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BERGAMO: FACCIATA B -  Granata a due facce, anzi a due facciate. Come un 45 giri di quelli che trionfavano nei mitici Anni 70 a Hit Parade col grande Lelio Luttazzi. Facciata B? Un primo tempo anonimo, brutto, davvero da dimenticare! Squadra...
Renato Tubere

BERGAMO: FACCIATA B -  Granata a due facce, anzi a due facciate. Come un 45 giri di quelli che trionfavano nei mitici Anni 70 a Hit Parade col grande Lelio Luttazzi. Facciata B? Un primo tempo anonimo, brutto, davvero da dimenticare! Squadra in balia della grinta e del gran correre di un'Atalanta vogliosa di riscattare la brutta sconfitta in rimonta col Catania del precedente turno infrasettimanale. Ogbonna, Glik e Darmian messi alle corde dai movimenti – sempre gli stessi, però! - di due fantasisti tascabili come Maxi Morales e De Luca e del Tanke Denis. In mezzo al campo Gazzi e Brighi saltati più di una volta dai picadores nerazzurri come nel finale di una corrida. Bianchi e Sgrigna come se non esistessero: due anime in pena alla ricerca di un pallone giocabile. Ai loro lati Cerci e Santana troppo preoccupati a ripiegare all'indietro per avere il tempo d'inventarsi una giocata che fosse una. Persino l'uscita per infortunio di Manfredini, autentico totem difensivo di Colantuono, pareva non sortire alcun effetto. Poi dal torpore si è svegliato Danilo D'Ambrosio. Bella discesa, cross di sinistro – visto come lo sa usare bene adesso? Grazie Ventura! - non banale e Jack Bonaventura che alza istintivamente il braccio commettendo il più netto dei falli di mano proprio sotto lo sguardo attento dell'arbitro Massa. Uno a uno ma si trema lo stesso fra i mille granata sugli spalti. Quella traversa su punizione di Cigarini, quel fallo commesso allo scadere da Ogbonna qualche centimetro fuori dall'area di rigore … quarantacinque minuti tenuti in soggezione da un'Atalanta discreta ma nulla più: come mai? FACCIATA A: DALLA MANINA ALLA MANITA! - Si passa poi dalla manina galeotta del povero Bonaventura alla manita incredibile di Ventura. Cinque a uno su un campo dove è difficile vincere persino per i club in odore di scudetto: ma ci pensate, amici? Facciata A: l'Olimpo della Hit Parade venturiana. Una ripresa cioè giocata da grande squadra. E' frutto di quel “Possiamo? No, dobbiamo!” gridato in faccia ai suoi giocatori nello spogliatoio durante l'intervallo. Li ha sbloccati psicologicamente fin dalle prime battute. E' bastato che Cerci guardasse negli occhi il suo avversario diretto Peluso per accorgersi di quanto fosse alla frutta, anzi … all'ammazzacaffè! Uno, due, tre assist dell'estroso mancino di Valmontone han fatto rialzare la testa al popolo granata presente allo stadio e davanti ai teleschermi di tutta Italia. Quel “Possiamo? No, dobbiamo!” di Giampiero Ventura spiega alla perfezione il destino dei granata in questa stagione: domenica mi han colpito due cose. Una è la freddezza nello scoprire i punti deboli di ogni rivale, la capacità immediata di approfittarne. L'altra è la consapevolezza nei propri mezzi atletici: un plauso incondizionato deve andare ad Alessandro Innocenti, preparatore che segue Ventura da ormai 13 anni, uno abituato a sfornare efficaci mezzofondisti in un calcio dove si gioca comunque troppo. COLANTUONO? PER FORTUNA SEMPRE LO STESSO! - Due parole su questa Atalanta: come assomiglia al suo mister! Di Colantuono durante la sua sfortunata stagione sulla panchina del Toro ricordiamo il modo di intendere il calcio come una sorta di ping pong di squadra. Testa bassa, tanto agonismo ma poca lucidità, trame di gioco scontate o quasi - palleggio insistito a metà campo in attesa che in attacco qualcuno s'inventi la giocata super - quel Toro fallì la promozione pareggiando o perdendo male contro squadrette modeste che si arroccavano davanti ai loro portieri in attesa della ripartenza giusta. Appena il mister rivale faceva una variazione tattica succedeva il patatràc. Contromisure insufficienti, crolli improvvisi con inspiegabili cadute in depressione, incapacità di reagire alle improvvise avversità. Emblematico un Toro-Salernitana da incubo con l'ultima in classifica, già abbondantemente retrocessa a più di due mesi dalla fine del campionato, che pareva l'Ajax di Cruyff e di Neskens al cospetto di una squadra di dopolavoristi! BIANCHI? SETTANTA E LODE! - Segna una doppietta alla società che lo ha lanciato nel grande calcio, fra la sua gente, il capitano. Lo fa nella giornata in cui raggiunge a quota settanta reti nelle gare ufficiali in maglia granata il n° 8 degl'Immortali Ezio Loik. Un anno fa di questi tempi dicevano non piacesse a Ventura il suo modo d'interpretare il suo ruolo di centravanti. Hanno dovuto ricredersi, questi buontemponi! Buontemponi sono anche i quotidiani che parlano oggi di tre, quattro squadre che vorrebbero portarsi via a parametro zero Rolando a fine stagione. La firma sul rinnovo dell'attuale contratto è invece imminente: tanto che in Maratona si vocifera da tempo di cambiare il nome di una strada qui a Torino. Da via Nicomede Bianchi a via Rolando Bianchi: il minimo per un campione e un uomo vero che al Toro ha dato, sta dando e darà tantissimo ancora!Renato Tubère

(foto M.Dreosti)

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