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L'editoriale

Il flop di Vagnati e il timore di Cairo

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Torna "L'Editoriale" del direttore Gianluca Sartori: "Un responsabile dell’area tecnica è chiamato a metterci la faccia, a spiegare quello che si può spiegare"
Gianluca Sartori
Gianluca Sartori Direttore 

Può sembrare strano che sia un direttore sportivo a pagare per primo quando i risultati sono deludenti. Nel caso del Torino, ad essere strano è il fatto che Davide Vagnati sia rimasto al suo posto per quasi sei anni. Ogni professionista di tale livello è chiamato a portare risultati e, di risultati, l’ex direttore tecnico ne ha purtroppo portati pochi, nonostante impegno e responsabilità non siano mancati. È conclamato ed evidente: la sua gestione non è stata un valore aggiunto, e sì che non sono mancati né il tempo né le risorse a disposizione, viste tutte le cessioni eccellenti che dal 2020 al 2025 il Torino ha realizzato. Nonostante questo, il club non ha spiccato l’auspicato salto di qualità, anzi, negli ultimi due anni i risultati sono peggiorati. I buoni colpi si contano sulle dita di una mano: Schuurs (purtroppo poi infortunato), Adams, Maripan. In tutti e tre i casi si è trattato di giocatori internazionalmente conosciuti, non di intuizioni frutto dello scouting. Sul fronte opposto ci sono i tanti giocatori mediocri portati a Torino (svariati dei quali sono tuttora in rosa), alcuni dei quali pagati profumatamente. A far da cornice ci sono poi l’eccessiva tendenza a puntare sul mercato estero e la recente ritrosia a comparire davanti ai media (eccezion fatta per obblighi contrattuali). Ma un responsabile dell’area tecnica è chiamato a metterci la faccia, a spiegare quello che si può spiegare. Perché il compito di un club come il Torino è quello di incassare per poi reinvestire bene. Così non è andata e non tutte le colpe devono essere sempre addossate al patron Cairo.

Al presidente – che, beninteso, resta sempre il primo decisore e di conseguenza il primo responsabile - si deve chiedere di scegliere le persone giuste e delegare a loro la gestione. E Gianluca Petrachi, al Toro, una persona giusta ha dimostrato di esserlo, visto che è con lui che sono arrivati i risultati migliori dell’era Cairo. Di certo è passato del tempo, e per questo il suo ritorno è una scommessa. Il calcio è in continua evoluzione, e negli ultimi anni la sua carriera ha subìto una frenata evidente. Proprio per questo si può contare sulla voglia del direttore salentino di ritornare in auge. Cairo, evidentemente, gli chiede di incidere fin da subito, fin dal mercato di gennaio, come del resto Petrachi fece già al suo arrivo al Toro (anche nel 2009-2010 divenne direttore sportivo tra dicembre e gennaio). C’è anzitutto una salvezza da raggiungere: che sia un traguardo non scontato lo conferma la scelta di Cairo, eclatante e improvvisa al punto da dare la sensazione che sia frutto di un concreto timore.