a forma di fiocco di neve sulla mano. Starò qui fino a quando il pianista suonerà. E finché ci sono io suonerà”. Buona fortuna per il tuo cuore, Tomas Rincon, e grazie. Io non ti dimenticherò.
Di Anthony Weatherill
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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