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E non mi riferisco al solo cambio di allenatore giacché non esistono mister con la bacchetta magica se alle loro spalle non c'è una società che lavora bene. È sotto gli occhi di tutti che da quando Marotta è andato all'Inter il club nerazzurro ha cambiato marcia e si è messo a vincere come non gli capitava da tanti anni. Così come non è un caso che da quando Sartori è arrivato a Bologna i rossoblù siano cresciuti in maniera esponenziale. Di Gasperini e del suo sodalizio con i Percassi a Bergamo sono stufo di parlare, ma è mai possibile, quindi, che di fronte alle molteplici evidenze il presidente Cairo non abbia ancora deciso di affidarsi a professionisti di alto livello facendo un passo non indietro, ma di lato, pur di raccogliere migliori risultati sportivi? Si parla di ambiente difficile additando i tifosi del Toro come causa dell'impossibilità di fare decollare i progetti tecnici sulla piazza di Torino, quando la realtà è che i tifosi tracimano entusiasmo che deve solo essere risvegliato finalmente da un cambio di passo nelle strategie societarie. La pochezza, e mi duole utilizzare questo termine perché io vorrei sempre il massimo per il Toro, dell'ambizione di chi gestisce la società è una zavorra a qualunque potenziale progetto di crescita ed è la causa principale della frustrazione della tifoseria granata. Altro che “poco amore nell'ambiente” come denunciato da Juric! La giravolta fatta dal mister croato negli ultimi mesi del suo triennio cozza terribilmente con le costanti denunce pubbliche sullo scarso livello organizzativo della società fatte nei due anni e mezzo precedenti. Evidentemente presentarsi da nuovi potenziali datori di lavoro con la nomea di “quello che attacca la propria società” non era un buon biglietto da visita per chi è in cerca di una nuova panchina: meglio prendersela con i suoi quasi ex tifosi e ripulirsi un po' l'immagine, mostrando anche un volto più aziendalista, no?
Ma se Juric è il passato, chiunque sia il futuro deve atterrare sul pianeta Toro e sperare che finalmente si sia intrapresa una strada costruttiva. Qualche timido segnale c'è stato: molti aspetti organizzativi sono stati migliorati, non ultimo l'arrivo dall'Inter del responsabile della biglietteria che nella seconda parte della stagione ha fatto un ottimo lavoro di marketing per (ri)portare più gente allo stadio. Sul fronte del Robaldo sembra che davvero nell'arco di un anno finalmente il centro sportivo delle giovanili sarà operativo e questo potrebbe generare nel medio lungo periodo un positivo circolo virtuoso nello sfornare giocatori per la prima squadra. C'è, infine, una buona base di giocatori di proprietà che possono servire a dare al nuovo mister, unitamente agli arrivi del calcio mercato, una squadra sufficientemente affidabile per provare a puntare al settimo posto. O è troppo difficile?
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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