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Il Guazzabuglio…

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Giampiero Ventura, si sa, è genovese che più genovese non si può. A Torino, in particolare alla comunità di tifosi che segue assiduamente le vicende granata, si sta affezionando giorno dopo giorno. Nato sotto il segno...
Renato Tubere

Giampiero Ventura, si sa, è genovese che più genovese non si può. A Torino, in particolare alla comunità di tifosi che segue assiduamente le vicende granata, si sta affezionando giorno dopo giorno. Nato sotto il segno del Capricorno, sprizza caparbietà e humour da tutti i pori. Sovente fa battute ma mai a casaccio. 

 

“MA SE GHE PENSU!” - C'è sempre un po' di mare nel suo sguardo: chissà se, quando si fa la barba al mattino, canticchia “Ma se ghe pensu!”, grande successo del “Piccolo Uomo” Bruno Lauzi? Beh, quel filo di malinconia si dissolverà in un batter d'occhio per lasciar spazio all'entusiasmo per il compito da svolgere. Quale? Ridare entusiasmo a una piazza troppo incline, nel recente passato, a spaventarsi persino della propria ombra. Partita dopo partita, avversario dopo avversario, il mister pretende dai suoi il massimo impegno. Poi però scherza, battibecca, finge d'irrigidirsi su posizioni preconcette coi media. Lo fa perchè vuole togliere pressione ai giocatori. Ventura in queste cose somiglia molto a un insegnante di liceo di una volta: a uno di quelli che, già al secondo giorno dell'anno scolastico, conoscono facce, abitudini, pregi e difetti della sua classe ma fan finta di essere eternamente distratti. Fan finta, appunto, perché poi qualche volta si deve alzare la voce con loro! Al Toro l'obiettivo finale è solo uno: farli correre, i suoi allievi, con la testa sgombra da ogni preoccupazione inutile. Devono essere liberi di esprimere il suo gioco, solo quello, in faccia a qualsiasi avversario. In casa o in trasferta, non fa nessuna differenza. Perché, una volta uscito dallo spogliatoio dell'Olimpico o di un altro stadio di serie A, il prof Ventura vuol scappare in pace con se stesso nella sua Genova. A far cosa? A rimirare sorridente il lungomare!

 

SULLE ORME DEL CHICO – Che Palermo attenderci domani pomeriggio? C'è un portiere, Ujkani, non molto alto, che esce poco, pochissimo, quasi mai. La difesa a tre è sistematicamente alta: Munoz, Von Bergen, Donati? Nessuno di loro certamente è un campione, anzi! Poi due esterni – gli ex del Novara Morganella e Garcia - che devono arare le fasce. Entrambi, quando difendono, sono piuttosto fallosi e rischiano spesso di abbassarsi ancor più dei loro colleghi difensori. Per Bianchi e i suoi l'imperativo è giocare sempre o quasi sul filo del fuorigioco. Atteggiamento questo che pagherà, eccome, visti i precedenti delle squadre allenate da Gasperini. Certo ci vorrà quel killer instinct, quel cinismo sotto porta che in serie A distingue una grande squadra da una normale. Nel secondo tempo a Bergamo lo abbiamo visto, ma nelle altre gare? A centrocampo si segnala il furetto tuttofare Aravelo Rios, titolare nell'Uruguay di Tabarez, che svelle palloni su palloni dai piedi degli avversari e macina chilometri su chilometri senza mai fermarsi. Molto bravo nel cantare e portare la croce anche il suo compagno di reparto, il paraguayano Edgàr Barreto. Palla a terra, pressing asfissiante e mai, o quasi mai, lanci lunghi o traversoni dalla sua metà campo. Tattica dispendiosa, quella voluta dal Gasp, che richiede concentrazione e applicazione da parte di tutti: sta al Toro approfittare delle battute a vuoto dei rosanero. A Palermo il Toro non vince da 50 anni. Nel '62 fu 0-1 con gol per i granata del compianto Chico Locatelli. Se la legge dei grandi numeri contasse qualcosa ...

 

ILICIC BRUTTA BESTIA – Alto, dinoccolato. Corre, dribbla, si diverte a distribuire con classe sopraffina palloni invitanti qua e là. Non è più quel bietolone involuto che faceva arrabbiare i fans siciliani a ogni occasione. Sta tornando imprevedibile come ai bei tempi in cui lo allenava Delio Rossi. Josip Ilicic, di lui stiamo parlando, è la variabile impazzita di questo Palermo. Va affrontato domenica da Ogbonna & company con grandissima attenzione. Gasperini saggiamente lo impiega tra le linee di centrocampo e il tandem d'attacco Giorgi-Miccoli. Le fasce sono il suo terminale offensivo preferito. Da lì lui può far male veramente. Lo ha dimostrato a Marassi due sabati or sono quando, dopo uno scatto bruciante col pallone incollato sul piede, ha messo dall'out sinistro sulla testa di Giorgi il pallone del provvisorio vantaggio sul Genoa. La difesa rossoblu era perfettamente schierata, nell'occasione, ma altrettanto impotente: e ti credo, quando certe traiettorie sono così al bacio un gol così lo becchi di sicuro! Uscito lui dal campo fra i rosanero è scesa la notte: speriamo che il tecnico di Grugliasco, come a Genova, voglia risparmiarlo nel finale anche domani!

 

Renato Tubère

(foto M.Dreosti)

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